Preghiera Per Cernobyl

Una lucida e toccante testimonianza su una delle più gravi catastrofi ambientali del Novecento

di Sara Migliorini ≈ Il Bradipo Legge

Nel nostro precedente appuntamento vi ho consigliato un piccolo libro in cui l’amore per la natura e la cura per essa erano al centro della narrazione. Su questo filo rosso, ora vorrei consigliarvene uno che ha per oggetto una delle più gravi sciagure ambientali vissute nel 1900, di cui ricorre in questi giorni la triste ricorrenza. A 35 anni dalla disgrazia che ha investito quella che un tempo si chiamava Unione Sovietica e parte del territorio europeo, vorrei invitarvi alla lettura di Preghiera per Cernobyl di Svetlana Aleksievic, giornalista e scrittrice bielorussa, premio Nobel per la letteratura nel 2015.

Tutti sappiamo cosa successe la notte del 26 aprile 1986, quando il reattore dell’unità 4 della centrale elettronucleare esplose, disperdendo nell’atmosfera grandi quantità di vapore contenente particelle radioattive. All’interno del libro, però, non troverete la cronaca e la ricostruzione puntuale di quanto accaduto prima e dopo la disgrazia. Non è questo che interessa alla Aleksievic. Come ci dice lei stessa, ad interessarla non è tanto il fatto in sé quanto i sentimenti, i pensieri, le impressioni di quanti si sono ritrovati coinvolti, direttamente o meno, nell’esplosione. Questo viaggio dei e nei sentimenti comincia con la testimonianza di una giovane donna, moglie di uno dei primi vigili del fuoco chiamati a spegnere le fiamme dell’incendio divampato in seguito alla deflagrazione. Ci vengono raccontate le speranze di questa giovane coppia sposata da poco, le ore di angoscia vissute non sapendo che fine avesse fatto il marito, il calvario attraversato dopo la diagnosi di sindrome acuta da irradiazioni, lo spegnersi inevitabile di qualsiasi orizzonte futuro. A questa prima testimonianza ne seguono altre, perché la giornalista ha cercato e parlato con tutti quanti sono stati coinvolti nella tragedia: dagli intellettuali ai contadini, dai soldati alle semplici persone del popolo, dai vigili del fuoco ai liquidatori, incaricati di ripulire le zone interessate e smaltire le scorie, dagli anziani ai bambini.

In queste voci troviamo il dolore, la rabbia, l’angoscia davanti ad un evento nuovo ed inaspettato, la paura, il conflitto tra il voler fuggire lontano e l’attaccamento alla propria terra e alla propria casa, lo spirito di sacrificio davanti a sofferenze atroci, la perdita del futuro, la tenacia nel voler comunque ricominciare da capo nonostante tutto. In questi ricordi c’è tutto e il contrario di tutto, perché ognuno ha vissuto la tragedia in maniera uguale e differente, perché di fronte allo stesso evento ognuno di noi reagisce a modo suo, partendo dal proprio vissuto.

Non ve lo nascondo: è un pugno nello stomaco, leggere questo libro, uno schiaffo violento preso in pieno viso, perché ad ogni pagina si è consapevoli che quanto stiamo leggendo non è frutto della sfrenata fantasia di uno scrittore, ma la crudele realtà che ha toccato ed investito persone vissute davvero. D’altro canto, spesso la realtà supera la fantasia. Sono, però, un pugno, uno schiaffo che, secondo me, è doveroso ricevere, perché è doveroso conoscere e ricordare. La conoscenza e il ricordo sono atti indispensabili di resistenza contro l’oblio, contro l’indifferenza, contro la superficialità del pensare “non riguarda me”. Come credo ci abbia insegnato questa pandemia da Covid 19, quanto accade in angoli sperduti del mondo ha ripercussioni, e “quali!” anche nella nostra quotidianità e già Cernobyl ce lo aveva insegnato anni fa. Le radiazioni conseguenza dell’esplosione cominciarono ad esser rilevate in varie zone d’Europa proprio nei momenti in cui i massimi dirigenti del governo sovietico tentavano d’insabbiare e mettere a tacere l’accaduto. Come scrive Svetlana Aleksievic, prima di mettersi in disparte e lasciare il palcoscenico ai protagonisti di questa tragedia, quando parliamo e scriviamo del passato, parliamo e scriviamo in effetti del futuro, perché quello che saremo domani è il risultato di quanto siamo stati ieri e quanto siamo oggi. È, quindi, solo grazie alla consapevolezza del mondo che ci circonda che possiamo costruire un futuro migliore e impedire il ripetersi di sciagure e catastrofi. Una lezione che l’umanità stenta ad imparare e far sua.

P.S.: basandosi sul lavoro di Svetlana Aleksievic è stata scritta la sceneggiatura di una miniserie televisiva, a produzione congiunta statunitense ed inglese, intitolata “Chernobyl”, pluripremiata ai Golden Globe e agli Emmy. Se vi capita di trovarla in programmazione o di recuperarla in streaming, guardatela, ne vale davvero la pena.

⇒ Foto: Sara Migliorini ≈ Prossimo Appuntamento: venerdì 28 maggio

4 Comments

  1. Paolo Santangelo Reply

    “Historia magistra vitae” dicevano gli antichi latini e nulla di più vero può essere detto ancora oggi, per non dimenticare gli errori del passato e sperare di non farli nuovamente.
    Grazie Sara

  2. Katya Reply

    Grazie Sara, sei, come al solito, all’altezza del compito. Chernobyl ha sconvolto il mondo intero, siamo stati protagonisti il nostro malgrado, l’ucrania ha pagato un prezzo altissimo per questa sciagura. Poco tempo fa ho visto il film Chernobyl, è stato come dici tu, un pugno , uno schiaffo… sono rimasta inchiodata davanti allo schermo, fino alla fine, nonostante l’ora tardiva. Eppure, e triste pensarlo, questo disastro umano e ambientale, non ha insegnato niente all’uomo che con facilità dimentica…. O peggio… se ne frega.

  3. Susanna Reply

    Bellissima recensione, come sempre, ma anche di più.
    Purtroppo la storia non pare “magistra”, ma forse perchè troppo pochi leggono. Continuiamo a sperare.

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