Il Verdello E La Cabianca

di Laura Morelli

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1953 il pro Buhl apre una via con bici e picozza 2022 dalla bassa al lago Cabianca con bici e scarponi

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Luglio 1952

E’ un venerdì mattina quando Hermann Buhl parte da Innsbruck/AU in bicicletta. In bici si fa 300 chilometri tra andata e ritorno per raggiungere la base della parete nord-est del Pizzo Badile e lo scala in solitaria in 4 ore. Sarà di ritorno la domenica per essere puntuale sul posto di lavoro il lunedì.

LIBRO: Hermann Buhl, E’ buio sul ghiacciaio, 1954

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Estate 2021

La bicicletta e il badile

Regia di Alberto Valtellina, Maurizio Panseri

Questo documentario ricostruisce la storia dell’impresa di Buhl allargando lo sguardo a cosa significhi oggi la passione per la montagna. Maurizio Panseri e Marco Cardullo rifanno il percorso di Buhl e ci offrono l’occasione per ricordare e rivivere lo spirito dell’alpinismo motivato solo dall’amore per imprese che mettano l’uomo a contatto diretto con la natura e con se stesso nel profondo.

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17 luglio 2022

LA MORE verdello-carona

E’ un pezzo che mi gira in testa l’idea. copiare il Maurizio Panseri che ha copiato l’Hermann Buhl… ma più in piccolo. quello che mi accomuna al Buhl è la povertà e l’amore per imprese che mettano a contatto diretto con la natura. con me stessa. con il piacere degli incontri.

Domenica parto da Verdello (Bg) per la ciclabile della val Brembana fino a Carona alta val Brembana. lascio la bici e salgo con lo zaino e la tenda. dormo vicino al rifugio Calvi. il giorno vado al lago Cabianca. vedo altri laghetti che non esistono più. scendo per un solco non segnalato e incrocio il sentiero estivo alla chiusa dell’Enel. ci sono le bandierine del tracciato della Orobie Skyraid. fa caldo. capisco perché lo chiamano sentiero estivo. immerso nell’ombra. mi immagino quelli che davvero lo facevano per lavoro. per vivere o per sopravvivere scappando. arrivo a Colere. riprendo la bici e mi fermo a Verdello.

La ciclabile della Val Brembana è il tracciato della ferrovia costruita nel 1905. è stato percorso anche dalla regina Margherita quella che mangiava il pollo con le dita. porta a San Pellegrino Terme al grand hotel e al casinò. la belle époque. le gallerie sono scavate a piccone nella roccia. quando entro mi vien la pelle d’oca dalla goduria…fresco siii… penso alle famigliole milanesi… dovrebbero andare a fare i picnic lì dentro. non è più tempo di aiuole di sosta a bordo strada. TUTTI NELLA GALLERIAAA. lo suggerisco anche alla famigliola milanese che è a Branzi per far respirare la bambina neonata. – cosa state qui? andate nelle gallerie! – ma non mi credono… resistenza al cambiamento climatico… preferiscono tener accesa l’aria condizionata tutto il giorno nel forno milanese piuttosto che godere della naturale frescura delle grotte… sembra più accettabile…

Intanto una signora con il corpo da progeria mi chiede se può sedersi al tavolo. parliamo. Borghetto Lodigiano. 64 anni di cui molti in infanzia passata a Branzi. é venuta a vedere i luoghi ricordati ma non li trova. non si ritrova più. parliamo dei neuroni che stanno nell’ano. delle emorroidi e di come siano collegati simbolicamente al sé. dello sguardo e delle parole sconce delle persone quando la guardano. parliamo della bellezza di essere donne e di dire finalmente quello che si vuole dopo i 50 anni. parliamo del suo lavoro e del mio. mi chiede se sono cattolica. ci salutiamo felici.

Arrivo a Carona e cerco un posto dove lasciar la bici custodita. la mia scott del 2000… sicuro che c’è un negozio di sport che magari affitta e-bike. eccolo là. rossi sport. chiuso. devo aspettare alle 15:30. nel frattempo vado al bar e incontro al bancone l’organizzatore della pesca sportiva in corso al lago di Carona. 64 iscritti. hanno buttato in acqua quintali di pesce ma non abbocca. – e quando li avete buttati?ieri… a boh… butti pesce allevato e in un giorno vuoi il pescato… filosofia da supermarket…

Lascio la bici. mi cambio e vado. alla fontanella riempio le borracce e una mamma bionda con bambina bionda addormentata all’ombra mi dice – vai o torni? –  mi indica dove e come prendere il sentiero estivo. come e dove girare per il lago Cabianca – è l’unico che ha l’acqua vedrai che bello dormire lì – salgo e salgo e salgo e inizio a sentire che l’energia sta assottigliandosi. non prendo additivi da molto tempo e voglio che il mio corpo sia ciò che è e non forzato per ciò che vorrei che fosse e quindi…soffro.

Al bivio della diga devo scegliere se andare in rifugio a mangiare o andare al lago. scelgo la cena. tenda nel pianoro abbastanza lontano dal rifugio. tramonto con il drone del rifugista che gira e rompe grandemente le palle. notte con luna piena. al mattino parto più o meno in direzione lago Cabianca. è bello orientarsi con i segni di colore sulle rocce. scudetti biancorossi. ogni tanto cartelli del CAI. Ogni tanto un segno a curva. tutto chiaro. tutto a braccio. passo dopo passo solo nel presente.

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Lago Cabianca. la meraviglia dell’unico lago che è evaporato solo di pochissimo. voglia esagerata di bere di fare il bagno di entrare nell’acqua come una venere vecchia e felice. resisto chissà perché. tolgo gli scarponi e metto i piedi nell’acqua. Aspetto. le trotelle di 5 cm luccicanti a bagliori rossi verdi gialli e marroni curiose e curiose girano attorno ai miei piedi nodosi immobili. chissà che la mia puzza di piedi sudati e umidi sia un’attrazione olfattiva. trotelle sempre più vicine. vorrei che mi assaggiassero. è osservazione all’aspetto. niente caccia grazie! una trotella da dietro il tallone mi mordicchia. che meraviglia. accorrono tutte a cibarsi della mia carne putrida. ordinaria meraviglia. quando non sono più un’attrazione riparto. senza sapere dov’è il sentiero. guardo l’argine e seguo un tracciato di erba secca e terra che gira e si inerpica. eccolo là il cumulo di pietre a segnare il sentiero. mi perdo. scendo il torrente in mezzo ai mirtilli. buoni. scendo ancora nella speranza di incrociare un sentiero. quando del pino di fronte a me vedo solo spuntare la cima… ecco si… segno di scarpata… meglio risalire e cercare una via. avrà fatto così anche il Buhl?!… scusami grande scalatore ma qui c’è una che non sa dove andare… risalgo e riparto dal cumulo di sassi indice di sentiero. da lì in poi fra ferrate che non ci sono. discese nell’erba alta. Buchi orbi di ex laghetti. trovo un sentiero che scende forte e deciso verso la valle. nessun segnale. nessun animale. sentiero solcato in profondità nella terra. il resto è tutto verdissimo. arrivo alla chiusa dell’Enel sul sentiero estivo e mi fermo. che caldo pazzesco. faccio un po’ di streaching perché sento i muscoli che mi chiedono pace. poi piano piano senza fretta e tanta attesa dell’arrivo… arrivo alla fontanella di Carona. chissà se incontro la mamma bionda con la bambina bionda alla fontana. vorrei ringraziarla. riprendo la bici da Rossi sport e John mi dice – sai ho detto alla mia ragazza che c’è una signora che è arrivata da Verdello in bici ed è andata al rifugiovuole conoscerti… è una donna un po’ selvatica – come me allora. lego tutto sul portapacchi e scendo da Luisa. Negozietto di oggettistica in legno. donna della val di Susa. le chiedo – dalla val di Susa a Carona per amore? – silenzio – ho lavorato negli impianti là e mi piaceva molto ma i maschi degli impianti non hanno approfittato della mia passione e competenza tecnica e quindi quando ho saputo che a Foppolo erano in crisi ho pensato di venir qui perché forse ci sarebbe stato posto per me. Finita la stagione ero pronta a tornare in val di Susa e avrei fatto la stagionale un po’ lì e qui ma John mi ha detto: perché non resti? oggi John mi dice – c’è una signora con una bici vecchissima che è arrivata da Verdello.

Salgo sulla bicicletta e scendo la valle. meravigliose discese. sento la temperatura dell’aria che aumenta. reincontro le gallerie amate. alla terza sono sotto Cornello del Tasso ed è subito presente ricordato. sugli affreschi del 400 della chiesa di Cornello ho incontrato per la prima volta il restauro. 1993. mentre scivolo verso l’uscita della galleria è tutto sopra di me. mi balzano chiare le immagini dell’affresco San Giorgio e il drago. Sant’Antonio Abate e la scoperta assoluta che sotto lo scialbo carbonatato come marmo tolto a forza con un trapano e una mola appare un colore acceso assoluto e potente di seicento anni. è qui e così che mi sono innamorata di te. arte. Stupefacente meraviglia.

E poi giù per la valle ad incontrare immagini fuggevoli di un film che non ha alcun senso filmare ma vivere si. andare in bici significa vivere film inaspettati. pellicole della vita. verde. luce. grigio lavagna… ci sono anche cave qui di una pietra che assomiglia alla lavagna. vicino a San Pellegrino Terme vedo un cubetto arancione. lo chiamiamo così. scherzando. con la mia amica rider. a Milano ne abbiamo fatto una mappa perchè la sera è utile sapere dove bersi un caffè mentre lavori. quando ne trovavamo uno nuovo ci scambiavamo le posizioni e lo segnavamo in google maps. mi son fermata e l’ho chiamata – Baby sono davanti ad un cubetto arancione sulla ciclabile –  e giù verso la fine della valle e in pianura. ormai vicina a Verdello. la bassa è un’interminabile distesa di attività accaldate. mentre apro il cancellino di casa ho l’immagine delle gocce di sudore che atterrano sulle ginocchia e spariscono nel movimento. non so quante ore. Tante. ed è già nostalgia.

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499 caratteri x LA MORE

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Per me andare in bici è anche fare incontri casuali con persone interessanti, a conclusione di ogni articolo, vi propongo un piccolissimo scritto di una delle persone che incontro e con cui parlo. Capita sempre che ce ne sia una più ricettiva di altre. In questo caso le/gli parlo di LA MORE e di Bradipodiario.

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Cercate di oziare, se non lo fate mai. Anche il bruco ha bisogno del suo tempo di ozio per diventare farfalla. In quella fase si chiama crisalide. Da fuori sembra non stia facendo niente, invece dentro è tutto un mondo in subbuglio: aspetta il grande evento, ma ancora non sa qual è. Poi si gonfia, pulsa, spinge e fa una grande fatica. Alla fine rompe il guscio: si affaccia e dopo aver scoperto le ali, conoscerà un nuovo punto di vista. Cercate di oziare qualche volta, potreste addirittura volare. Luisa Capellino

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Foto Laura Morelli

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La More ritorna mercoledì 26 ottobre

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