Da Novi Ligure a Tortona…
Inseguendo Coppi

Un’altra escursione che vi farà conoscere luoghi fantastici e respirare l’aria dei campioni… trentasei chilometri sulle strade dei “Colli Tortonesi”, oggi quelle “vie” sono state ribattezzate le “strade di Coppi”…

Ci ho preso gusto e visto che siamo rimasti per tanto tempo per causa maggiore  fermi ai box, anche in questo appuntamento ho deciso di dedicare la mia rubrica ad un’altra bella escursione, decisamente più impegnativa di quella che vi ho proposto il mese scorso ma che vi farà conoscere dei luoghi fantastici e respirare l’aria di campioni che hanno calcato queste strade in lungo e in largo, diventando poi miti incancellabili del ciclismo. Saranno trentasei chilometri sulle strade dei Colli Tortonesi, diciotto all’andata e altrettanti al ritorno che vi rimarranno nel cuore.

Fausto Coppi li faceva tutti i giorni: volando in discesa, dopo la scuola, da Castellania, il paese dove era nato, giù fino alla salumeria di Novi Ligure dove lavorava, e poi indietro, la sera, volando pure in salita. I Colli Tortonesi, sono un angolo di Piemonte ondulato e tortuoso che divide la pianura di Novi da quella di Tortona, sono stati la prima palestra di Fusto; un groviglio di sterrate tra vigneti e campi coltivati, buone per farsi le gambe e cominciare a sognare. Oggi quelle “vie” sono state ribattezzate le “strade dei Coppi”, Fausto e suo fratello Serse, un altro che stava volentieri incollato al sellino e sono tra i percorsi più amati da ciclisti e turisti a due ruote.

Punto di partenza obbligato di un giro in bici sulla scia del “Grande Airone” è il Museo dei Campionissimi di Novi Ligure, omaggio alla storia del ciclismo e ai due grandi atleti novesi: Fausto Coppi e Costante Girardengo. Allestito in un capannone industriale dei primi del 900, attraversato da una sorta di pista che ricostruisce l’evoluzione del fondo stradale, dalla terra battuta all’acciottolato e dall’asfalto fino alle piste per professionisti delle due ruote, racconta la storia della bicicletta in quaranta modelli (dal prototipo in legno firmato Leonardo da Vinci alle ultime creazioni in titanio) e quella del Giro d’Italia. Una sala chiamata la Campionissimi, è dedicata a Coppi e Girardengo. Poi si parte. Qualche chilometro di strada pianeggiante che sfiori piccoli borghi e castelli come quello di Pozzolo. Passato il torrente Scrivia inizia la salita, morbida fino a Carezzano poi sempre più impegnativa.

Fatica compensata dal paesaggio, che ricorda le tele di Giuseppe Pellizza da Volpedo, altro celebre figlio di queste terre: paesini medievali e pievi romaniche, boschi che s’alternano a colline coltivate a vite, robusti manieri duecenteschi. In cima alla salita il pugno di case che oggi porta il nome del suo campione, Castellania Coppi. Un borgo di campagna che non arriva a cento abitanti, dove tutto ricorda l’atleta dallo sguardo triste e il naso lungo e affilato.

Ovunque ci sono gigantografie che fanno rivivere i momenti più importanti della sua carriera, come quando si infilò sotto il passaggio a livello correndo la Milano-Sanremo o quando, da gregario di Bartali, vinse il suo primo Giro d’Italia. Lungo la strada provinciale 135, un gigantesco murales dell’artista Riccardo Guasto, “L’ultimo chilometro” celebra il centenario della nascita del Campionissimo. Da non perdere nel vostro percorso, la casa dove venne alla luce il 15 settembre del 1919, una dimora contadina: qui gli attrezzi agricoli e i ganci che servivano ad appendere l’uva per farla appassire stanno accanto al rullo con cui Fausto si allenava nei mesi invernali e alla bicicletta dei fratelli Coppi. Nella camera di Fausto il letto di ferro battuto dove dormiva e qualche foto: lui bambino, lui militare e lui in bicicletta.

Da Castellania la strada si arrampica ancora fino a San Alosio e poi a Costa Vescovato (dove nacque Angiolina, la madre di Coppi), e ancora su, seguendo una tranquilla ciclopedonale fino a Villaromagno; poi da qui parte la lunga discesa fino a Tortona, una di quelle dove Faustino in sella alla sua Maino da corsa con il manubrio all’ingiu, volava.

Vi lascio un ultimo suggerimento, prima di congedarmi da voi.

Fate un salto (ne vale davvero la pena), alla Cantina Vigne Marina Coppi, figlia di Fausto ed assaggiate e acquistate il Timorasso Fausto. Vino corposo dal profumo fruttato e dal colore paglierino, buono da invecchiare ma anche per realizzare un brioso spumante. Il Timorasso è un vino nato da un antichissimo vitigno che ha rischiato l’estinzione. Tipico dell’allessandrino ma soprattutto di questi colli è un piccolo gioiello poco conosciuto, che vi lascerà di stucco.

GUIDO BIGOTTI

Foto: tgvercelli.it – civiltadelbere.com

Diario Della Bicicletta ritorna a settembre, qui tutti gli articoli della rubrica

5 Comments

  1. Paolo Santangelo Reply

    Ciao Guido dal tuo racconto sembra davvero di sentire la polvere che si alza sotto le ruote della bicicletta.
    Immagino la bellezza dei luoghi ma anche la fatica nel percorrerli, spero che poi alla fine ti sia anche tu sorseggiato un bel bicchiere di Timorasso…

  2. Maria Rita Reply

    “con gli occhi del cuore” rivedo queste colline dove i boschi si alternano ai vigneti, dove il profumo di bosco ti accompagna fino a trasformarsi in profumo di terra. Terra forte, terra buona, capace di regalare….

  3. Gino Granata Reply

    Ciao Guido
    Leggendo il tuo articolo hai provocato in me una grandissima voglia di andare a conoscere ed esplorare i luoghi incantevoli narrati nel tuo racconto, i luoghi sacri del grande Coppi e anche gustare il vino
    Come sempre
    Grande Guido
    PS oltre come speaker radiofonico, ti sei rivelato un perfetto narratore
    Ciao alla prossima
    Gino Granata

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