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Memorie

di Rino Sciaraffa

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I luoghi di memoria e luoghi di guarigione

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Tutta l’area del “Nuovo Mondo” fu teatro della tratta degli schiavi. Gli europei, si stima approssimativamente, strapparono dalla loro terra circa 12 milioni di africani per portarli a lavorare come schiavi nelle terre colonizzate; si suppone che altri 4 milioni siano morti durante il tragitto dell’Atlantico. La nostra epoca è abituata a ribattezzare le tragedie della storia e nemmeno il fenomeno dello schiavismo ne è stato esentato. È stato chiamato “Black Holocaust” (olocausto nero), oppure, per quanto riguarda l’area islamico-africana, maafa (in lingua swahili: grande tragedia o disastro). La pratica, ampiamente utilizzata per circa tre secoli, fino alla definitiva abolizione nel XIX° sec., era comune anche in Africa, dove i prigionieri di guerra erano ridotti in schiavitù e spesso venduti agli europei. Questi ultimi, ampliando la loro influenza militare anche nel continente africano, decisero di “far da sé”, in questo perfido e redditizio mercato di esseri umani.

Queste tragedie umane hanno monumenti di ricordo, una memoria che è duplice: rivolta al passato ed al presente-futuro, come monito a ciò che non sarebbe mai dovuto accadere e non dovrebbe mai più accadere, pietre miliari che si costruiscono ad esorcizzare il presente anemico di memoria storica dell’umanità.

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Emancipation Park, a Kingston, in Jamaica, celebra la fine della schiavitù nell’area caraibica. Un parco enorme, dove oggi, si fa jogging tra le piante tipiche dell’area caraibica, immersi in profumi e colori, si va a passeggio serenamente fra fontane e piccoli ruscelli, dove turisti distratti ammirano un pezzo di natura locale e diverse sculture contemporanee. Si vaga tra Ibiscus, orchidee, rose e immense palme; un piccolo paradiso terrestre pensato per non voler far memoria del dolore. Generalmente sono coloro che hanno subito violenza che ricordano la violenza subita ed i propri storici carnefici che cercano di esorcizzarla. Questo luogo sembra esser stato pensato per far pace con la memoria, non la dimentica, la rielabora, la supera, la esorcizza, la emancipa, come nel nome stesso del luogo.

La memoria deve essere indelebile altrimenti non si fa memoria, eppure la stranezza è che, all’Emancipation Park, essa viene emancipata, che etimologicamente è “ex (non più) – mancipum (dominio)”. Una memoria che passa oltre, che non ti domina più, memoria libera da sé stessa e dal suo passato, che è la ragione stessa della memoria relegandosi al passato.

Dentro questo parco, fra tante altre statue, si eleva per una altezza di 3 metri, l’opera di Laura Facey,  artista contemporanea giamaicana, chiamata Redemption Song, proprio come la celebre canzone di Bob Marley. Questa opera rappresenta un uomo e una donna, l’uno di fronte all’altro, completamente nudi, con i volti che guardano verso l’alto con un viso che descrive la fine di un dolore e di una speranza che li porta verso un futuro libero. Il simbolo del trionfo sulla schiavitù, non fa memoria del passato: è celebrazione del futuro, è emancipazione di quanto doloroso avvenne, perché è nel momento in cui rielabori memoria, dimentichi-ricordando. Si fa memoria dimenticando, come traiettoria di una vita che sa guarire dai fantasmi del passato e si fa, in questa prospettiva, definitivamente libera, libera da se stessa.   

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Foto: Rino Sciaraffa

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Il Mondo In Parole Povere ritorna martedì 12 dicembre

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19 Comments

  1. Luca Origgi Reply

    Amo molto leggere i tuoi articoli, sempre interessanti e fatti benissimo, grazie Rino, Un abbraccio!
    Luca

  2. Alessandro Dipietro Reply

    Intenso e coinvolgente… Come sempre… Altro non posso aggiungere se non citando una frase J. Irving ” Crediamo di avere una memoria, ma è la memoria che ha noi… “

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie Alessandro. Detto da te per me è un complimento più che doppio. Grazie di cuore anche per la citazione…me la segno!!!

    1. Severo Andrea (Rino) Sciaraffa Reply

      Grazie a te Rossana. Grazie per essere cosi costante nella lettura e nei commenti dei miei racconti.

  3. Alessandro Andreotti Reply

    Grazie Rino per questa piacevole riflessione. La schiavitù ha accompagnato la storia dell’umanità per quasi tutto il suo corso. Non è facile per noi immaginare che anche durante il Rinascimento quel sistema di valori fosse ampiamente in vigore e che gli schiavi abbiano contribuito a costruire alcuni dei nostri monumenti più famosi. Soltanto negli ultimi 2 secoli (più o meno) la schiavitù è stata resa illegale in occidente, ma questo non senza dolore e non senza il lungo strascico del razzismo, che purtroppo non abbiamo ancora saputo abbandonare.
    Grazie per averci fatti riflettere con il tuo articolo.
    Saluti,
    Alessandro

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie Alessando. Si legge tutto il tuo amore per il Diritto nel tuo commento. Si la storia della schiavitù è complessa e lunghissima…affonda nei secoli e tutti i grandi Imperi del passato.
      Ora abbiamo le neo schiavitù, sparse per il mondo ed anche all’interno dei nostri confini, basti pensare a quanti lavorano per paghe da schiavi in diversi lavori.

  4. Franca Pilotto Reply

    Ancora una volta descrivi così bene che sembra di vedere i posti.
    La memoria serve è l’identificazione di una vita, colei che ci apprezzare o denigrare ciò che siamo. Ma chi non ha memoria diretta dell’accaduto tende per forza di cose a guardare avanti,come questo parco che ha ingentilito la sofferenza di milioni di persone.
    Grazie Rino

  5. Alessandro Reply

    Grazie Rino per questo ricordo e di questa immagine che ci ricorda di come eravamo e siamo in alcune zone del mondo e talvolta anche nel nostro cuore, desiderosi solo di profitto e carichi di pregiudizio .
    Ricordare i nostri errori ,ma ricordare pure gli avvenimenti che ci hanno emancipato e guarito ci aiuta a vederci non più come avversari ma facenti parte dello stesso popolo che marcia verso lo stesso traguardo.

    1. Rino Reply

      Grazie Alessandro per i l tuo commento. Emanciparsi, rendersi liberi… un esercizio di memoria ma anche, come dici te, di cuore….
      Grazie per la tua riflessione

  6. Marco Porta Reply

    Grazie Rino, è piacevole leggerti e riflettere sugli spunti che ci dai. Pensieri che pur parlando di un dolore distante lasciano il sapore della speranza lontana e vicina.

    1. Rino Reply

      Grazie Marco, Hai ragione dobbiamo avere un senso profondo di speranza e di futuro, quel futuro, che in molte circostanze, viene negato.
      Grazie del tuo commento e della tua lettura del mio racconto.

  7. Nicolò Garofalo Reply

    Incredibile come facilmente dimentichiamo il passato e la storia dove ha lasciato il segno nell’umanità. Credo che la storia dell’uomo sia come un percorso di un bambino fino alla sua maturità. Non saprei immaginare cosa ci porterà nel futuro. Grazie per questa riflessione che mi fa pensare molto al valore della vita di un essere umano in quel periodo.

    1. Rino Sciaraffa Reply

      Grazie a Te Nick per il tuo commento. Si, ho lavorato spesso sul tema della memoria in questi ultimi mesi e in articoli precedenti. In questo, in particolar modo ho voluto ragionare sulla memoria-guarita. Grazie ancora per come segui Bradipodiario

  8. Marta Borsellino Reply

    “Dimenticanza è sciagura, mentre memoria è riscatto.”
    Anneliese Knoop-Graf
    Grazie Rino, le tue riflessioni sono sempre profonde.

  9. Filippo Privitera Reply

    Grazie per i tuoi articoli sempre molto puntuali, ricchi di dettagli, carichi di un vissuto che riesci a trasmettere regalando emozioni e riflessioni profonde come la bellezza del tuo animo! Grazie Rino, perché non ti fermi mai all”apparenza della superficie, ma spingendoti oltre introduci chiunque legge i tuoi racconti in un MEMORABILE viaggio, la vita.

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