Caro Fratello

di Gianfranco Gonella live.staticflichr.com

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Questo mese questa volta parto al contrario rispetto al solito

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Cari amici bradipolettori per il nostro appuntamento di questo mese questa volta parto al contrario rispetto al solito. Mi spiego meglio.

Normalmente allacciandomi all’attualità scrivo un elaborato, navigando nella rete leggendo notizie o articoli di giornale, passando per editoriali scritti o ascoltati in qualche trasmissione televisiva, e poi li corredo con un brano musicale, o con il nome del gruppo che lo esegue, per dare il titolo all’articolo stesso. E fino ad adesso è stato così.

Questa volta invece parto dal brano musicale, o per meglio dire, dalle sensazioni che ho avuto ascoltando questo brano musicale. Si tratta di Caro fratello, eseguito dal gruppo romano dei Triade, dei quali scriveremo più in là.

Il brano l’ho riascoltato a occhi chiusi, concentrandomi sulla suite musicale che ricorda molto gli Emerson, Lake & Palmer. Così mi sono venute alla mente le sonorità di Tarkus, secondo album del trio inglese, quello con il dinosauro meccanico in copertina che altro non era che un carrarmato, precursore dei vari Goldrake e Mazinga.

Se poi avete la fortuna di possedere quel disco e ne aprite la copertina all’interno troverete altre figure che ci riportano ad un tragico presente, altri dinosauri armati che prendono la forma di aerei da combattimento o simili a navi che solcano fiumi anche loro armate da cannoni.

In ultimo, e ci dovrebbe far pensare, tutte queste scene di combattimento si svolgono in un deserto colorato a strisce che, a ben guardare oggi potremmo dire siano i colori della bandiera della pace.

Tornado alle sensazioni che ho avuto mi sono immaginato chiuso per oltre due mesi nei cunicoli di una fabbrica, al buio, con scarso cibo e poca acqua, per di più sporca, preso a cannonate, con la certezza che neanche capitolando avrei avuto speranza di vita. Poi ho fatto attenzione alle parole che sono chiaramente di stampo prog e, tra i vari passaggi si ascolta:

Lascerai gli amici tuoi, lascerai la donna tua.

Che sarà vicino a te, la tua bocca bacerà,

ormai stanca di parlare.

Poi la morte vi avrà

 E poi prosegue per terminare con questa frase:

Ma la morte è amore, e con lei potrai sapere

Che cos’è l’Umanità, dove c’è la verità, la tua voce, libertà.

E così ho visto che qualcuno è riuscito a emergere dal buio per arrivare in un’altra città che è subito stata oggetto di bombardamenti, mentre di tanti altri se ne sono perse le tracce. Come dell’umanità, se mai ce ne fosse stata una.

Veniamo ora al gruppo che esegue il brano: come sopra scritto si tratta dei Triade, uno dei tanti piccoli gruppi che hanno scritto la storia del prog italiano, uno dei tanti che sono riusciti ad incidere un loro album, a partecipare a qualche mega raduno musicale tipico di quegli anni per poi sparire nell’indifferenza generale.

Nascono per iniziativa del bassista Agostino Nobile che ha nel suo curriculum esperienze nell’area fiorentina, prima nei Mostri e poi nei Noi Tre insieme a gente del calibro di Franco Falsini e Paolo Tofani. In seguito all’incontro con il tastierista Vincenzo Coccimiglio innamorato di Bach e Chopin, si ritrova in perfetta armonia e, dopo lunga ricerca trovano anche il batterista, Giorgio Sorano. Il produttore Elio Gariboldi li scrittura e li mette sotto contratto per l’etichetta Derby, quindi li manda subito in sala d’incisione per la realizzazione del loro album dal titolo “1998: la storia di Sabazio”.

Subito sono forti i riferimenti agli EL&P, come già scritto. Il disco è una suite composta da brevi brani di cui un paio cantati. Molta attività live, suoneranno insieme alla PFM, al Banco del Mutuo Soccorso e con Franco Battiato, ma nonostante ciò il loro album passa pressoché inosservato.

Quando il loro produttore, Gariboldi si trasferisce in Germania per lavorare alla filiale tedesca della CBS per i Triade si apre un periodo di grande confusione, il loro nuovo produttore Bob Lombroso vorrebbe che loro cambiassero genere e stile musicale, virando verso un repertorio di più facile presa. Il trio si dimostra compatto nel rifiutare tale soluzione, ma di li a poco arriverà a sciogliersi.

Coccimiglio rifiuta di unirsi ai Dik Dik, mentre Nobile formerà un nuovo trio, con buoni risultati, ma non tali da lasciare ulteriore traccia. Entrambi rientreranno nel circuito dei pianobar e, pur con molte ipotesi di riunione, non la faranno mai. La scomparsa nel 2012 di Coccimiglio metterà definitivamente la parola fine alla loro avventura.


 Il Mito Ostinato ritorna lunedì 6 giugno


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4 Comments

  1. Gabriele Monacis Reply

    Caro Gianfranco, compagno di tante avventure di gioventù,
    il tuo articolo dedicato al gruppo Triade con la loro canzone Caro fratello, mi ha fatto tornare alla mente la penosa storia durata vent’anni della vergognosa crociata contro gli Albigesi ( 1209-1229). Quando chiesero ad Aranaud Amaury arcivescovo di Narbona incaricato di sterminare gli Albigesi asserragliati a Carcassonne , come potessero riconoscere i Catari dagli altri e lui rispose: ” Uccideteli tutti, sarà Dio a distinguerli. La barbarie umana non ha mai fine ” Ancora tuona il cannone, ancora non è contenta di sangue la belva umana” cantava Guccini tanti anni fa. Quindi le parole della canzone che tu ha citato sono assolutamente attuali per coloro che combattono in Ucraina contro gli invasori :
    “Lascerai gli amici tuoi, lascerai la donna tua.

    Che sarà vicino a te, la tua bocca bacerà,

    ormai stanca di parlare.

    Poi la morte vi avrà…”

    E poi prosegue per terminare con questa frase:

    “Ma la morte è amore, e con lei potrai sapere

    Che cos’è l’Umanità, dove c’è la verità, la tua voce, libertà”.
    Teniamocela stretta la nostra LIBERTA’ per onorare coloro che per essa sono stati trucidati dalle bestie della guerra.

  2. Claudio Savergnini Reply

    Menomale che Gianfranco c’è!
    Scusami questo esordio… non volevo metterti in parodia con la canzoncina su Berlusconi, ma intendevo solo dire che il tuo articolo è arrivato giusto in tempo per farmi sbollire un po’ il nervoso che mi era preso, proprio stamattina, leggendo su La Stampa una notizia di carattere musicale (ho visto poi che ne parlano anche sui quotidiani on line).
    Ho letto della bagarre che si è scatenata per il concerto in un circolo ARCI di un nuovo gruppo rap-trap che si chiama “P38 – La Gang” costituitosi nel 2020, i cui componenti si esibiscono travisati con dei passamontagna, portano sul palco la bandiera delle Brigate Rosse e cantano testi zeppi di riferimenti ai terribili anni di piombo. Il nervoso mi è venuto per due ragioni: una perchè sono andato subito ad ascoltarli e le prime quattro-cinque canzoni dell’abum sono tutte sostanzialmente uguali, ma ci può stare… se l’estro compositivo degli autori è scarso non si può pretendere gran varietà di armonizzazioni, d’altra parte noi sappiamo che anche con gli stessi pochi accordi si possono musicare più brani; il fatto è che oltre alla similitudine interna, i pezzi sono uguali a una moltitudine di composizioni di altri gruppi o solisti che popolano il mondo della musica trap. Se consideri poi che ad un primo ascolto non si comprende nemmeno il testo (che è urlato in italiano) e l’unica sensazione che provi è che devono aver ruotato la manopola dell’auto-tune al massimo, capirai che sono rimasto un po’ deluso! Io spero sempre di scoprire qualcosa di nuovo e invece… ma fin qui era solo delusione… sono diventato nervoso invece scoprendo che di questi musicisti si sta occupando la Digos, che stanno cercando di identificarli (sono noti per ora soli i loro nomi d’arte) che sono accusati di apologia di terrorismo, che se ne stanno occupando ben due Procure, che sono già pronti degli avvisi di garanzia e insomma che si è attivato tutto l’armamentario utile a dar loro visibilità. Non ho avuto tempo di andarmi a leggere molti dei loro testi, perchè li ho scoperti solo oggi a metà giornata (ne ho letto qualcuno per capire bene cosa dicessero) per cui non so se veramente i loro testi contengano tutte le ipotesi di reato che dagli articoli dei giornali gli vengono attribuiti e non sto nemmeno a disquisire sul gesto artistico o la libertà di espressione, dico solo che secondo me sarebbe stato meglio lasciare che restassero nell’ombra il più possibile. Sì, nella prima strofa di un brano si sente chiaramente una bestemmia e, lo dico da non credente, non è mai un bel sentire, però dal 1999 in Italia la bestemmia non è più reato penale ma è derubricata a illecito amministrativo; in più di un brano poi si palesano espressioni poco edificanti nei confronti dello “sbirro” (leggasi: poliziotto, o carabiniere) facendo intuire che a quelle figure istituzionali non sarebbe male se capitassero brutte cose e così di seguito, con volgarità assortite spesso usate più per esigenze di metrica che non per dare maggiore icasticità al verso. Insomma, deludente il prodotto musicale e molto deludente il fatto che venga dato loro risalto mediatico. E’ comprensibile l’indignazione del figlio di Marco Biagi, (che fu ucciso 20 anni fa dalle Nuove Brigate Rosse) e io riesco anche a immaginare il dolore della famiglia di Aldo Moro nel vedere sulla copertina dei P38 una Renault 4 rossa col portellone posteriore aperto e un corpo rannicchiato sul pianale (che si intuisce essere quello di Moro assassinato) ma quel dolore e quella indignazione secondo me dovevano trovare sollievo tramite una denuncia in commissariato e non sulla carta stampata! Ora invece quegli emeriti sconosciuti dei P38 sono diventati famosi e, ti assicuro, non per meriti artistici! Sulla pagina Facebook del gruppo è subito apparso questo comunicato:
    «A quanto pare il giorno è giunto: il variopinto mondo del giornalismo italiano si è finalmente accorto di noi. Benvenuti; siete in ritardo, ma vi aspettavamo». 
    Capito? Io non li apprezzo come musicisti ma come esperti di marketing devo fargli tanto di cappello perchè proprio quel “sistema” che in modo così triviale loro spernacchiano si è fatto in quattro per fargli tanta pubblicità gratuitamente!
    Quindi grazie Gian che ci sei almeno tu a ricordarci di Emerson, Lake & Palmer e che con i tuoi preziosi link ci permetti di ascoltare gruppi poco noti che non hanno avuto grandi fortune a livello discografico, ma a cui va riconosciuto il merito di aver fatto della bella musica!

    P.S. ammetto che con questo intervento ho contribuito un pochino anch’io alla “visibilità” dei P38 e me ne dolgo, ma considerato che questa rubrica raramente supera il numero di 160 visitatori, mi consolo del fatto che non posso aver fatto troppo danno… A questo punto, se vuoi farti un’dea di prima mano di quanto ho descritto, ti metto il link a uno dei loro testi:
    https://genius.com/P38-ita-ghiaccio-siberia-lyrics
    e se lo vuoi anche ascoltare cerca su Youtube: “P38 – Ghiaccio Siberia”. Come sai io non sono un esperto di musica e sarò ben lieto di ascoltare il tuo parere nel caso non fosse in sintonia con i miei giudizi.

  3. Gian Reply

    Come al solito grazie per i vostri interventi.
    Non ho altro da aggiungere se non che sono andato a leggere il testo del brano segnalato da Claudio.
    Una volta letto non me la sono sentita di andare anche ad ascoltarli e credo che anche chi mi segue nei miei articoli avrebbe fatto altrettanto.
    Grazie per paragone con Massimo Oldani anche se avrei preferito quello con Paolo Mixo con cui mi sento musicalmente più in sintonia e che con lui ho anche le stesse prime esperienze radiofoniche nella stessa radio anche se in periodi diversi, io diversi anni prima.
    Alla prossima.

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