Dove Soffiano I Venti Selvaggi

Un inconsueto viaggio alla ricerca del più effimero degli elementi naturali

di Sara Migliorini Il Bradipo Legge

Chi ben mi conosce sa che adoro il vento e, quando in libreria ho adocchiato questo libro, non potevo che cedere alla curiosità. “Dove soffiano i venti selvaggi” di Nick Hunt è il racconto di un viaggio, anzi di più viaggi molto particolari. L’autore incappa un giorno in una mappa dell’Europa trasfigurata da linee e frecce che si dipartono in ogni dove, incuranti dei confini tracciati dalle convenzioni, che uniscono terre e mari, regioni e popoli ai quali pensiamo normalmente come distanti e divisi. Quella in cui si è imbattuto Hunt è una mappa dei venti ed esercita su di lui una tale fascinazione da spingerlo ad intraprendere una serie di pellegrinaggi alla ricerca di quanto più effimero si possa immaginare, il vento appunto. Forse un segno del destino, visto che, a soli sei anni, Hunt rischiò di farsi portare via dal vento durante la grande tempesta che spazzò l’Inghilterra del sud nel 1987, con venti che soffiavano a 190 km all’ora.

L’impresa di Hunt comincia ad Atene, dove c’è un edificio ottagonale, la torre dei venti, che rappresenta con i suoi otto lati gli otto dei dei venti, raffigurati come uomini alati, alcuni scalzi e alcuni con i sandali, in volo e con in mano oggetti dal forte valore simbolico. Per gli antichi greci, infatti, venti e dei erano inseparabili, così come i punti cardinali dai quali provenivano. Inoltre, in greco antico, così come in ebraico e in arabo, la parola per indicare il vento, il suo spirare e l’anima è la stessa; dalla parola greca anemos (vento) ha avuto origine il latino animo.

Si parte, quindi, alla ricerca di queste forze invisibili, quasi magiche, misteriose, che influenzano gli stati d’animo delle persone più di quanto si pensi e che modificano e modellano i territori e la natura che incontrano sul cammino. Il viaggio di Hunt diventa così non solo un viaggio tra uomini e paesaggi, ma anche attraverso miti e leggende, racconti popolari e superstizioni.

Quattro venti vengono inseguiti, quattro itinerari tracciati. Il primo parte nella propria terra natia all’inseguimento dello Helm, un vento che si forma sui monti Pennini, spina dorsale del paese, e spazza il nord dell’Inghilterra con una furia capace di abbattere fienili di pietra e sollevare pecore come fossero batuffoli di cotone. Il secondo viaggio insegue la Bora, il vento gelido che soffia tra montagne e mare, un viaggio di frontiera che parte da Trieste e attraversa Slovenia e Croazia. Il Fohn, un vento caldo e secco che soffia impetuoso quando l’inverno diventa primavera, porta Hunt ad attraversare le valli alpine della Svizzera. Infine, l’ultimo pellegrinaggio è sulle tracce del vento della follia, il Mistral, che si forma nella valle del Rodano e soffia fino al Mediterraneo. Qui le suggestioni dell’autore ci portano fino a Vincent Van Gogh, irretito dal Mistral, che racconta in una lettera di come dipingesse con il cavalletto bloccato a terra con un perno di ferro e assicurato con delle corde per resistere all’impeto del vento.

Di solito i racconti di viaggio tendono a snodarsi su percorsi “mitici”, quali la via della seta, o “tradizionali”, come le vie del pellegrinaggio medievali, tipo la via Francigena. Quelli di Hunt sono percorsi sui generis, ma non per questo meno affascinanti e, in un periodo storico quale quello che stiamo vivendo, in cui ben pochi confini possiamo varcare concretamente, viaggiare con la fantasia diventa ancora più importante e liberatorio. E poi chissà…dopo questa lettura così particolare potrebbe saltar fuori qualche spunto per programmare escursioni in tempi futuri e migliori.

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⇒ Foto: Sara Migliorini ≈ Prossimo Appuntamento: Venerdì 2 Aprile

4 Comments

  1. Katya Reply

    Brava Sara, sai accattivare chi legge i tuoi résumé letterari. Anche a me piace il vento, soprattutto quando soffia nel fogliame degli alberi, per me è come una ninnananna che mi rasserena.

  2. Susanna Tamplenizza Reply

    A me il vento, quando è troppo forte, piace poco, pur essendo triestina, o forse proprio per questo. Però mi hai molto incuriosito con la tua affascinante recensione di questo libro che parla di venti e che può essere letto al riparo! Grazie ancora una volta.

  3. Maria Rita Reply

    …dopo aver immaginato venti impetuosi e gelidi, caldi e folli e le creature suggestive che traspaiono dal tuo scritto, mi fermo a sognare qualche “possibile escursione in tempi futuri e migliori”….

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