Fiore Di Roccia

Una storia di tenacia, sacrificio ed umanità nell’orrore della prima guerra mondiale.

di Sara Migliorini Il Bradipo Legge

Cosa succede quando qualcuno che ti conosce molto bene ti mette in mano un libro con le parole: “Leggilo, ti piacerà.”? Nulla di sconvolgente; tu prendi il libro, lo leggi e, a storia finita, ti dici: “Quanto aveva ragione!”. Ecco, questo è quanto mi è accaduto quando mi hanno affidato “Fiore di roccia” di Ilaria Tuti, un libro in cui sprofondarsi non solo come “semplice” piacere della lettura, ma da apprezzare anche come testimonianza di un episodio poco o per nulla conosciuto della prima guerra mondiale.

I personaggi di fantasia che mette in scena l’autrice sono, infatti, ispirati a persone realmente vissute, prima fra tutte Maria Plozner Mentil, medaglia d’oro al valore militare. Ilaria Tuti ci porta nel suo Friuli-Venezia Giulia e ci narra le vicende delle Trogarinnen, le portatrici. Come ovunque in Europa, anche in quest’angolo d’Italia la prima guerra mondiale si trasforma ben presto in guerra di trincea, un’estenuante guerra di posizione e di sfinimento. L’esercito austro-ungarico preme sulla fascia alpina e tutti gli uomini che possono dare il loro contributo allo sforzo bellico, dai più anziani ai più giovani, sono sulle cime nel tentativo di contenere l’avanzata del nemico. Manca ogni cosa, però, nelle trincee e il comando militare tenta il tutto per tutto per approvvigionare i soldati al fronte: fa appello alle donne. A loro, già rimaste sole nei paesi a sobbarcarsi la cura dei campi, degli anziani malati e dei bambini, viene chiesto un ulteriore sacrificio ed esse risponderanno a questo appello nell’unico modo che conoscono: con generosità e spirito di sacrificio.

Armate dei loro leggeri “scarpetz” ( scarpe fatte di stracci sovrapposti e ben aderenti al terreno ), caricheranno sulle loro spalle, fino a farle sanguinare, gerle piene fino all’orlo di viveri, di medicinali e di munizioni. Così equipaggiate scaleranno e si arrampicheranno sui giganti di roccia della loro terra, percorrendo sentieri a loro conosciuti fin da piccole, rischiando ad ogni passo di mettere un piede in fallo, ma aggrappandosi con testardaggine alle pareti con i fiori alpini, come fiori di roccia. Sfideranno ogni condizione climatica, che si tratti del gelo dell’inverno o della nebbia che confonde i punti di riferimento, sfideranno i cecchini dell’esercito austriaco appostati dietro le fronde degli alberi, sfideranno qualsiasi avversità con caparbietà per portare un po’ di conforto ai soldati. E non si limiteranno a portare in quota quando viene loro affidato dall’esercito. Nella discesa a valle le gerle continueranno ad esser cariche di pesi: la biancheria dei soldati, da lavare e rammendare, le lettere per i cari rimasti in paese, gli oggetti e i ricordi per i familiari di chi non è sopravvissuto.

Nessuna si sottrae a questo sforzo immane, non le mogli e le madri che lasciano a casa i bimbi ancora da allattare, non le figlie che affidano alle cure dei vicini i genitori moribondi, non le fanciulle più giovani che continuano a coltivare nel loro cuore sogni d’innamoramento e hanno il pensiero costantemente rivolto alla fine della guerra. Guardate inizialmente con diffidenza da parte dei ranghi più elevati dell’esercito, queste donne diventano ben presto un punto di riferimento per tutti, perché il loro arrivo in trincea si trasforma in un barlume di speranza, uno sprazzo di umanità nell’orrore della guerra.

Agata Primus, la cui storia si dipana in queste pagine, toccate da una sincerità ed intensità struggenti, incarna nella finzione letteraria le vite e i sacrifici di tante donne realmente vissute e troppo spesso dimenticate dalla storia. Un romanzo che vale la pena leggere sia per la scrittura straordinaria ed evocativa di Ilaria Tuti, sia per rendere omaggio, con la conoscenza e il ricordo di quanto accaduto, alle eroine sconosciute del secolo scorso.

⇒ Foto: Sara Migliorini ≈ Prossimo Appuntamento: Venerdì 8 Gennaio

10 Comments

  1. Katya Reply

    La forza delle donne …
    Oscar Wilde diceva “Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”.

    Bravissima come sempre, grazie Sara.

  2. Emilia Bertani Reply

    La lettura del tuo commento mi ha fatto subito pensare a quanto poco siamo allenati a situazioni di incertezza , noi tutti (generazioni del dopo 2da guerra mondiale). Loro, le donne in modo particolare hanno saputo districarsi per diverso tempo. Noi abbiamo un’emergenza che ci destabilizza da ben poco tempo in confronto , eppure…

  3. Susanna Tamplenizza Reply

    Grazie, lo leggerò senz’altro. Abbiamo tanto bisogno di “fiori di roccia”, che sappiano affrontare la vita con coraggio e gentilezza.

  4. Luigi Reply

    Qualcuno, non so chi, mi ha detto che dopo una certa età ci si commuove anche leggendo l’elenco telefonico. Ciò che ha scritto Sara ha evocato emozioni e sentimenti che ho sempre provato nell’ascoltare i racconti di mia mamma (i miei nonni purtroppo erano mancati già quando lei era in tenera età). Ricordo la triste rassegnazione nei racconti di queste donne avvolte nei loro scialli neri, che avevano perso un figlio, un fratello, un marito, un padre nella Grande Guerra e poi nel secondo conflitto in Grecia, Albania, Russia e poi il fascismo il soldati tedeschi, i cosacchi, i partigiani titini, la guerra civile, gli americani …. Macinavano chilometri su sentieri di montagna con i loro “scarpets” con ogni tempo, sotto il peso di gerli colmi di fieno o di erba, donne fiere indurite da una vita di stenti. Solo il terremoto del maggio del 1976 è riuscito a piegarle sradicandole dalla loro terra, dalle proprie case e dai ricordi più amati e intimi.

  5. Maria Rita Reply

    La ” bellezza” delle donne!
    Come dice Papa Francesco: la donna è colei che fa bello il mondo….
    Brava Sara, come sempre!

  6. Sara Reply

    Grazie a tutte e a tutti per i vostri commenti e la vostra attenzione. Se già solo la mia, di sicuro imperfetta e breve, recensione vi ha fatto venire voglia di leggere questo libro, sono sicura che la lettura dello stesso vi regalerà emozioni e commozione. Rivivere con la vostra lettura le storie vissute dalle Trogarinnen sarà il modo migliore per rendere omaggio alla loro memoria e al loro coraggio.

  7. Marinella Reply

    Sempre molto interessante leggerti. Hai una sensibilità straordinaria ed un modo di esprimerti coinvolgente. Viva le donne!!!!

  8. Paolo Santangelo Reply

    Grazie Sara per questi sguardi sull’umanità che non bisogna mai dimenticare e che fanno parte della nostra storia. Molti di noi oggi sono qui proprio perché nostri nonni e nonne, quando è arrivato il momento, hanno avuto il coraggio di dire “io ci sono”.
    Grazie davvero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *