Noè E L’Arca

di Guido Bertolusso

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Noè era sospettoso e diffidente, con poca fede, quando l’acqua gli arrivò alle ginocchia iniziò a preoccuparsi…

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L‘esistenza felice, spensierata e dissoluta delle generazioni antidiluviane viene spesso rievocata dalla narrazione rabbinica per dimostrare come l’eccessivo benessere abbia conseguenze negative e deleterie per l’uomo e non solo per quello antico, ma, in assoluto, l’immoralità era individuata specialmente con le brame sessuali e la lussuria, tanto è vero che le Scritture individuano la pena dei malvagi con pioggia fatta passare attraverso il “Gehinnam”, la regione degli inferi, affinché le gocce divenute bollenti ustionassero e punissero i peccatori. Anche gli animali erano corrotti come gli uomini: i cani si accoppiavano con i lupi e i galli ai pavoni, e nessuno si preoccupava di salvaguardare la purità sessuale. Il sesso era già considerato solo come atto impuro e non come fonte di procreazione e di piacere.

Matusalemme, figlio di Enoc,  diede moglie a suo figlio Lamec e questa partorì Noè che nacque già circonciso e che già parlava.

Pur essendo considerato migliore dei suoi contemporanei Noè non avrebbe meritato un miracolo, era sospettoso e diffidente, ed aveva così poca fede che solo quando l’acqua gli arrivò alle ginocchia iniziò a preoccuparsi.

Noè, “colui che riposa”, poiché durante la sua vita il sole e la luna riposarono e l’Arca venne poi rischiarata da una gemma prodigiosa che brillava più intensamente al buio permettendo a Noè di distinguere il giorno dalla notte; ma anche lo chiamavano Menahem “consolazione” come è detto nella Bibbia, ma, in seguito  fu chiamato “colui che ha dato riposo” accostandolo ad altre interpretazioni più soddisfacenti: perché ai suoi tempi ebbe fine la rivolta degli animali verso gli uomini, perché la terra ebbe pace e non fu più invasa dalle acque del mare, perché i corpi celesti riposarono durante il diluvio, per la sosta dell’arca. Secondo altri il suo nome significa “colui che è gradito” perché il suo sacrificio fu gradito al Signore, che, come ben sappiamo, ama solo chi soffre pena e si arrabatta, ma solo nel suo nome!

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Un altra leggenda ebraica racconta che prima di Noè la mano dell’uomo era un blocco unico e solo con lui apparvero le dita e quindi gli uomini capirono che erano nati per lavorare, ma ancora adesso qualcuno non l’ha capito e fa il politico… Lo stesso Noè divenuto adulto inventò l’aratro, la falce, la zappa e tutti gli attrezzi atti alla coltivazione della terra che, dopo essere stata maledetta a causa del peccato di Adamo, ricominciò a produrre; il bue si lasciò di nuovo guidare dall’aratore e il solco non si ribello più richiudendosi: insomma Noè fu un toccasana per gli agricoltori!

Anche il mare non uscì più dalle sue rive invadendo i sepolcri e la carestia che affliggeva l’umanità si concluse con la sua nascita.

Diventato adulto Noè seguì le orme di suo nonno Matusalemme mentre tutti gli altri uomini si comportavano diversamente ribellandosi ai precetti imposti e commettendo ogni sorta di abominio. I maggiori colpevoli di queste depravazioni furono gli”angeli caduti” e la loro progenie di giganti. Ma chi erano questi “angeli caduti” e perché erano caduti?

Si chiamavano Semhaza’y e Aza’zel e andarono in gita di piacere sulla Terra, tanto di piacere che quando incontrarono le figlie degli uomini in tutta la loro grazia e bellezza non seppero resistere alla  passione: Semhaza’y si innamorò perdutamente di una fanciulla di nome ‘Istehar, la quale gli promise le sue grazie se solo l’angelo le avesse svelato il Nome Ineffabile, il nome segreto di Dio, informazione che consentiva di innalzarsi fino al cielo e a Lui; lui, l’angelo arrapato, la accontentò, ma appena conosciuto il  Nome Ineffabile di Dio ella lo pronunciò e salì in cielo senza nemmeno dargliela.

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Oltre il danno anche le beffe perché il buon Dio premiò la virtù(???) della giovane che si era tenuta lontana dal peccato trasformandola in una stella, “la stella della Vergine”, e deponendola nella costellazione delle Pleiadi, ma questa leggenda è considerata di epoca più tarda e non di origini ebraiche come dimostrato dal nome straniero di ‘Istehar.

Questo passo narra ancora che i due angeli, avendo ceduto le loro ali alla vergine ed essendo in ritardo di una settimana, distratti come furono dalle donne, dovettero rientrare in Paradiso a piedi salendo la famosa e faticosa scala di Giacobbe. Angeli sì! Ma incredibilmente umani…

Cosa abbiamo ancora da pagare alle donne noi maschi a distanza di millenni!?!

Nonostante tutto, Semhaza’y e Aza’zel, ispiratore di lascivia, prima di tornarsene in Paradiso non rinunciarono ad unirsi alle donne e procrearono figli e, a tempo perso, Aza’zel inventò i gioielli con i quali esse irretiscono gli uomini.

Allora Dio invio sulla Terra l’angelo Metatron per informarli della sua decisione di distruggere il mondo scatenando un diluvio, ma l’unica vera preoccupazione di Aza’zel fu di come avrebbe potuto continuare a nutrirsi, lui che ogni giorno aveva bisogno  di mille cammelli, mille cavalli e mille giovenche per non patir la fame.

Questo Metatron è un importante angelo presente nell’ebraismo rabbinico e nella “cabbala” anche se non vi sono riferimenti diretti nelle scritture canoniche  dell’ebraismo e del cristianesimo (Antico Testamento e Nuovo Testamento), e la letteratura che lo cita lo raffigura come l’angelo personale del Signore, seduto alla sua destra, la sua teofania, ossia la manifestazione della divinità in forma sensibile e visibile; Metraton era il solo a stare seduto in Paradiso, oltre al Signore, ma ne era autorizzato nella sua qualità di scriba celeste, scriveva infatti le gesta di Israele, anche se il Talmud dice che questo gli costava 60 “colpi di una verga impetuosa” per dimostrare che non era Dio, ma solo un angelo, importante finché vuoi, ma sempre un sottoposto che dunque poteva essere punito.

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La dissolutezza della generazione corrotta fu causa del diluvio insieme ai peccati di di fornicazione, idolatria e violenza.

Quando accadde, il diluvio ebbe origine dall’unione delle acque maschie, che sono al disopra del firmamento e cadono sulla terra, con le acque femmine che da essa sgorgano; dall’alto le acque precipitarono attraverso il varco che si aprì quando Dio spostò due stelle dalla costellazione delle Pleiadi.

La costruzione dell’arca richiese molta sapienza e un periodo di tempo di cinquant’anni per alcuni di cento per altre fonti: Noè apprese le nozioni principali  dal libro che l’angelo Razei’el aveva donato già ad Adamo, nel quale erano contenute tutte le scienze celesti e terrene, ma fu l’angelo Uriele che, preannunciandogli il diluvio, gli insegnò anche a costruirla, e secondo Giuseppe Flavio nel suo Antichità, essa era di quattro piani fuori dall’acqua e la sua costruzione fu talmente ardua che l’arca stessa partecipò alla sua realizzazione;

Origine, nel Contro Celso, si interessò di come Noè scegliesse gli animali da imbarcare solo se il maschio inseguiva la femmina, di come riuscisse ad alloggiare e a sfamare tutti gli animali, ma mai nessuno si preoccupò di come e chi la ripuliva dalle loro deiezioni.

Il diluvio universale durò meno di un anno: dal 17 di Heswan (più o meno tra ottobre e novembre) al primo di Siwan (tra maggio e giugno), ma le sue acque alte quindici cubuti rimasero ferme allo stesso livello centocinquanta giorni per dar loro modo di sterminare tutti i malvagi e, come possiamo immaginare, non solo quelli: ahh! la grandezza e la lungimiranza di un dio buono e giusto, ma implacabile!

Le acque calarono dalla faccia della terra, ma il suolo rimase così melmoso che gli ospiti dell’arca non  poterono scendere fino al ventisette di Heswan dell’anno successivo, quindi dimorarono nell’imbarcazione biblica per dodici lune e undici giorni.

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Per curiosità storica aggiungo che un cubito ebraico (dal significato in greco antico di  avambraccio, dal gomito alla punta del dito medio esteso, per la precisione quello di Eracle o Ercole,) misurava 44,45 cm, non uno di più non uno di meno: erano già dei “pistini” quegli uomini antichi, ma non si può dire che fossero di “braccino corto”!

Quando volle far cessare il diluvio, Dio dovette spostare due stelle dalla costellazione dell’Orsa a quella delle Pleiadi, ed è per questo che la tradizione ebraica dice che l’Orsa insegue le Pleiadi perché rivuole le sue figlie, ma questo avverrà solo nel mondo a venire, se mai avverrà, e a noi non sarà più dato di sapere. (continua…)

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Foto: pixabay.com

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Apostata Per Vocazione ritorna lunedì 10 luglio

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2 Comments

  1. Claudio Savergnini Reply

    In tutti i gli articoli che si sono fin qui susseguiti (e nelle varie peripezie che ci hai narrato, dalla creazione fino al diluvio) non passa inosservata la costante presenza di riferimenti a situazioni inerenti la sfera sessuale: pratiche più o meno lecite che han visto coinvolti tanto gli uomini quanto gli animali fin dagli albori del genere umano.
    Già nel primo capoverso troviamo ribadito il concetto che “L’immoralità era individuata specialmente con le brame sessuali e la lussuria” e scopro che galli e pavoni indulgevano in pratiche che oggi la comunità Lgbt giustamente difenderebbe, ma che all’epoca potevano sembrare un po’ devianti. Più avanti, nell’articolo, ho dovuto prendere atto del fatto che quello che ai giorni nostri viene definito “turismo sessuale” ha avuto come antesignani nientemeno che due angeli del Paradiso! Insomma questo stillicidio di fornicazioni, lascivie, depravazioni e un filo conduttore che dà continuamente risalto a dissolutezze e immoralità, mi ha spesso indotto a interpretare maliziosamente anche situazioni nelle quali non c’è un esplicito riferimento a perversioni peccaminose.
    Di oggi mi ha colpito la figura di Metatron, angelo il cui nome ricorda più un personaggio da cartone animato giapponese degli anni ’80 che una figura assisa alla destra del Signore.
    Sul motivo per cui Metatron fosse l’unico a starsene seduto in Paradiso, ho riflettuto che potrebbe esserci un’altra spiegazione, oltre a quella che era uno scriba. Intanto, che lui dovesse subire come punizione i colpi di una verga solo per il fatto di scrivere delle gesta di Israele, mi lascia molto perplesso: ma gli Ebrei non erano il popolo “eletto”? quello scelto per far parte dell’alleanza con Dio? E se Metatron si è buscato vergate solo per aver scritto del popolo preferito da Dio, che ne sarebbe mai di lui se osasse scrivere qualcosa sul popolo italiano? poi, visto che per le religioni siamo tutti fratelli, se gli toccasse di scrivere le gesta di Fratelli d’Italia, quale sarebbe il castigo? non oso immaginare! Sono andato a spulciare qua e là in rete ed ho verificato che ovunque si parli di Metatron viene detto esattamente: “60 colpi di una verga impetuosa…” mai nessuno che dica di un bastone, di un nerbo, qualcuno che accenni a una frusta; dicono solo e sempre di una verga impetuosa. Ora però, dopo aver appreso delle avventure di Semhaza’y e Aza’zel, i due angeli libertini, mi viene il sospetto che “60 colpi di verga impetuosa” possa essere un eufemismo per alludere a qualcosa più afferente alla sfera del sesso che non a una fustigazione. Con questa chiave di lettura è facile pensare che nel nostro immaginario collettivo si sia creata l’idea di un Metatron sempre seduto. Seduto, guardingo e costantemente di fianco a Dio, l’unica autorità lassù in grado di… guardargli le spalle!
    Senza volerlo ho forse scoperto chi è il vero autore del famoso detto “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io…”

  2. Gabriele Monacis Reply

    Niente di nuovo su questa Terra.
    Mi chiedo: sono gli eventi naturali a stravolgere periodicamente la terra, ovvero in essi potremmo rilevare una volontà dell’Altissimo? Una diversa lettura potrebbe essere data al diluvio universale, attraverso studi archeologici sulle tracce lasciate, forse dall’acqua, intorno alla Sfinge ed il tempio di Gobekli Tepe in Turchia. Altri rilievi potrebbero essere di aiuto nella ricerca di civiltà esistite prima di dodicimila anni fa, epoca in cui, nella letteratura latina e greca, si menzionava quella famosa età dell’Oro nella quale si confondevano il mito e la leggenda.
    In questa ricerca di epoche prediluviane, senza dimenticare il mito di Atlantide, situato forse in Marocco, ci aiuta lo studio del tempio di Gobekli Tepe in Turchia. Nel 2010 gli archeologi Dietrich e Schmidt determinarono la sua edificazione intorno all’anno 11.530 a.C. Era costituito da decine di colonne. Ad attirare l’attenzione degli studiosi, fu in particolare, la colonna 43 con i suoi simboli zoomorfi. I meteorologi hanno accertato che la terra fu interessata in quel periodo, da una glaciazione durata circa mille anni, causata ad un impatto di un frammento gigantesco di una cometa ed altri frammenti di minori dimensioni, i Tauridi. Si estinsero diverse specie animali, diversi gruppi umani e sopravvisse una loro risicata rappresentanza. Successivamente allo scioglimento dei ghiacci, si elevarono i livelli di acqua su tutta la terra, con presenza di condizioni di terreno fangoso ed impraticabile, come descritto da Guido nel suo articolo. Prende quindi forma il racconto biblico dell’Arca, dalla necessità per alcune forme di vita umana, animale e vegetale di trovare una seconda opportunità per sopravvivere alle intemperie e, successivamente, per gli umani, di studiare il cielo per cercare di prevenire fenomeni letali. Gobekli Tepe fu un primo osservatorio astronomico a noi noto. Quando fu scritta la Bibbia, molti secoli dopo, gli avvenimenti del “Dryas Recente”, erano conosciuti dagli autori, che li adattarono ai loro scopi per creare un insieme di persone sopravvissute al diluvio, perché scelte dall’Altissimo, come popolo eletto. E scusate se è poco.

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