Favole Antiche

di Gianfranco Gonella

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Potrete pensare che parta prevenuto, essendo io chiaramente schierato e di parte, ma è sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo in questi giorni.

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Cari amici bradipolettori, quando leggerete queste mie considerazioni, con ogni probabilità la questione sarà già stata risolta, magari con un ricorso alla fiducia, certo è che, se ancora non ce ne fossimo accorti, siamo riusciti a fare per l’ennesima volta una gran bella figura.

Potrete pensare che parta prevenuto, essendo io chiaramente schierato e di parte, ma è sotto gli occhi di tutti quello che sta accadendo in questi giorni. Stiamo assistendo ad un teatrino recitato da chi si crede attore protagonista mentre non ha nemmeno le basi per essere comparsa: un regista anche di compagnia amatoriale non affiderebbe a costoro neanche la parte del morto. Ma che volete farci, volente o nolente, ce li siamo scelti noi.

Veniamo quindi al nocciolo della questione: di che cosa voglio scrivere questa volta. Non c’è che l’imbarazzo della scelta e allora menzionerò qualche avvenimento a caso, senza sequenza temporale. Il nostro ministro della giustizia si è vantato di aver scritto una riforma che avrebbe reso felice il salvatore della Patria, l’unto del Signore, purtroppo, per lui, passato a nuova vita.

Una riforma che vede premiati coloro i quali non erano in regola con il fisco: in poche parole, non hai pagato, poverino non ce la facevi visto che nel frattempo ti sei acquistato auto idrovore di benzina, barche, ville che sembrano castelli, allora come facciamo, mettiamoci d’accordo, troviamo un compromesso tra quanto mi devi e tra quanto mi dai così evitiamo processi che alla fine mi costano, forse, di più di quanto poi io Stato ricavo.

Le sue parole, che dopo l’indignazione anche del suo primo ministro, cercherà di rimangiare formulando una frase che mi sembra di aver sentito più volte “Sono stato frainteso, hanno estratto solo poche parole dalle mie frasi e ne hanno fatto un caso”.

Forse è proprio così, abbiamo capito male allora ascoltatelo voi l’intervento e poi traetene le vostre conclusioni, questo è il link per farlo.

Un’ultima precisazione, l’unto di cui si accennava prima, è stato condannato definitivamente per evasione fiscale, ha frodato soldi allo Stato, a tutti noi, e adesso gli vorrebbero dedicare vie e piazze, magari quella dove ha fatto erigere la tenda di Gheddafi, accolto con abbracci e baciamano oltre che all’offerta di 100 hostess in minigonna per assistere ad una lezione coranica.

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Andiamo avanti: la segretaria del Partito Democratico partecipa alla manifestazione dei 5stelle contro la precarietà: apriti cielo, cosa vuole fare, si unisce a populisti. Così il candidato del centrosinistra alle regionali laziali (perse per chi non lo ricordasse) scrive a Bonaccini (candidato non eletto a segretario del PD) Alessio Damato da le dimissioni dall’assemblea nazionale.

Ricordo che dove il centrosinistra si è unito in un’unica coalizione ha ottenuto risultati perlomeno accettabili, dove ha partecipato da solo ha sonoramente perso.

Dopo questa analisi sembrava che un punto di accordo potesse nascere e la prima volta che l’avvicinamento c’è stato alla Tafazzi, qualcuno ha continuato a remare contro.

Adesso in Molise dove si vota per il rinnovo del consiglio regionale uniti si, ma comizi separati.

Altra bella notizia: il DL lavoro, approvato dal consiglio dei ministri il 1º maggio è passato, in ritardo, al Senato e alla Camera dopo che era stato bocciato ad una prima votazione perché mancavano i voti di senatori di FI che si erano “attardati ad un cocktail di compleanno”, così li giustificava la seconda carica dello Stato, il vice di Mattarella.

Leggetevi l’articolo preso da La Nuova Padania, così a dimostrazione della mia scarsa obiettività.

Sulle procedure per la ratifica del MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, non ancora ratificato , unici in Europa, caldeggiato dal ministro dell’economia e finanza Giorgetti, eletto con la Lega per S…, e contestato non dalle opposizioni, ma dal suo Segretario e dal partito stesso stendo un velo pietoso.

Ora la parte musicale.

Il brano scelto per il titolo, Favole antiche, è eseguito dai Celeste, gruppo sanremese nato nel 1972 dalle ceneri di un altro gruppo, Il Sistema. La formazione vede Ciro Perrino alla voce, mellotron, percussioni e flauto, Mariano Schiavolini chitarra, clarinetto e violino, autore delle melodie del loro primo disco e da Leonardo Lagorio anche lui al flauto, sax e tastiere. Completano la formazione Giorgio Battaglia al basso, Riccardo Novero al violoncello e Marco Tudini sassofoni, percussioni e l’immancabile flauto.

La volontà è di uscire dai confini, i testi vengono tradotti in inglese dalla cantante Nikki Berenice Barton, ma della versione di questo lavoro esiste solo una registrazione dal vivo. Nel 1973 la compilazione del disco viene ultimata e si da inizio alle registrazioni fino al momento che la cantante decide di continuare la sua carriera artistica da solista e rientra in Gran Bretagna.

Così l’album verrà terminato nel 1974, ma non vedrà la luce che nel 1976 con il titolo “Principe per un giorno” per l’etichetta Grog, che invierà anche un brano, Silenzi fra noi due, alle selezioni per il Festival di Sanremo. Brano ben apprezzato dalla commissione, ma comunque non ammesso. La loro storia continuerà con cambio di stile, con nuovi ingressi, fino allo scioglimento.

Perrino suonerà in tanti altri gruppi, si cimenterà in lavori da solista con un album pubblicato nel 1980 e, meglio tardi che mai, si arriva al 2016 quando decide di ritentare con il progetto Celeste, nuova formazione e nuovo disco dal titolo “Il risveglio del principe” pubblicato nel 2019.

E la storia sta ancora continuando con altri due dischi, nel 2021 e 2023. L’ultimo lavoro è realizzato insieme ad una piccola orchestra sinfonica e tutti i brani sono originali.

Concludo dicendovi che questo è l’ultimo articolo originale de Il Mito Ostinato per questa stagione. Per chi avrà ancora voglia di seguire attualità e musica l’appuntamento è per quest’autunno. Buone vacanze e continuate a seguire bradipodiario che comunque non chiuderà per ferie.

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Foto: area.events

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Il Mito Ostinato ritorna a settembre

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One Comment

  1. Claudio Savergnini Reply

    Poche sere fa, in un piccolo teatro, ho visto la rappresentazione di una commedia brillante, interpretata da giovani attori dilettanti, alla loro prima esibizione. Quando Gianfranco ha evocato l’immagine del regista che non affiderebbe ai nostri politici nemmeno la irrilevante parte del morto, da lasciare in scena immobile e silente, subito mi è tornato alla mente lo spettacolo cui avevo assistito. Tutta la trama si svolgeva proprio in presenza di un morto, sempre in scena, steso a terra e intorno al quale si dipanavano le azioni, le indagini e le varie gag divertenti degli altri attori. Una trovata spiritosa è stata quella di far intervenire anche il suddetto morto, con le sue battute, durante alcune scene. C’era il commissario che, pur sospettando di tutti (arriverà a sospettare persino di sè stesso) non riusciva tuttavia a trovare un colpevole. Il mistero si risolve infine quando è lo stesso morto a sollevarsi e confessare di essere proprio lui l’omicida, pur di chiudere la faccenda. La figura dell’insospettabile assassino (chi sospetterebbe mai della vittima?) era fondamentale in questa commedia. Il regista di questo spettacolo, a differenza di quello che Gianfranco ha ipotizzato nell’articolo, non si è però trovato in imbarazzo quando ha dovuto affidare la parte del morto, perchè nella sua compagnia amatoriale non ci sono, per fortuna, né ministri né altre figure di politicanti. Il profluvio di situazioni stravaganti e piccoli colpi di scena ha creato una particolare atmosfera, piacevole e simpatica, strappando a noi spettatori non poche risate.
    L’atmosfera surreale che nella finzione teatrale mi aveva divertito, mi ha lasciato invece interdetto quando l’ho vista emergere in alcune notizie di cronaca. Scoprire che un’insegnante abbia potuto occupare una cattedra per ventiquattro anni pur avendo accumulato assenze per un ammontare di venti anni è inconcepibile; se ne potrebbe trarre un’altra pièce teatrale: al posto di Vladimiro ed Estragone che aspettano Godot, in questo caso ci vedrei una classe di studenti in trepida attesa, quando, verso la quarta ora, arriva il bidello a comunicare che “la professoressa De Lio oggi non verrà, ma verrà domani…” e avanti così per vent’anni. Io mi chiedo solo: ma lo stipendio? Glie lo hanno sempre corrisposto? Parrebbe di sì; se questo non è teatro dell’assurdo… Altro esempio sempre scolastico: in aula uno studente accoltella alle spalle la professoressa; “Tu quoque, Brute, fili mi?” sembra una rivisitazione del Giulio Cesare di Shakespeare, per fortuna finita meno drammaticamente. Ovviamente l’accoltellatore è stato espulso e bocciato e fin qui nulla da eccepire, ma scopro poi che i genitori del novello Bruto han fatto ricorso al TAR contro la bocciatura! Sono proprio curioso di sapere come andrà a finire! Questo caso invece ricalcava la tragedia shakespeariana, ma attenzione a non equivocare: la tragedia, per i genitori del feritore, è stata la bocciatura, non l’accoltellamento!
    Rimaniamo nella scuola: professoressa accusa un dolore al capo perchè ha ricevuto un proiettile di gomma (sparato da un’arma ad aria compressa) e, mentre rivolta alla classe chiede chi sia il colpevole, riceve un altro pallino vicino all’occhio; segue corale risata di tutti i suoi allievi! (su Youtube si può vederlo, in quanto i ragazzi si erano organizzati proprio per postare il video) Un nuovo caso Serpico? Cito questo film perchè anche Serpico si prese un proiettile in volto a causa di alcuni suoi colleghi corrotti, che non lo aiutarono durante un’irruzione, sperando che rimanesse ucciso. Su quel film, che narra di una vicenda realmente accaduta, il critico cinematografico Kren Krizanovich, parlando di Frank Serpico, scrisse: “Una persona onesta che si trasforma in un martire amareggiato”. Questa citazione è perfetta per descrivere ciò che ha provato quella professoressa quando, alla fine dell’anno scolastico, ha visto gli autori di quel gesto esecrabile tutti promossi, addirittura con nove in condotta! Per correttezza d’informazione, devo precisare che per questa vicenda si è mosso personalmente il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il quale ha inviato gli ispettori in quella scuola; questi hanno riconvocato il Consiglio di classe e fatto abbassare il voto ai quattro studenti coinvolti che ora sono titolari di un sei in condotta… ma la promozione è rimasta! È sconsolante apprendere che, comunque, un collegio docenti non sia stato all’altezza di gestire quell’episodio con la dovuta fermezza e che si sia dovuto scomodare un ministro per metterci almeno una pezza.
    Appare chiaro che la situazione italiana, a tutti i livelli, va ben oltre il teatrino recitato da incompetenti che ci prospettava Gianfranco: qui siamo in piena tragedia greca! Pochi mesi fa si era già accesa una polemica quando il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, proponeva che si valutasse l’ipotesi di un progetto per l’insegnamento del tiro a segno nelle scuole; non è improbabile che proprio questa idea peregrina abbia istigato gli studenti a dimostrargli che nei loro corsi di studi non c’è necessità di ulteriori materie, in quanto sia con le armi da tiro che all’arma bianca sono già sufficientemente autonomi.
    Ho fatto questi accostamenti con la cronaca e il teatro per evidenziare che certi “teatrini” vanno in scena anche lontano dall’Aula del Parlamento, in aule meno solenni ma più vicine alla parte di popolazione che è la base della società futura. In tali aule si suppone che avvenga l’arricchimento della formazione dei giovani che dovrebbe dapprincipio svilupparsi in seno alle proprie famiglie per proseguire poi nella scuola. Secondo la ministra Roccella (ministra alla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità) ci sarebbe però un “vulnus” proprio nel comportamento di tante mamme a papà che, anzichè chiamare il cane Bobi o Dudù, lo chiamano Vincenzo; anzichè Mucci o Pallina chiamano Raffaella e Giuseppina le loro gattine, trasferendo così, in maniera impropria, la loro affettività sugli animali. Non lo dice esplicitamente, ma sembra di poter capire che questo “trasferimento” avvenga a detrimento dell’affetto da portare ai figli. Mah… io posso solo dirvi che mio figlio chiamò Gilberto suo criceto perchè “Gilbert” era la marca dei palloni che usava quando iniziò a giocare a rugby nelle giovanili del Cus Torino. Forse sono stato un genitore ingenuo e distratto, ma io non ho mai avuto la sensazione che mio figlio amasse il suo pallone più di suo padre. Che dire? La vita è diventata veramente una grande e ridicola commedia, ma di una cosa mi sono convinto: che, grazie ai suoi profondi ragionamenti, la Roccella ha fatto sì che quando incontrerò un terrapiattista, saprò guardarlo con maggior rispetto!

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