Tra Cielo E Terra

di Rino Sciaraffa

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Scrutare il cielo, perdendo lo sguardo nel buio, trovando luce e i diversi significati che diamo ad essa.

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L’altopiano dell’Acrocoro in Etiopia è uno dei posti più suggestivi del continente africano. Il nome deriva dal greco (ἄκρος, “elevato”, e χῶρος, “regione”) e non a caso viene anche chiamato il “tetto dell’Africa”, con i suoi dislivelli che si alternano fra i duemila e i quasi quattromila metri sul livello del mare. Da quest’area si alternano bassopiani e steppe e le fenditure del terreno che sono l’area più settentrionale della Rift Valley.

La luce intensa del giorno si affievolisce dolcemente dispiegando sfumature di colori all’imbrunire. La luce sembra vinta dall’oscurità, a poco a poco quasi in un gentile passaggio di mano. Luce e buio non sono in lotta reciproca nella loro antitesi, sono compagni di viaggio. La notte prende il suo spazio, attenua ogni contorno, rende indefinito l’orizzonte che tanto affascina chi visita questo Continente. Tutto viene avvolto dal buio più profondo e se noi siamo abituati alle luci che si vedono all’orizzonte nelle nostre strade di campagna o in montagna, qui le luci più intense le devi osservare alzando la testa e coglierle oltre l’orizzonte. Il cielo notturno è un’infinità incalcolabile di stelle e se l’orizzonte del giorno dona la sensazione del finito, del limite, del percepibile, la notte, con la sua oscurità ti regala l’infinito; la notte ed il buio ti portano a scoprire ciò che è invisibile. La luce del giorno ti fa scorgere ciò che è a qualche migliaio di metri dal suolo, gli uccelli del cielo, le nuvole, la troposfera e l’esosfera. La notte, quando la percezione visiva viene annullata ti regala le stelle che sono a milioni di kilometri dalla terra. La luce del giorno ti fa vedere quello che è l’ora, l’oggi, il momento attuale, mentre la notte ti fa vedere stelle che hanno fatto viaggiare la propria luce per milioni di anni. Nella notte abbiamo l’immagine di ciò che oggi non c’è più ma che fu originata molto prima che la nostra memoria possa andare indietro nel tempo. Solo quando tutto è avvolto nelle tenebre godiamo della vera dimensione dell’uomo sulla terra: il finito a confronto con l’indefinibile infinito.

Le stelle, la prima cartografia che ha insegnato all’uomo quanto lo spazio a sua disposizione su questa terra andava oltre i confini delineabili di fiumi, valli e monti. Gli astri sono stati da sempre oggetto di osservazione ed hanno segnato la cifra dell’immanente e del trascendente: stelle che indicano le stagioni e stelle che segnano il mistero dell’universo in un gioco tra sperimentabile e non conoscibile, tra empirico e misterioso; cielo stellato che ha sempre ispirato l’uomo a pensare di essere nel confine indelineabile tra il sacro ed il profano, tra la materia ed il divino.

Quando perdiamo la luce acquisiamo il buio che ha sempre spaventato l’uomo, ma che lo spinge a pensare oltre sé stesso, oltre il materiale, l’incipit della dimensione spirituale dell’uomo.  Le religioni ancestrali vedevano nei cieli stellati la propria finitezza: in Alto l’immutabile infinito ed in basso il caduco finito. Cosa abbia aperto le porte alla percezione del Sacro nel cielo non potremmo mai saperlo di preciso, se la paura del nostro finito e della nostra mortalità o la forza dell’infinito e della sua intrinseca grandezza. Mi vengono in mente, in questa notte stellata dell’Africa, le parole tratte dalla sapienza ebraica, nel libro dei Salmi, quando un uomo ha messo in versi questo mistero: Se guardo in cielo le stelle, che cos’è l’uomo che tu perché Tu te ne ricordi?

Anche io guardo il cielo stellato in questa porzione di terra d’Africa, ne rimango estasiato, incantato e mi rendo conto che sto amando il buio, il silenzio, ma tutto questo non può che aprirmi al fascino della luce, della vita che riprende, dei suoni e dei rumori che riempiranno la mia giornata di domani. In questi opposti è il fascino della nostra esistenza.

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Foto: Jess Kraft/shutterstock

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Il Mondo In Parole Povere ritorna martedì 7 febbraio

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27 Comments

  1. Rossana Zanetti Reply

    Il fascino della notte, l’immensitá dei cieli…meraviglioso. Ed è vero, davanti allo spettacolo di un cielo stellato ti rendi conto della tua finitezza e di quanto tu possa essere piccolo davanti alla grandezza del creato ed all’immensitá del Creatore. Grazie per aver raccontato le tue emozioni. Arrivano sempre dritte al cuore.

    1. Rino Reply

      Grazie Rossana, verissimo, il cielo dell’Africa, cosi luminoso di notte con le sue migliaia di stelle fa comprendere la nostra finitezza… Grazie del tuo commento

  2. Annamaria cappitella Reply

    Nel buio della notte c’è la tranquillità dove ognuno scruta la calma e il silenzio per poi aprirsi al calore della luce grazie per rendere profonde due realtà espressioni anche di noi stessi

    1. Rino Reply

      Grazie Annamaria, hai descritto una splendida immagine. Nel mio prossimo articolo farò il percorso inverso, dall’oscurità alla luce.

  3. Marta B. Reply

    Grazie Rino, per questo viaggio tra luce e scuro nei cieli africani”.Solo quando tutto è avvolto nelle tenebre godiamo della vera dimensione dell’uomo sulla terra: il finito a confronto con l’indefinibile infinito.”per riprendere le tue parole. Nel buoi e nel silenzio incontriamo noi stessi. Alla prossima

    1. Rino Reply

      Grazie Marta. Parlando di cieli africani so che tu ne sai qualcosa, ricordando il ns viaggio di staff in Kenya, seppur essendo vicini a Nairobi, li l’inquinamento luminoso lo rendeva un pò diverso. Grazie del tuo commento che apprezzo sempre.

  4. Nicola Laricchio Reply

    Grazie Rino per la bella riflessione. È proprio vero che nel buio si riesce ad apprezzare maggiormente la luce. Un abbraccio

  5. Roby Reply

    Nel buio della notte le nostre pupille si dilatano e ci permettono di percepire qualche dettaglio, ma non troppe cose, giacché l’esperienza del buio è necessaria per ricordarci che siamo stati dotati di altri sensi, oltre quello della vista. Per me il buio non è mai stato sinonimo di silenzio ma di ascolto. Come si possa stare in silenzio, non lo so, poiché i miei pensieri “parlano” in continuazione e spesso fanno un grande rumore, esigendo di essere ascoltati. Tra l’altro – appunto per il fatto che non lo concepisco – non amo il silenzio, bensì la quiete, la pace. Posso certamente evitare di emettere suoni con la bocca, ma solo allo scopo di ascoltare qualcun altro o me stesso. E finché lo faccio, medito, ragiono, su quello che ascolto e cerco di metterlo in ordine, di capirne il senso, in una sorta di silenzio che silenzio non è.

    Ti ringrazio Rino per la riflessione “sulle stelle”, ha dei rimandi biblici notevoli che proponi senza eccessi e con grande delicatezza.
    Sai, guardo spesso le stelle del cielo, ogni qualvolta il grigiore della pianura padana me lo permette. ovviamente. Usiamo espressioni come “infinitamente” grande pur sapendo che, da qualche parte, ciò che chiamiamo universo ha tracciati i propri confini. D’altronde anche gli scienziati spesso usano dire che siamo fatti di particelle “infinitamente” piccole.
    Non solo viviamo all’interno di una vastità immisurabile e incomprensibile, nelle dimensioni del “grande” e del “piccolo” ma abbiamo ricevuto il dono di poter contemplare tanta bellezza, ogni uomo, a modo suo, lo fa. Questa vastità ci appare infinita, pur non essendolo, perché in ogni uomo, nel suo pensiero, credente o non credente, alberga il senso dell’infinito dal quale proviene ed andrà.

    “Dio ha fatto ogni cosa bella al suo tempo: egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell’eternità, sebbene l’uomo non possa comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta.“ (Ecclesiaste 3:11)

    La citazione biblica la faccio io 🙂

    1. Rino Reply

      Caro Roberto, grazie per le tue belle riflessioni che starebbero bene all’interno di quanto ho scritto io. Sarebbe bello farne uno a quattro mani. Un caro abbraccio caro amico

  6. Franca Pilotto Reply

    La notte non dominata dalla luce artificiale è un’emozione ancestrale, che ci riporta a un tempo dove ogni ora del giorno era scandita da riflessioni e azioni. Mi piacerebbe molto vedere quel cielo stellato, privo di altre luci, per ascoltare il silenzio che permette l’ascolto anche di se stessi, per ritornare a riflettere sul mio finito e infinito. Qui in città non è più possibile avere questa possibilità tutto è sempre illuminato e come hai scritto tu ci riporta sempre a vedere il nostro finito, le nostre incombenze ma, abbiamo bisogno di incontrare Colui che è Infinito, come un cielo stellato.

    1. Rino Reply

      Anche io amo il cielo stellato e amo potermi perdere nel silenzio, che spesso non è mai silenzio assoluto….il silenzio dobbiamo costruircelo dentro.
      Grazie Franca per la tua riflessione.

  7. Aldo Palladino Reply

    Davvero interessante considerare il buio della notte e la luce del giorno come “compagni di viaggio”. Sono ambedue necessari alla nostra vita e dunque dobbiamo considerarli un dono prezioso di Dio da valorizzare dando loro il significato che tu hai saputo esprimere con parole che somigliano alle pennellate di un grande pittore su una tela. Grazie, caro Rino.

    1. Rino Reply

      Caro Aldo, grazie per questa tua osservazione.. si l’incedere costante di notte e giorno ci accompagnano in tutta la vita. Grazie per aver paragonato le mie parole a pennellate…ne sono lusingato. Spero di poter continuare a “dipingere” scrivendo.
      Un caro abbraccio

  8. SIMONE GASTALDI Reply

    Grazie Rino per questa stupenda riflessione e per queste parole che sono davvero emozionanti e di grande aiuto.

  9. Cinzia Reply

    Il cielo stellato,…….un quadro pieno di luci che Dio stesso ha dipinto

    E mi sento piccola di fronte a questa grandezza✨✨✨✨✨✨

    Rino Sempre molto profondo nelle tue riflessioni!!

  10. CLAUDIO CAVALIERI Reply

    “Cosa abbia aperto le porte alla percezione del Sacro nel cielo non potremmo mai saperlo di preciso, se la paura del nostro finito e della nostra mortalità o la forza dell’infinito e della sua intrinseca grandezza”.

    Grazie Rino per questa profonda riflessione; questa frase in particolare fa riflettere molto.

    1. Rino Reply

      Grazie a te caro Claudio per il tuo commento… potrebbe essere oggetto di riflessione insieme quando ci incontriamo e ragionarci insieme!

  11. Roberto Reply

    L’ombra della luce cantava Battiato nel suo periodo di ricerca mistico/spirituale….. Profonda riflessione, un caro abbraccio.

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