CT 6

di Gianfranco Gonella

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Come diceva un amico che non c’è più: “Buona vita”

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Cari amici bradipolettori, ci siamo lasciati la volata scorsa in prossimità delle celebrazioni per il 25 Aprile nonché alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo più, nel nostro caso di elettori piemontesi, anche per le amministrative regionali.

Se da una parte il risultato regionale non ci avrebbe riservato sorprese, purtroppo, come scritto nell’articolo precedente, è stato l’esito delle votazioni europee che invece hanno in qualche modo minato i fragili equilibri sui quali si poggia la democrazia popolare piuttosto che la deriva populista che avanza.

Il voto tedesco e, soprattutto francese, ha portato alla ribalta, se ancora fosse necessario, di quanto la deriva fascista stia nuovamente impadronendosi del nostro continente.

I francesi, democratici, si sono subito mobilitati in vista delle prossime elezioni nazionali indette da Macron che, di fronte alla sconfitta elettorale, ha dichiarato sciolta l’assemblea nazionale, ma non va dimenticato che alle urne è andato il 51% degli aventi diritto, il 49% è rimasto a casa e chissà quanti di questi ultimi adesso è sceso in piazza. Sicuramente c’era da pensarci prima visto che ne eleggevano 81 su 720.

E in Germania dove se ne eleggevano ben 96 a votare si è recato il 65% scarso con il risultato che l’estrema destra si è classificata al secondo posto rompendo di fatto gli equilibri interni che vedono la CDU pronta a dialogare con loro in vista di alleanze future.

E da noi?

Non c’è molto da aggiungere, il partito del nostro primo ministro, tutta patria e famiglia, ma incapace di esprimersi in italiano, si conferma in testa come percentuale di votanti e dei suoi solidali il partito di plastica gioisce per aver superato in percentuale il socio leghista di ben 0,6%, il tutto nel nome del capo spirituale, nel vero senso della parola, che ancora campeggia come presidente nel loro simbolo.

Dei partiti d’opposizione quelli capeggiati dagli ex compagni di merenda, ora fratelli coltelli, non raggiungono il quorum tanto voluto da uno di loro in tempi recenti, e non portano nessun loro rappresentante in parlamento. Il PD guadagna rispetto ai sondaggi pre-elettorali, ma è indubbia l’affermazione dell’alleanza Verdi/Sinistra che arriva a sfiorare il 7%. Tutto questo con una percentuale di votanti che non arriva neanche al 49% degli aventi diritto.

Però un’analisi è d’obbligo: per avendo avuto una percentuale maggiore il partito che si rifà nel nome al nostro inno nazionale dovrebbe pensare che rispetto alle ultime elezioni ha avuto una defezione di 600000 (seicentomila) voti in meno rispetto alle politiche precedenti.

Niente in confronto al M5S che ne lascia per strada quasi 2 milioni o al partito del ministro pontiere che di voti ne lascia per strada 400000, ma se vogliamo confrontare con quanto aveva preso 5 anni fa sempre alle europee i voti mancanti sono 7 milioni. I Dem invece riescono a incamerare 250000 (duecentocinquantamila) voti in più rispetto a due anni fa, ma ancora mezzo milione in meno rispetto alle elezioni del 2019con Zingaretti alla segreteria. Notevole il balzo in avanti di AVS che incrementano di 500000 (cinquecentomila) rispetto al 2022 dove insieme pesavano per il 3,64%. I numeri sono comunque stretti proprio per la bassa affluenza.

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Ma ecco che arriva il bicchiere mezzo pieno: se ad allontanarsi dalla politica troviamo la generazione di mezzo, quella che tutto ha avuto, trovato, grazie ai nostri vecchi, la grande percentuale del ritorno ad una voglia di politica vera, non urlata, l’hanno data i giovani che, finalmente, si sono resi conto di quanto stiamo rovinando loro il Mondo e che, in qualche modo, vogliono porre rimedio.

C’è speranza.

Di quanto è successo poi in questi giorni alla Camera, dell’emissione di un francobollo dedicato a chi elogiava gli assassini di Matteotti, di come le scene della rissa in parlamento ricordi molto quanto successo allora, di chi si indigna perché non si vuole omaggiare in aula un pregiudicato ad un anno dalla sua dipartita, di chi si rifiuta a prescindere di riconoscere il diritto delle donne all’interruzione della gravidanza, di chi si spaccia ministro della cultura e, dopo l’abiura (figurata) del fascismo della presidente del Consiglio in occasione del 25 aprile, chiede che anche  il maggior partito d’opposizione faccia altrettanto sul comunismo dimenticando che questo è già avvenuto qualche anno fa quando Achille Ochetto scioglie il PCI fondando il Partito Democratico della Sinistra e che, in tempi più remoti, Enrico Berlinguer fu vittima di un attentato di matrice sovietica nel 1973 (vedi il Mito Ostinato 8 giugno 2022), ma qui forse è giustificato perché aveva solo 11 anni e, giustamente guardava i cartoni animati.

Ma poi penso che, come ben ha sottolineato Geppi Cucciari in occasione delle premiazioni per il premio Strega, il nostro eroe si ferma sempre solo davanti alla copertina del libro cha va a votare. Di tutto ciò non ne voglio parlare, lascio a voi eventuali rimandi.

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E qui la chiudo passando alla parte musicale. Il brano che dà il titolo a questo mio è eseguito dal gruppo dei Dedalus.

Il titolo CT 6 non ha alcun significato, potrebbe essere un acronimo, mettete voi un significato alla C e alla T, magari fatemelo sapere. Si tratta di un gruppo pinerolese che, unici, riescono a incidere ben due album per l’etichetta storica Trident, prima che questa scompaia. È un estratto del loro primo disco che come titolo riporta solo il loro nome pubblicato nel 1973. I componenti sono Fiorenzo Bonansone alle tastiere, violoncello e voce, Marco Di Castri chitarre e sax, Furio Di Castri al basso e Enrico Grosso alla batteria.

L’album è caratterizzato da un buon sound jazz-rock interamente strumentale dove si alternano parti soliste di sax, piano elettrico, violoncello e naturalmente chitarra. Dopo l’abbandono del bassista come trio incidono un secondo lavoro dal titolo “Materiale per tre esecutori e nastro magnetico” dove si cimenteranno in direzione più d’avanguardia grazie all’uso maggiore dell’elettronica. Continueranno come duo quando nel 1977 anche il batterista lascerà la formazione e si scioglieranno definitivamente nel 1979.

Una riunione avverrà nel 1990 con la formazione del secondo album anche se diversi musicisti entreranno e usciranno nell’attività concertistica fino alla realizzazione di un nuovo lavoro nel 1997. In seguito, nel 2000, Bonansone di cimenterà nel progetto chiamato Bonansone Dedalus Group avente l’intenzione di rilanciare lo spirito anni ’70 dei Dedalus, reinciderà materiale già pubblicato, ma diverso da quanto comunque pubblicato con la Trident. Tutta la loro produzione verrà raccolta in un cofanetto compilation dal titolo “Le ricordanze” edito nel 2017.

Per chi volesse cercare altre notizie su di loro faccia attenzione perché un altro gruppo ha un nome simile, il “Collettivo Dedalus”, gruppo calabrese che ha all’attivo due album autoprodotti negli anni 1990/91, anche loro con influenze jazz. Detto questo buon ascolto del brano dei Dedalus, buone vacanze e, se ci sarà occasione, a rileggerci in autunno. Omaggiando un amico che ci ha lasciato recentemente. Buona vita.

Foto: ansa.it

Qui tutti gli articoli de Il Mito Ostinato

 

4 Comments

  1. Claudio Savergnini Reply

    Non ho ancora deciso se siano più noiosi gli esiti delle votazioni o quelli delle mie analisi mediche.
    Quattro anni fa, appena raggiunta la pensione, ho avuto la malaugurata idea di andare a conoscere il mio medico; ma così, per curiosità, non provavo nessun malessere, mi ritrovavo con del tempo libero e ho pensato di fare un controllo generale della salute. Pensavo che me la sarei tolta con una serie di esami e fine del discorso. Ormai non si può più dire “sano come un pesce” perché tra microplastiche, metalli pesanti e innalzamento della temperatura dei mari anche la fauna ittica ha i suoi bei problemi e allora dirò semplicemente che sono “mediamente sano”. Il dottore però, imperturbabile nello scorrere i fogli dei vari referti, mi ha poi salutato dicendomi: “tutto bene, ci rivediamo fra sei mesi e rifacciamo un controllo…” Boh… sarà la prassi… diligentemente mi sono sottoposto ad un’ulteriore batteria di esami e dopo sei mesi: “mmh, il PSA è nella norma, ma il valore è vicino al limite…” altri controlli: prostata, creatinina, citologico, urocoltura e già che c’era: “fumi?” “ una decina al giorno…” “smetti di fumare.” E poi: “peso e statura?” glie li confesso e lui: “sei sovrappeso, devi fare più movimento, ridurre consumo di zuccheri, elimina il sale, i grassi e…” il resto ve lo risparmio, non lo so nemmeno io, non stavo più ad ascoltare. Insomma sono quattro anni che a cadenze regolari porto le urine, lascio del sangue per i vari test e le sale d’apetto dei laboratori sono diventate i miei luoghi d’elezione per la lettura dei quotidiani. Ovviamente la frequentazione di tutti questi laboratori di analisi ha come risultato un proliferare di referti che, naturalmente, prima di esibire al mio medico, consulto e confronto da me. Il colesterolo ad esempio è come nei film americani, dove ci sono il poliziotto buono e quello cattivo che fanno gli interrogatori: l’unica differenza, nel mio caso, è che sono io a interrogare HDL e LDL e mai una volta che abbia soddisfazione di trovare una tendenza uniforme! In certi casi uno prevale sull’altro, sei mesi dopo sono a ruoli invertiti e, perbacco, se ne valuto le differenze percentuali, da una volta, all’altra siamo nell’ordine del 2 virgola qualcosa o dello zero e un pochettino, insomma ben lontani dalla soglia di sbarramento del 4%; l’unico vantaggio è che colesterolo, glicemia e acidi urici non fanno campagna elettorale e non mi esibiscono i loro sondaggi in previsione delle prossime analisi. Ma vi assicuro che consultare quei referti è di una noia mortale; forse e dico forse, un po’ meno noioso che apprendere degli esiti delle votazioni che Gianfranco non si è peritato di propinarci. Questi due aspetti della vita sono entrambi delle questioni oziose per me,; a che pro fare tutti ‘sti controlli, quando il finale è già scritto per tutti? Vuoi da sani che da malati arriveremo tutti inesorabilmente alla tomba; così come sia con la destra al potere o la sinistra a governarci andremo tutti quanti a catafascio (e già se ne ha qualche avvisaglia, dacchè l’attuale governo pare orientarsi proprio verso il cata… fascio!).
    Poi, si sa, la colpa è di tutti (perlomeno dei tanti) che non vanno a votare. Io personalmente non ho mai mancato al mio dovere civico, ma confesso che sto accarezzando l’idea di unirmi alla massa degli astensionisti… però non intendo disertare le urne, tutt’al più alla prossima occasione diserterò le… urine! Ecco, consegnerò la provetta vuota e me ne andrò al mare! E colà giunto mi farò una nuotatina e la pipì la farò nel mare; così perlomeno, con tutte le medicine che, nonostante sia sano, devo già prendere, aiuterò la fauna ittica ad affrontare la sua ormai difficile vita acquatica.

  2. Giuseppe Reply

    Ci sarebbero diverse cose da dire, riduco il mio commento indirizzando un messaggio alla cosiddetta opposizione: Fate e dite qualcosa di sinistra… la scelta di Ilaria Salis dovrebbe insegnare qualcosa, meditate gente meditate… Prendendo spunto dal divertente e puntuale commento di Claudio potrei parafrasare un vecchio lavoro di Giorgio Gaber: Far finta di essere sani…

  3. Smaldone Remigio Reply

    Il “vento di destra” in Europa diventa storicamente “normale”, quando i governati “borghesi” (attualmente definiti “moderati”) soprattutto delle varie nazioni egemoni fanno scelte fortemente antipopolari e gli “illuminati” sedicenti di sinistra (Blair, Renzi, Calenda e altri del loro calibro) abbracciano soluzioni “liberiste”. La sfiducia dei ceti popolari bistrattati li porta ovunque a “dimenticare” la Storia passata e ad invocare “l’uomo solo al comando”. Il preoccupante astensionismo sempre più diffuso nell’elettorato europeo favorisce le militanze politiche “compatte” e lascia più potere alle forze politiche votate a “nostalgie pericolose”. Le vere forze progressiste (sinistra e “zone limitrofe”) si devono unire su obbiettivi comuni a difesa della democrazia, del pluralismo e dei diritti sociali, economici, lavorativi e culturali delle masse popolari tutte.

  4. Smaldone Remigio Reply

    Confesso la mia abissale ignoranza musicale, ma i Dedalus non li ho mai sentiti nominare. Bravo Gianfranco a dare lustro anche a personaggi o gruppi musicali non pubblicizzati dai media del settore musicale.

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