Il Dio Denaro

Un salto nel 2007, riprendendo il viaggio fatto in Kenia, in occasione del World Social Forum di Nairobi, e dell’inaugurazione dell’acquedotto realizzato nel Taraka… esperienza che rimarrà impressa nella mia memoria per sempre…

Qualche amico di vecchia data di “bradipodiario” sin dai tempi del blog ricorderà che, a puntate, con il titolo “Appunti disordinati di viaggio”, abbiamo pubblicato il mio diario di 15 giorni passati in Kenia, nel 2007, in occasione del World Social Forum di Nairobi e dell’inaugurazione dell’acquedotto realizzato nel Taraka dall’associazione di cui facevo parte. Voglio tornare per un momento a quei giorni nei quali ho avuto la fortuna di vivere esperienze che mi rimarranno impresse nella memoria per sempre.

Una di queste, forse la più toccante, è stata la visita allo slum di Kibera, la baraccopoli più grande della città di Nairobi, la capitale, dove si stima risiedano più di 2.500.000 di persone. Due milioni e mezzo in 12 “villaggi”, quartieri. Nata nel 1912 come insediamento per 600 soldati e le loro famiglie, nel corso degli anni è cresciuta fino ad arrivare ai giorni nostri dove nella baraccopoli vera e propria oggi si crede vivano dalle 700.000 al 1.000.000 di esseri umani, per una densità abitativa di 200.000 persone a km quadrato. Ammassati l’un l’altro, con animali, mezzi di locomozione (carretti sui quali viene raccolta l’immondizia da setacciare alla ricerca di qualcosa da riciclare) e fogne a cielo aperto il loro spazio vitale a testa è poco più che quello di una doccia, tanto per fare una proporzione.

Pensate che lo stato con la densità abitativa più numerosa al mondo è il Principato di Monaco con 23.600 persone per km quadrato e che la città con la proporzione più alta è Malè, nelle Maldive, con 48.000 abitanti per km quadro. Queste cifre le ho volute dare per fare una proporzione con quanto adesso vado a raccontarvi. Rifacendomi al mio articolo di fine aprile sembra davvero che lo sport nazionale non sia più il calcio, ma il richiedere soldi, sempre soldi, sempre più soldi, in nome di una nuova povertà che sta colpendo tutti con grandi fendenti.

Come ho avuto modo di scrivere la volta scorsa tra i nuovi precari che si sono man mano affacciati allo sportello erogatore vi sono state figure di tutti i generi: notai, mafiosi, imprenditori e anche, purtroppo, povera gente. Questi ultimi, aventi davvero difficoltà sono finiti nel calderone e, magari non hanno avuto niente, o perlomeno lo hanno avuto in ritardo e con grandi difficoltà. Scrivo queste righe dopo l’insediamento del nuovo presidente di Confindustria, che in un momento come questo la prima cosa che dichiara è che bisogna rivedere il mondo del lavoro dipendente, che bisogna scrivere nuove regole d’ingaggio, dimenticando, volutamente, che questo già avviene ogni volta che scade un contratto in quella che si chiama “contrattazione nazionale di categoria”, ad un tavolo con di fronte i sindacati, per stabilire i doveri delle maestranze, senza però tralasciare i diritti.

E poi dopo aver letto l’intervista pubblicata da “La Repubblica” il 15 maggio a Arrigo Cipriani, il titolare dell’Harry’s bar di Venezia. La riassumo per brevi capi: il Cipriani si lamenta delle nuove regole per la riapertura graduale delle attività di ristorazione, specialmente per le distanze minime tra i commensali e l’uso di mezzi di protezione per camerieri e inservienti. Secondo lui con queste regole nel suo locale si passerebbe da 150 coperti a dieci. Probabilmente ha ragione, poi però, continuando a leggere l’intervista, mi rendo conto che si parla così perché tutto ciò porterebbe ad una perdita pecuniaria di 1.000.000 di euro al mese. Tanti soldi persi perché, in uno spazio di 70-80 metri quadri i coperti passerebbero appunto da 150 a 10. Se consideriamo che in quegli 80 metri quadri dovrebbero anche circolare i vari camerieri mi sto rendendo conto che chi vive nella baraccopoli di Nairobi ha uno spazio vitale più grande, fate voi le proporzioni. Soldi, solo una questione di soldi. Sempre il 15 maggio con il quotidiano usciva il supplemento settimanale “Il Venerdì” e, nella rubrica curata da Michele Serra, leggo due lettere, pubblicate senza commento, che vi riassumo.

La prima, a firma di M. Mariotti, dice: “…in questo momento sembra che lo sport più diffuso da parte di tutte le categorie sia esigere soldi. Consapevole che moltissimi ne hanno effettivamente bisogno… il presidente di Confcommercio al TG2 lamenta perdite per 83 miliardi di euro. Se fossi lo Stato, e per un sessantesimo di milione ne faccio parte chiederei a artigiani e commercianti di mostrare il reddito dichiarato nel 2019, lo dividerei per 12 mesi, lo moltiplicherei per marzo, aprile e maggio e rimborserei in base a questo calcolo le eventuali perdite. Forse pottebbe essere un primo piccolo passo per combattere l’evasione fiscale”.

Nella seconda lettera, a firma di Primo Comando invece si legge: “…sono tutti preoccupati, gli artisti fanno appelli per i lavoratori dello spettacolo, gli albergatori per per i lavoratori stagionali, gli industriali per i lavoratori delle loro aziende. Nessuno che dice: avendo NOI tanto accumulato è l’occasione per metterci le mani in tasca rimettendo in un fondo di solidarietà un po’ del nostro forziere per finanziare chi ha contribuito a costituirlo, in primis i nostri lavoratori e secondo lo Stato che, truffato e a fondo perduto, infinite volte ha finanziato la nostra ascesa anche sotto il ricatto di chiudere e sbattere la gente per strada…”

Come scritto, le lettere sono state pubblicate senza ulteriori commenti, non ce n’era il bisogno. Concludo con un’ultima postilla: stiamo ancora aspettando che un partito il cui capopopolo ha ricoperto in tempi recenti ruolo di ministro, restituisca 49 milioni di euro indebitamente incassati. Poiché la sua compagine e compagnia bella, anzi no, brutta come diceva Topo Gigio, continua a lamentare che i denari elargiti sono pochi, con quei denari, divisi per il contributo di 600 euro inizialmente previsti, darebbero di fatto aiuto per un mese a 81.666,66666 periodico, persone. E, come per i metri quadri, anche questa è solo matematica.

La canzone che da il titolo a questo articolo è dei Bluvertigo ed è tratta dal loro album “Acidi e basi” del 1995 con il quale hanno debuttato. Alla prossima!

GIANFRANCO GONELLA

Foto: Gianfranco Gonella

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4 Comments

  1. Mauro Ventigeno Reply

    Che dire caro Gian, anch’io avevo letto su venerdì quelle lettere perché reputo Serra una persona preparata e intelligente. Ti leggo con piacere per lo stesso motivo e la riflessione è sempre la stessa : la persona intelligente è critica e si informa e alla fine espone in proprio ragionamento. Gli altri, a cui fa fatica e difficoltà cercare e impegnarsi per capire, seguono il portavoce delle proprie miserie pensando che il mondo si esaurisca nel proprio orticello. Grazie

  2. Claudio Savergnini Reply

    Eh Gianfranco, oggi mi hai fatto un po’ arrabbiare…. perché sei venuto a tirar fuori un po’ della polvere che avevo “nascosto sotto il tappeto”; l’avevo fatto per potermi occupare della incombente indigenza che minaccia tanti di noi e tu mi sbatti nel blog i problemi dell’Africa! Mannaggia, non possiamo impoverire un pochino in santa pace senza che arrivi un pezzo di terzo mondo a rubarci la scena? Poi, per carità, onore al merito! Tu almeno hai fatto qualcosa per quella gente… deve essere dura per molti di loro vivere in un piatto doccia e non avere magari l’acqua! E che programmi ha adesso l’associazione di cui facevi parte? Potrebbe progettare un aperitivodotto per dissetare tutti quei poveri ragazzi orfani di movida!
    Sono un po’ arrabbiato e anche invidioso. Invidio i credenti: se hai un credo religioso, basta leggersi le scritture di un’altra religione per fare delle belle scoperte e poi…. reciti una formuletta e ti converti a qualcos’altro, come abbiamo visto recentemente si possa fare; ma per chi adora il Dio Denaro non c’è questa opzione! Quelli sì che sono nella m….
    Nei confronti del dio denaro io mi dichiaro agnostico ma è una magra consolazione…
    L’arrabbiatura invece nasce per altri motivi: io sono sempre stato appassionato di astronomia e di esplorazioni spaziali ma ultimamente sorrido di commiserazione quando leggo di programmi per tornare sulla Luna… dobbiamo andare a inquinare anche lì? E le colonie su Marte? Ma dài…. è sensato cercare nuovi pianeti da abitare per garantire, in caso di catastrofi, la sopravvivenza della razza umana? Di questa razza qui?
    I sentimenti che ho lasciato trasparire ora, in un modo o nell’altro, albergavano comunque già da molto tempo nei miei pensieri. Ti allego una cosa che ho scritto circa a metà degli anni settanta quando, ispirandomi a Gianni Rodari, volevo scrivere filastrocche sul suo stile, ma per gli adulti. Per fortuna avevo anche altro di meglio da fare e dopo questa non ho insistito oltre. Eccotela:

    RAPPORTO (da una galassia lontana…)

    Scoperto un mondo,
    abitato da strani parassiti;
    ve n’è di nudi
    e di vestiti
    alcuni sporchi
    altri più puliti.
    Ve n’è di bianchi e di neri,
    di gialli e di meticci.
    Han crani calvi
    oppur capelli ricci
    Molti giran sobri
    ma in tanti sono alticci.
    È un mondo
    che chiamano Terra,
    vi fanno, sì, l’amore
    ma anche tanta guerra!
    Si potrebbe abitare…
    ma è da disinfestare!

    E con questo ti saluto, ma concludo con una nota di speranza:
    spero che arrivino presto questi extraterrestri, con il loro igienizzante!
    Claudio.

  3. Stefania Reply

    Dio denaro, senso civico e bene comune. No non è un titolo ma uno spunto a partire dalla tua riflessione: per i cattolici il denaro è lo sterco del diavolo, per i calvinisti il segno della benevolenza di Dio, per i musulmani c’è l’obbligo della carità verso i poveri. Negli Stati Uniti il successo si misura in base a quanti soldi fai, ma i più straricchi sono spesso i più munifici a livello di donazioni… per detrarle dalle tasse, certo, ma anche per quella cosa strana che si chiama Restituzione.
    Arrivo finalmente al punto: in Italia pensiamo spesso che pagare le tasse sia ingiusto, e che sia furbo evaderle il più possibile… ciò porta naturalmente al fatto che chi le paga, ne paga troppe e soccombe, alla faccia degli evasori.
    Ecco, un piccolo cambiamento di visione: il Senso Civico, il Bene della Comunità: pagare tutti e pagare meno, sollevare riprovazione sociale e non ammirazione per chi ruba direttamente dalle nostre tasche. C’è spazio per migliorare il mondo in cui viviamo: deprechiamo il disonesto invece che ammirarlo (e magari votarlo) e aumentiamo il nostro senso civico e la consapevolezza che siamo fortunati a vivere in uno dei posti migliori di questa Terra.

  4. Gian Reply

    Grazie per i vostri commenti. Alla fine come anche voi avete sottolineato è sempre una questione di denaro. Neanche con questa epidemia ci siamo resi conto di che cosa è voluto significare tagliare le risorse, poche, destinate alla sanità o alla scuola. O quale danno sia stato dirottare le sempre poche risorse dal pubblico, definito incapace , al privato (leggi Formigoni in Lombardia) o definire inutili i medici di base (leggi Giorgetti, portavoce del capopolo citato nell’articolo).
    Denaro, sempre e solo denaro. Prima a intascare e poi a pretendere, ma tirane un pochino fuori no.
    Così torna nuovamente in campo il mio passato si speaker radiofonico, ferrato in materia musicale legata soprattutto agli anni ’70, citando il gruppo prog. Acqua Fragile e il loro cantante Bernardo Lanzetti, il quale, prima di una loro esibizione ebbe a dire: “I padroni hanno tre mani, due per prendere e una per non dare”. Era il 1973, oggi, come allora, la storia si ripete.

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