I Miei Tre Buoni Propositi

Quest’anno punto in alto: ma comunque vada non potrà essere peggiore di questo 2020, no?

⇒ di laria BortotA-Tipicamente Mamma

Siamo arrivati a gennaio e quindi eccoci pronti a parlare dei buoni propositi per l’anno nuovo.
Siccome si tratta di un classico parto subito con i tre che ogni anno mi accompagnano inesorabili e, mestamente, si arenano intorno a marzo:
mangiare bene,
muovermi di più,
cercare di essere meno severa con me stessa.

Bene, ora che li ho detti mi sento già meglio. Riconoscere i propri futuri fallimenti ti lascia più spazio per concentrarsi sui nuovi.

In realtà – ironia a parte – ho davvero un buon proposito a cui tengo. Anzi, due. O forse addirittura tre.Parto dal primo: essere equa nell’educazione dei miei figli.
No, non parlo dell’avere per entrambi le stesse regole ma piuttosto di dare ad entrambi le stesse possibilità.

Essendo un maschio e una femmina non è sempre facile essere “neutri” – soprattutto nei confronti degli altri e del loro giudizio.
Se Marco si veste da principessa il commento è spesso “Ah, povero, è stato convinto dalla sorella”, se Adele mette il rossetto invece “Certo, è proprio femmina”. Ecco.
Vorrei smettere.
E far smettere le persone intorno a me di fare questi commenti.
Non fraintendetemi, capita anche a me. Capita di pensarlo, di dirlo, di riderci su.
Ma mi rendo sempre più conto che molti degli stereotipi che ci accompagnano nella vita iniziano così, dalle cose più banali – un colore da femmina o da maschio – e finiscono con la convinzione che un certo tipo di lavoro/impiego/impegno tu non te lo possa prendere perché sei di un determinato sesso.
Lo so, lo so, mi direte che non è più così, che sono battute, che è un “modo di dire” e credetemi, lo capisco benissimo.
Ma nel mio piccolo voglio che queste cose così radicate nel mondo in cui viviamo non mettano radici in casa mia.
Secondo proposito: smettere di essere una mamma che da consigli a un’altra mamma. O meglio, smetterla di avere quel modo di fare del “Te lo spiego io che ci sono passata prima” che sotto sotto implica un “Guarda questa qui che non ci ha capito niente” oppure un “Fai così che funziona”. Perché un po’ sto modo di fare ce l’abbiamo tutte, anche inconsciamente.
Invece no, voglio imparare a dare come consiglio solo la mia esperienza specificando che è solo la mia esperienza. Niente di più. E sottolineando che, purtroppo, non esiste un modo solo di fare le cose, né un modo giusto, né tantomeno uno che funzioni per certo. La maternità è un vero terno al lotto – vince chi trova la formula che va meglio per sé e per il suo bambino. E questo, duole dirlo, possono farlo solo i diretti interessati.

Terzo e ultimo. Voglio prendermi cura del mio tempo.
Voglio centellinarlo nelle cose che mi piacciono, voglio imparare a sopportare la noia e la lungaggine di quello che non sopporto e voglio dedicarne di più a chi mi fa stare bene. Compresa me stessa.

E niente, era meglio se puntavo tutto sul dimagrire anche quest’anno mi sa!

⇒ Foto: Ilaria Bortot ≈ Prossimo Appuntamento: Venerdì 29 gennaio

2 Comments

  1. Stefania Reply

    Quando si pensa di essere arrivati al fondo, si può ancora scavare, non c’è limite al peggio, ma neppure al meglio. Di certo non voglio porre limiti alla Divina Provvidenza. Commento l’articolo quasi fuori tempo massimo, ma una mamma di mezza età può avere la felice complicazione di essere anche e ancora figlia, con tutto ciò che comporta.
    Ilaria, mamma atipica, non sarà un lavoro facile non fare differenze di genere,perché viviamo in una società che ne fa in continuazione, ed ora che in teoria non ce ne dovrebbero essere, sono ancora più sottili e insinuanti. Con la complicazione aggiuntiva del “avete voluto la parità”, le donne sono avvantaggiate e altre amenità, con tutto ciò probabilmente diventa più difficile anche essere uomo. Ti leggerò con curiosità. Buon lavoro.

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