Canto Di Natale

Alle soglie del Natale… un libro letto ogni anno, divorato tutto d’un fiato il giorno della vigilia. Il libro è “Canto di Natale” di Charles Dickens.

Io già vi avevo scritto in passato che avevo alcune fissazioni su determinati autori e libri e già vi avevo minacciato dicendovi che li avrei, prima o poi, propinati alla vostra attenzione. Ecco, ora che siamo alle soglie del Natale, non mi posso proprio esimere dal presentarvi il libro che ogni anno divoro tutto d’un fiato il giorno della vigilia. Se state pensando che sia un titolo che ha a che fare con la su citata festività, avete indovinato in pieno. Si tratta del famosissimo “Canto di Natale” di Charles Dickens.
Chi di voi non l’ha sentito nominare almeno una volta nella vita? Eh sì, perché al “Canto di Natale” di Dickens si sono ispirati in molti e forse la maggior parte delle persone lo conosce più come fonte d’ispirazione che per averlo letto nella sua forma originale di racconto ottocentesco. Nel secolo appena passato l’industria cinematografica ha attinto a piene mani al piccolo capolavoro dickensiano, producendo film e cartoni animati: celeberrima la trasposizione disneyana con zio Paperone nei panni dell’avaro Scrooge e Topolino in quelli del vessato Cratchit.
Proprio perché fa parte del nostro immaginario grazie al cinema, a grandi linee sappiamo tutti di cosa stiamo parlando. Ebenezer Scrooge, il protagonista del racconto, è un uomo ricco e povero in egual misura, ricchissimo in beni materiali e poverissimo di sentimenti. La sua avarizia è talmente grande da averlo indotto ad auto-infliggersi un’esistenza solitaria e una vecchiaia colma solo di odio verso il prossimo. A nulla valgono i tentativi del nipote Fred e dell’impiegato Cratchit di coinvolgerlo nei festeggiamenti natalizi; le strade vestite a festa e il buonumore contagioso delle persone non hanno alcuna presa sull’animo inaridito e avvizzito di Scrooge. Improvvisamente, la notte della vigilia di Natale, la sua camera da letto si popola di spiriti, che rappresentano il Natale passato, presente e futuro. Comincia per Scrooge un viaggio tanto della memoria quanto dell’immaginazione. Le gioie e i dolori dell’infanzia e dell’adolescenza segnano la parabola inesorabile verso il presente fatto di affetti svaniti e solitudine, a sua volta presagio di un futuro altrettanto cupo e senza speranza. Solo il pentimento per gli errori commessi porterà con sé la promessa di un domani migliore e di una vita nuova, vissuta all’insegna della gioia di vivere e dell’altruismo.
“Canto di Natale” è solo il primo di una serie di racconti che Dickens dedica alla festività, scritti tra il 1843 e il 1848. Nel dedicarsi a queste composizioni l’intento dell’autore non è solo quello di comporre una bella fiaba per grandi e bambini, capace di suscitare sentimenti di amore e di solidarietà verso il prossimo. Fondamentale in tutta la produzione dell’autore è la denuncia delle storture della società nella quale Dickens vive e il desiderio di risvegliare la coscienza sociale dei lettori. Non fa eccezione “Canto di Natale”. Scrooge rappresenta la parabola eterna del male che si converte al bene e ci ricorda che è possibile, sempre, cambiare sé stessi e migliorare il mondo che ci circonda. Eppure, a rendere così affascinante e quasi ipnotica a distanza di così tanto tempo la lettura di questo piccolo classico è lo stile inimitabile di Dickens, la sua capacità di creare immagini vivide nella nostra mente, di suscitare con le sole parole il ricordo di un profumo, di un’atmosfera, di un colore.
In quest’epoca, in cui spesso il Natale sembra perdere il suo significato più profondo per trasformarsi in una corsa a perdifiato per accaparrarsi il regalo “giusto” e adempiere all’obbligo sociale dello scambio dei doni, prendersi una mezza giornata di pausa per scoprire il mondo cantato da Dickens potrebbe esser il modo giusto per riconciliarci con il vero significato della ricorrenza.

SARA MIGLIORINI

Foto: Sara Migliorini

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