Il Mastro Lindo Di Stato

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Da odontoiatra per discendenza a provetto liquidatore della Repubblica Italiana
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Un personaggio che rischia di entrare a pieno titolo negli annali di storia politica italiana è senz’altro Roberto Calderoli e Tempio Aperto cercherà di spiegarlo, dal momento che pochi o nessuno ne rammentano le decennali gesta.
Medico chirurgo e odontoiatra come suo nonno, già quotato pilota di rally, come suo nonno è secessionista, della primissima ora bossiana; il suo variopinto curriculum è valorosamente punteggiato da procedimenti penali a carico, fra cui: oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, andato prescritto; truffa ai danni dello Stato non processata per immunità parlamentare; diffamazione aggravata dall’odio razziale (nel 2013 diede dell’orango all’allora ministra Cecile Kyenge), con condanna definitiva a 18 mesi, pena sospesa. 
Due matrimoni, il primo senza validità celebrato con ‘rito celtico’, il secondo dabbenino, cattolico, con una rampolla dei celebri vignaioli Gancia.
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Il poliedrico individuo padano diede il meglio di sé nel biennio 2005-2006 come Ministro per le riforme e la devoluzione. L’intensa pratica a colpi di scure in campo istituzionale vede: la nota riforma elettorale detta “porcellum” perché da lui stesso definita “una porcata”, cassata dalla Corte Costituzionale nel 2014; nonché il primo tentativo di assalto alla  Costituzione, una riforma tesa a dare poteri più ampi alle regioni ed a superare il bicameralismo perfetto, fermamente respinto dal referendum popolare nel 2006.
Questo statista dello “Stato di Bergamo” (è originario di quella landa) dovette anche dimettersi col disonore del presidente della Repubblica Ciampi, a seguito di un episodio in cui, nel clima insanguinato dalla vicenda parigina del giornale satirico Charlie Hebdo, non trovò di meglio che esibirsi in tv con indosso una caricatura del profeta Maometto; cosa che rinfocolò l’ira delle comunità islamiche, culminata con l’eccidio (tenuto ben in sordina) di 11 manifestanti all’assalto dell’ambasciata italiana in Libia. Oltre ad un costo di 900milioni dei nostri Euri per la scorta assegnatagli, tolta solo nel 2012, sei anni dopo i fatti.
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Altre amenità le risparmiamo, qui basta delineare la figura di chi potrebbe assurgere a fiero artificiere della disgregazione sociale e politica d’Italia, qualora entrasse in vigore il ddl sull’autonomia differenziata, approvato il mese scorso in prima lettura dalla Camera dei deputati. 
Non è semplice darne una chiara sintesi. Essa consente alle regioni che ne facciano richiesta, di acquisire competenza esclusiva (cioè di legiferare e governare in piena autonomia) con distrazione della relativa copertura finanziaria, su una o più materie di un vasto elenco; talune molto importanti, quali ad esempio: istruzione, sanità, tutela dell’ambiente e beni culturali, rapporti internazionali e commercio con l’estero, tutela e sicurezza del lavoro, previdenza integrativa e complementare, produzione commercio e trasporto dell’energia… In un minuto di lettura, il terzo comma dell’art. 116 della Costituzione, lascia intendere quanto i capitoli in devoluzione bastino per la ricostituzione (al nord) delle Signorie medievali; e per lasciare nel meridione una desolata terra di facile conquista speculativa.
È da sperare che anche stavolta tutto cada nel nulla, complice la complessa (e fumosa) questione dei “LEP”, i livelli essenziali delle prestazioni, che dovrebbero sussistere in tutte le regioni affinché l’istanza di quella che vuole rendersi autonoma venga accolta, mediante legge dello Stato.
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È ovvio che questo non sia tutta farina del nostro fenomenico razzista di marca padana; risalta però come spesso le peggiori leggi umane, utili solo ad accordare accozzaglie politiche altrimenti impossibili, vengano attribuite nominalmente con una coerenza e precisione da…chirurgo!
Immagine: tratta dal web e rielaborata
Tempio Aperto ritorna venerdì 23 febbraio

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