Abramo E L’Angelo Gabriele

di Guido Bertolusso

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Sin dai primi giorni di vita Abramo deve affrontare diversi ostacoli… poi arriva l’angelo Gabriele…

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Amathalai partorì Abramo, figlio di Tare, nella grotta in cui si era rifugiata ma, datolo alla luce e avvolto che fu nelle vesti della madre, ella lo abbandonò al suo destino dicendogli: Il Signore sia con te, arrangiati!. L’esistenza di Abramo cominciava male e anche il seguito non gli fu per nulla facile!

Nei capitoli di rabbi ‘Eli’ezer dell’anno 1709 si legge che appena egli nacque il re Nimrod, di cui abbiamo narrato le vicende nel precedente racconto, decise di ucciderlo insieme a tutti gli altri neonati maschi, per questo si narra che egli venne nascosto in un antro del sottosuolo per tredici anni, altre fonti raccontano di soli tre anni, durante i quali egli studiò per proprio conto, poi, per ordine divino, si fece ammaestrare da Sem diventando così sapiente da comporre libri di formazione. Allora Dio lo chiamò proclamandolo Suo diletto e stipulando un patto con lui e la sua discendenza per l’eternità.

Come un comune mortale il neonato Abramo, abbandonato e affamato, iniziò a piangere e allora Dio gli inviò in soccorso l’angelo Gabriele che fece sgorgare latte dal mignolo destro del bambino e questi si pacificò succhiandosi il dito per i suoi primi dieci giorni di vita (Ma pensa! Ecco da dove arriva l’abitudine dei bimbi di succhiarsi le dita. Forse è consuetudine meno grave di come tanti la considerino se anche un arcangelo la poteva consigliare…).

Nella “Leggenda di Abramo” si narra di zampilli da due dita della mano: uno di latte e uno di miele, ma il caffè no perché l’America non era stata ancora scoperta e quindi lui non conobbe mai il “cappuccino”, anche se aveva a disposizione ancora dita per dispensare tè camomilla e tisane varie.

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Trascorso questo primo breve periodo di esistenza, dieci giorni appena, Abramo si alzò e si incamminò al di fuori della grotta lungo il ciglio di un vallone, ma come fa direte voi, se non ha che dieci giorni di vita? Ebbene, oltre ad Abramo, anche di Caino, Noè e Mosè viene detto che furono i primi “bambini prodigio” in grado di camminare, parlare e pensare già in tenerissima età, dotati di straordinaria precocità, precursori antesignani della figura e delle doti ben più rilevanti che apparterranno poi a Gesù di Nazareth. Per fortuna non sapevano ancora cantare e per questo il festival di Sanremo fu trasmesso soltanto secoli dopo.

Uscito da solo dalla grotta mentre il sole tramontava, Abramo vide apparire le stelle e pensò: ”Sono divinità!”, ma all’alba esse scomparvero e apparve il sole, si corresse:”Questo si che è il mio dio!”, ma anche il sole calò e apparve la luna e lui cambiò nuovamente idea pensando di aver trovato il giusto dio a cui attribuire il proprio culto, ma, purtroppo per lui, anche questa tramontò e lo lasciò sgomento e perplesso: ”nemmeno questo può essere dio! Ma chi mai allora mette in moto questi fenomeni?”

Una fonte molto antica de “l’Apocalisse di Abramo” riferisce che di questo episodio ne esistano sei versioni e che Abramo scoprì la fede osservando e riflettendo sulla natura e si convinse di quanto fosse fallace prestare culto a ciò che era visibile.

Stava ancora rimuginando i suoi pensieri quando al suo fianco apparve l’angelo Gabriele che lo salutò e si presentò a lui come il messo di Dio convincendolo a raggiungere una sorgente che si trovava là nei pressi per lavarsi accuratamente le mani e i piedi prima di prostrarsi per pregare. Si tratta chiaramente del primo caso di circonvenzione di incapace.

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Nel frattempo la madre preoccupata dal pensiero di dove fosse il suo bambino si recò a cercarlo nella grotta dove peraltro ella stessa lo aveva abbandonato e non più trovatolo fu presa da disperazione, ma risalita sul ciglio di un vallone incontrò un giovinetto, suo figlio, tanto cresciuto ormai che lei non lo riconobbe, erano molto precoci all’epoca: in dieci giorni si cambiava così tanto da non riconoscersi nemmeno tra parenti stretti!

Nella conversazione che seguì tra i due Abramo si appalesò alla madre, ma la sgridò duramente per il fatto di averlo abbandonato in così giovane età e da solo in una caverna (a titolo di curiosità riferisco che Abramo, secondo la cronografia biblica, all’epoca del fatto doveva avere più o meno venti giorni di vita ed era quindi molto più che prematuro…), anche se le intenzioni di mamma Amathalai erano state quelle si salvarlo dalle attenzioni malvagie di Nimrod che, nel frattempo, aveva portato avanti il suo piano sterminando già ben settantamila neonati maschi.

Altro argomento affrontato fra i due fu quello dell’esistenza di un Dio dei cieli e della terra che era ben al di sopra di Nimrod e il Quale anche lui doveva venerare; si lasciarono con Abramo che consigliò alla madre di raccontare del loro incontro e di tutto quanto si erano detti a Tare, suo marito, e che a questo avrebbe dovuto lasciare il compito infelice di informare Nimrod stesso.

L’invenzione del passa parola e dello scarico di responsabilità in una normale conversazione tra madre e figlio!

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Tare, nonostante fosse un notabile e un alto dignitario di corte, prostrato faccia a terra e non poco preoccupato, raccontò quanto era accaduto alla moglie e al figlio e re Nimrod non la prese bene! Colto dalla furia, ma anche da profondo terrore, chiese aiuto ai suoi consiglieri i quali gli risposero:”Non vorrai aver paura di un marmocchio!?! Fallo prendere e mettilo in prigione”.

Come in un classico film del terrore in quel momento comparve Satana camuffato da uomo completamente abbigliato di seta nera che si prostrò al re e e gli disse: ”Manda tutto il tuo esercito (non si sa mai!) a prenderlo e fallo mettere subito al tuo servizio e sotto il tuo dominio”. Accolto il consiglio di Satana il re invio un’armata possente (nel dubbio…) a prelevare il bambino Abramo, che, visto lo spiegamento di forze, fu preso da una gran paura e fra le lacrime si appellò a Dio.

Il Signore ascoltò la sua supplica e gli mandò in aiuto l’angelo Gabriele che fece calare una fitta coltre di nuvole e di nebbia tra lui e i suoi assalitori, i quali, non abituati al clima invernale della Val Padana, si ritirarono impauriti e sgomenti e se ne tornarono in fretta da Nimrod che, insieme a loro, partì velocemente per Babilonia.

Dio allora comandò a Gabriele di convincere Abramo ad inseguire Nimrod in quella città, ma Abramo obbiettò che non era equipaggiato per quel viaggio non avendo a disposizione cavali, né attrezzature, né tanto meno soldati per combattere. Ma Gabriele lo tranquillizzò dicendogli che nulla di tutto ciò gli serviva: ”Devi solo montarmi in spalle e sarò io a portarti a Babilonia”, grazie all’angelo era nato anche il gioco della “cavallina”!

In un batter d’occhio, o meglio, in un batter di ali di arcangelo, Abramo si ritrovò alle porte di Babilonia dove l’angelo gli disse di entrare e proclamare a gran voce che Nimrod non era nessuno e che solo l’Eterno era l’unico Dio dei cieli e della terra e non vi era altri al di fuori di lui, Dio degli dei, e lui, Abramo, il servo fedele della Sua casa. In questa leggenda non si fa menzione del luogo in cui Abramo e Nimrod si trovavano prima di quel momento; si sa comunque che Abramo nacque a Camarinu, non certo in Sardegna, ma una città nota anche come Uria, la mitica Ur, che il Talmud e fonti arabe identificano come babilonese e dove contemporaneamente fu redatto il famoso grande codice. Sempre secondo il Talmud Abramo fu tenuto prigioniero da Nimrod per dieci anni.

Immagine: wikipedia.it

Apostata Per Vocazione ritorna lunedì 10 giugno

2 Comments

  1. Claudio Savergnini Reply

    Se, come diceva Marx, “la religione è l’oppio dei popoli” io credo che queste letture bibliche e talmudiche che ci proponi potrebbero tranquillamente definirsi l’LSD degli esegeti!
    Mamma mia, che casini di intrecci e di contraddizioni! Vere e proprie avventure lisergiche: bambini prodigio che si sfamano da soli, che camminano dopo una settimana, che da autodidatti scrivono libri di formazione (anche se nello specifico non è molto chiaro: Abramo ha scritto roba tipo “Il giovane Holden” o erano piuttosto manuali di sopravvivenza per cavarsela nelle avversità?) E non parliamo poi dei ferocissimi regnanti che fanno sterminare un’intera generazione di neonati e poi… ma, io mi chiedo,‘sto Nimrod era proprio così deficiente? Settantamila morti sulla coscienza pur di sopprimere Abramo e poi, quando ce l’ha tra le grinfie, lo tiene imprigionato per dieci anni? Vabbè che quell’altro aveva i suoi santi in paradiso, ma finire nelle carceri di Nimrod senza rimetterci la ghirba mi sembra un po’ strano: non è che per caso si era candidato alle elezioni Assiro Babilonesi per l’Unione Mesopotamica, tanto per godere dell’immunità parlamentare?
    E Satana? che si deve camuffare con un abito nero, vestito da Dracula immagino, come alla festa di Halloween… non manca poi l’onnipresente arcangelo multiruolo: una volta addetto al fast food, un’altra come meteorologo (per la nebbia) e da ultimo come angelo da soma per i voli last minute. Mi sembra di impazzire!
    Il nostro ministro dell’istruzione si è recentemente domandato a cosa serve studiare i dinosauri… posso allora io chiedermi a che pro interessarsi di tutte queste peripezie?
    Quousque tandem abutere, Guido, patientia nostra?
    É di questi giorni la sentenza che ha condannato all’ergastolo quella madre che ha abbandonato la figlia di un anno e mezzo chiusa in casa per sei giorni a morire di fame e di sete; leggendo del comportamento di Amathalai nei confronti del figlio Abramo mi è venuta alla mente la sorte della piccola Diana, sola, con un biberon di latte e una bottiglia d’acqua ed era luglio! immaginatevi la sete che avrà patito. Ma nel suo caso non si è presentato nessun arcangelo Gabriele a insegnarle magie per idratarsi.
    Verrebbe da dire che non ci sono più gli angeli d’una volta, ma non sarebbe corretto; la realtà è che non ci sono proprio più angeli!
    E neanche ministri…

  2. Gabriele Monacis Reply

    Guido carissimo, le peripezie di Abramo, bimbo indifeso, giovinetto intraprendente e uomo del nuovo patto con Dio, si sono
    verificate tanti anni fa. L’umanità ed i suoi principali rappresentanti, però non hanno colto la profondità del messaggio che portava Abramo, continuando a massacrare popoli, minoranze etniche, addirittura neonati. Miserabili ominicchi, magari presidenti di un Paese meraviglioso come l’Iran, senza fare nomi e segni, per così dire che vanno in fumo tra la nebbia. E’ la storia che si ripete. Meno male : ”
    Il Signore ascoltò la sua supplica e gli mandò in aiuto l’angelo Gabriele che fece calare una fitta coltre di nuvole e di nebbia tra lui e i suoi assalitori, i quali, non abituati al clima invernale della Val Padana, si ritirarono impauriti e sgomenti e se ne tornarono in fretta da Nimrod che, insieme a loro, partì velocemente per Babilonia.

    Dio allora comandò a Gabriele di convincere Abramo ad inseguire Nimrod in quella città, ma Abramo obbiettò che non era equipaggiato per quel viaggio non avendo a disposizione cavali, né attrezzature, né tanto meno soldati per combattere. Ma Gabriele lo tranquillizzò dicendogli che nulla di tutto ciò gli serviva: ”Devi solo montarmi in spalle e sarò io a portarti a Babilonia”, grazie all’angelo era nato anche il gioco della “cavallina”!
    Cavallina, cavallina storna…

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