La Lentezza

di Caterina Odennino, Gemma Tarditi, Maria Rosa Caire

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Mancanza o allentamento di tensione; rilassamento, flessibilità… (vocabolario Treccani)

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Nell’ambito del laboratorio Raccontare/Raccontarsi – denominato in seguito, come il nome di questa rubrica, Ragnatela Di Parole Scritte, svoltosi presso la Portineria di Comunità di Borgo San Paolo a Torino, le partecipanti sono state invitate a riflettere sulle quattro parole del nostro progetto. In questo primo appuntamento gli elaborati dedicati alla parola Lentezza. Nel prossimo appuntamento, il termine Solidarietà.

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La lentezza è saggia, ci insegna ad assaporare le meraviglie della vita. Luis Sepùlveda in Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza. ci parla della lentezza come una resistenza al troppo veloce, quasi una rivoluzione a un potere costituito.

Come conciliare questo concetto al nostro stile di vita?

Come declinarlo? 

E’ una bella sfida.

Siamo arresi alla fretta, in una affannosa ricerca dell’isola che non c’è.

Prendiamo tutto troppo sul serio.

Tendiamo agli eccessi.

Ignoriamo che c’è tutto un mondo attorno a noi.

Fermarsi un attimo, coltivare le proprie relazioni e i propri interessi senza stress e senza fretta può aiutarci a ritrovare l’equilibrio e a farci riflettere sul nostro modo di affrontare le nostre giornate. Il tempo è una delle risorse più preziose che ha a disposizione l’essere umano.

E io dove mi colloco in tutto questo?

Io corro, penso velocemente, mangio velocemente, devo fare tutto subito…

Ci penserò. (Caterina Odennino)

Unisco la parola lentezza a Consapevolezza. Penso al movimento lento e consapevole del corpo durante una passeggiata solitaria oppure durante la pratica dello yoga. Se associato al movimento del dialogo, penso a una risposta Meditata, non di getto, dopo un ascolto attento dell’interlocutore, prima di sovrapporsi. Le decisioni, le scelte, anche minime, probabilmente possono essere più sagge e ponderate, se prese lentamente. La lentezza nello sguardo assapora i dettagli, scopre le connessioni, si fa guidare da un’intuizione. Lentamente la coscienza esperisce il vissuto e ne fa memoria preziosa. (Gemma Tarditi)

Le quattro parole possono di diritto tutte rientrare nel “rispetto per la vita” di cui parlava Calvino, per i tempi e le forme in cui essa si dispiega, per le connessioni che si creano e si cercano con gli altri esseri umani, con la natura tutta.

Lentezza: si diffonde per ogni “creatura” fin da prima della nascita, da quel tempo di “deposito” nel corpo di un altro essere, o nel corpo della terra, tempo necessario per la creatura umana non solo ad una crescita di organi, ossa, neuroni…, ma già fondamentale per avvicinarsi a sensazioni, forse presagio di sentimenti futuri; è un tempo necessario per entrare in “corrispondenza”, per poter unire qualcosa di noi all’Eterno.

Nel vivere la vita, rapidità e lentezza spesso si alternano: nella musica, ad esempio, a volte cogliamo la bellezza nella rapidità (pensiamo ad un ascolto di Mozart); altre volte è il fluire lento della melodia che ci muove ad innalzare mente e cuore verso sensazioni di infinito, di abbandonarsi alle sensazioni.

Pensando agli scritti letterari tutti noi possiamo ricordare incipit rapidi, quasi fulminanti (ad esempio il “Chiamatemi Ismaele” di Melville in Moby Dick), poi il racconto può fluire lento, con quella “lentezza pittorica” che certamente ricordiamo nel ripensare al Manzoni (”Addio, monti sorgenti dall’acqua, ed elevati al cielo…”). La “cifra” del lettore per me dovrebbe essere quella della lentezza, pause di attenzione, indugiare sulla descrizione dettagliata, cogliere significati e simboli trasmessi o sottesi nelle parole usate dall’autore; solo così ci si può immergere in quello “spazio privato” che il tempo lento della lettura consente di dischiudere. L’ansiosa rapidità è invece la “cifra” del lettore che sfoglia il libro per conoscere la trama del racconto, la soluzione dell’enigma…

Se ora passiamo a considerare l’arte figurativa nelle forme sue proprie (pittura, scultura, architettura), dato per inteso che le “arti” non sono a se’ stanti, chiuse le une alle altre, un esempio per tutti può essere la pittura descrittiva contenuta nella “Morte a Venezia” di Thomas Mann (“Porpora calava sul mare… dardi dorati guizzavano dal basso verso l’alto del cielo, lo splendore diveniva incendio, silenziosamente, con divina strapotenza, vampa e ardore e accese fiamme si riflettevano in basso…”).

Forse possiamo concordare sul fatto che non ci sia prevalenza tra rapidità e lentezza di visione nell’osservare un’opera d’arte; infatti ad una prima occhiata, una sorta di “sguardo da lontano”, segue un adeguato soffermarsi, un indugiare sull’uso dei materiali, sui particolari della figurazione, sull’equilibrio delle masse, dei chiari e scuri, dei colori, sui tratti, sulla scelta dei particolari narrativi… in una parola, sulla “forza” impressa dall’autore alla sua opera, forza che noi possiamo cogliere attraverso la partecipazione con il nostro guardare.

Ma la lentezza è un’arte? A quale bellezza conduce?

Accettare vulnerabilità, incompletezza, fragilità nel quadro indefinito della nostra vita? “

Bello sarà darsi il tempo di assaporare, di percepire il “tempo della storia”, di prestare cura ai dettagli, di provare e riprovare, di sognare, di ricordare, di dialogare, di condividere esperienze ed emozioni…

“Chiamatemi Ismaele.”

Punto.

Nero, minuscolo segno – punteggiatura – sul biancore cartaceo, microscopico spermatozoo che si insinua nel grembo del nostro pensiero per generare speranza di nuova vita. (Maria Rosa Caire)

Foto di copertina: pixabay.com

Ragnatela Di Parole Scritte ritorna mercoledì 24 luglio

2 Comments

  1. Bruno Reply

    Dico subito che tutte e tre le riflessioni sulla parola trasmettono bene, anche se in modi diversi, il concetto di lentezza che io considero salvifico in questa società pronta a consumare e bruciare tutto in fretta. Condivido il pensiero della signora Maria Rosa sulla “cifra” del lettore, leggere in “fretta” non è leggere, la lettura ha necessità di decantare nella nostra mente e non solo. Alla prossima riflessione e benvenuta e lunga vita a questa rubrica.

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