Entrata E Uscita

Avete mai preso un treno locale, di quelli che collegano le piccole città con il grande centro? Io ne percorro tutti i giorni una breve tratta, rimanendo nel territorio urbano, pochi minuti di viaggio, una sola fermata intermedia, e nonostante la “brevità del viaggio” si sono materializzati incontri piacevoli, che aprono la giornata con un sorriso, di questo vi racconterò un’altra volta.
Alcune settimane fa ho notato una scritta sul vetro di un finestrino: “entrata di sicurezza” – oltre alla classica “uscita di sicurezza” – ho pensato a un errore, poi dopo una breve ricerca sul web – dove altri si ponevano la mia stessa domanda – ho scoperto che quella scritta indica ai soccorritori, in caso di necessità, quale vetro rompere e aiutare i passeggeri intrappolati all’interno.
Queste scritte, e alcune esperienze vissute nella mia città mi hanno fatto riflettere sul concetto di “uscita” e di “entrata” di/in sicurezza.

Prima però vi pongo una domanda, quanto conoscete la vostra città? Se vivete in una piccola località, è alquanto probabile che per voi non ci siano luoghi sconosciuti, se la città è grande, le cose cambiano… Io abito in una grande città e ci sono alcune zone che non conosco, realtà di cui ho solo sentito parlare, spesso male…
Ho approfittato dell’arrivo di giornate finalmente primaverili – l’inverno che ho amato per lunghi anni della mia vita è diventato un incubo… aperta e chiusa parentesi! – per organizzare delle passeggiate e per sbrigare alcune incombenze. Ho così avuto modo di toccare con mano che certi quartieri periferici cosiddetti problematici, non sono così oscuri, sono vivi e se volete alternativi alle zone centrali, dove la spinta a omologare tutto è alta, pensate alle realtà commerciali, essere a Torino oppure a Milano, a Firenze oppure a Roma, poco cambia. Passeggiare per il Baloon – grande mercato dell’usato – entrare in una libreria indipendente ed essere “coccolati” nella scelta, scoprire che anche nei servizi pubblici esistono persone gentili e disponibili, che in un quartiere definito “ricco” si trovano spazi e proposte originali e fuori dalle solite dinamiche appiattite allo stesso modello, sono un soffio di un vento, diverso dalle solite narrazioni.
Ritorniamo all’uscire e all’entrare… uscire è una necessità, è un’esigenza, per trovare momenti di evasione – nel senso di scappare e non di divertimento – dal traffico, dal rumore, dalla folla, dallo smog.
Recentemente ho avuto la possibilità di “uscire”, di trascorrere una giornata in un ambiente naturale, pressoché intatto, questo luogo sono le Langhe, nome che immagino vi farà venire in mente prodotti enogastronomici – dal tartufo al vino – ma le Langhe non sono solo questo; panorami mozzafiato, borghi pressoché intatti, eventi culturali di grande richiamo – su tutti il Festival Collisioni che si svolge a Barolo, borgo da visitare in ogni periodo dell’anno – “torniamo” in città e al concetto di sicurezza, concetto che può essere suddiviso in “aiuto dall’esterno” e “auto-aiuto dall’interno”.
Aiuto dall’esterno
Il vivere quotidiano nei grandi agglomerati urbani necessita di conoscere e praticare buone azioni, che spesso nascono nelle piccole città – centri storici chiusi al traffico, autobus elettrici, stop a nuove costruzioni, soluzioni eco-sostenibili per produrre energia – quindi tutto ciò che da altre realtà comunitarie nasce per migliorare la qualità della vita e del comune vivere, va preso in seria considerazione. Essere aiutati dall’esterno non è segno di debolezza, significa riconoscere il proprio stato di difficoltà, anche se temporanea, accettare mani che si propendono verso di noi, per essere tirati fuori dal vortice esasperato del crescere a ogni costo, a discapito di dinamiche e scelte che permettano alla città di non sprofondare.

Aiuto dall’interno
In città – poco volente e molto dolente – ci vivo, per Torino ho da sempre un rapporto di amore/odio, allo stesso tempo credo che abbia grosse potenzialità, il recente passato è lì a dimostrarlo, potenzialità spesso soffocate da logiche di profitto e non da un vero progetto culturale, dove l’unica via di sbocco e la realizzazione del famoso Tav…
Nelle scorse settimane il nome di Torino è stato associato a termini come “città blindata, violenta, assediata”, aggettivi che non aiutano, che generano un’ombra oscura e distorta che genera paura, non tocca a me ricordarlo, la paura è sempre una pessima consigliera.
Torino – e non solo – ha bisogno d’includere e non di escludere, d’idee che aggreghino e non disgreghino, di che cosa vuole essere e di dove vuole andare, dopo l’epoca industriale, made in Fiat.
E altrettanto importante riprendersi degli spazi per aggregazioni informali e spontanee, troppi i giardini e i cortili abbandonati, per non parlare di ex fabbriche o similari, oggetto di speculazioni che finiscono per diventare orribili concentramenti abitativi senza cuore, oppure nell’ennesimo centro commerciale, che in questa città – andazzo comune a molte altre – stanno diventando veramente troppi.

Uscita ed entrata in sicurezza, due indicazioni a prima vista contrapposte, che sottintendono entrambi l’aiuto, il soccorso, l’occuparsi dell’altro. Esco quando ho bisogno di “respirare” altri ritmi, entro con la speranza e la volontà di trovare un luogo accogliente e ricco di stimoli.

GIUSEPPE RISSONE

Foto: Gabriele Rissone – Laura Rissone

Piccole Storie Quotidiane ritorna lunedì 12 maggio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *