Fatima Miris

di Umberto Scopa  Umberto Scopa


Il coraggio di Maria Frassinesi, in arte Fatima Miris, da possibile maestra a trasformista…

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All’inizio del 900 le convenzioni sociali difficilmente permettevano ad una donna di uscire dal percorso di vita già scritto negli ambienti di nascita. Maria Frassinesi era destinata a diventare insegnante di matematica, ma nessuno studente la vedrà mai alla lavagna. È già difficile sottrarsi ad un ruolo già pronto che l’aspetta, ma ancora di più lo sarà l’annuncio sfrontato di voler diventare addirittura una donna di spettacolo che è l’antitesi anche di tutte le virtù allora codificate nella figura femminile. Ripudia la veste della maestrina e si offre al una moltitudine di vesti, quelle che indosserà sul palcoscenico: in particolare vuole diventare una trasformista, interprete dell’arte dei travestimenti che aveva in Fregoli il suo più illustre esponente. Adotta il nome d’arte di Fatima Miris e inizia una carriera che la vedrà nei teatri più importanti di tutto il mondo. Anche le convenzioni sociali che si trova a dover fronteggiare sono diverse da paese a paese con effetti paradossali. Mentre interpretare ruoli maschili era sconveniente dalle nostre parti per una donna, le capiterà invece in un paese arabo di doversi esibire davanti al pubblico interamente femminile di un harem dove un uomo non sarebbe ammesso ad esibirsi e dovrà dimostrare quindi di essere una donna. Ma evidentemente lei ha un vantaggio che può essere tutto quello che vuole. Questa lettura che ho interpretato con la mia voce è una memoria-intervista pubblicata nel volume del 1938 “Colore di Bologna vecchia e nuova” di Mario Sandri.



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