Apriti Sesamo

di Giuseppe Rissone Andrea Crosetti

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Libri, parole, scrittori, editori tutti insieme appassionatamente

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Un libro dev’essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi, cosí lo scrittore Franz Kafka scriveva su come deve essere un libro, e la scelta di aprire questo breve reportage con le parole dello scrittore praghese non è casuale. Grazie alla capacità di trasmettere passione e interesse per la lettura, del mio professore di italiano delle superiori, posso dire che Kafka è il mio autore preferito. Credo sia chiaro che il reportage in questione ha come elemento portante i libri, la lettura. A Torino lo scorso 23 maggio si é chiusa la XXXIV edizione del Salone del libro, con oltre 160 mila visitatori, e a soli sei mesi dalla precedente edizione, posticipata causa pandemia.

Il titolo di questa edizione era Cuori Selvaggi, con la partecipazione di decine di scrittori, artisti di vari campi, giornalisti, cosa che cresce di edizione in edizione. Per farvi un esempio posso dirvi che in pochi minuti, domenica 22, ho incontrato Giovanni Allevi, Adriano Panatta e Fabrizio Bentivoglio, con tutta la stima e simpatia per le persone citate, non credo siano scrittori di professione. I numeri parlano di un grande successo in termini di visite, di acquisti, d’interesse.

É da tutto questo sorgono alcune domande – sottolineo che la mia presenza era per effettuare un turno con gli amici della casa editrice Claudiana, storica voce del protestantesimo italiano – domande che non si allineano all’entusiasmo e al trionfalismo dei numeri.

Provo a indicare quali sono dal mio punto di vista le criticità di tale evento:

    • Prezzo del biglietto 12 euro, credo troppo alto per invogliare a comprare un libro, visto anche che una legge impone agli editori uno sconto massimo del 5% sul prezzo di copertina;
    • Troppe proposte, un minestrone che rischia di non far emergere nessun sapore;
    • Presenze che con la letteratura di qualità hanno ben poco a che fare, ma basta avere un nome più o meno famoso – cuochi, calciatori, cantanti, influencer(?) – ed aver scritto una biografia e le porte del Salone si aprono senza dover conoscere formule magiche come Apriti Sesamo che viene utilizzata nella celebre fiaba di Alì Babà e i quaranta ladroni;
    • Dubito che una siffatta formula porti nuove persone nelle librerie, nelle biblioteche, il piacere di leggere richiede tempo, lentezza, riflessione, e tutto questo sa di un brucia e consuma che poco a che fare con l’amore per il libro.
    • Decine di stand di cui non comprendo la presenza, che non cito per non fargli ulteriore pubblicità, che porteranno sicuramente introiti nelle casse degli organizzatori ma che mi chiedo: che ci azzecca?

Per non passare da catastrofista e polemico impenitente, dico che la kermesse ha sicuramente lati positivi, quello che salta maggiormente agli occhi riguarda la possibilità anche per piccoli editori, per categorie particolari, per giovani scrittori, di farsi conoscere da migliaia di persone, d’intessere relazioni. È questo il caso dell’editrice Claudiana citata in precedenza.

Quanto ghiaccio è presente in noi, quanti libri editi in questi tempi fungono da ascia? Non credo necessario darvi una risposta, credo che molti dei bradipo lettori abbiano un’idea ben precisa di cosa s’intenda quando si parla di libri, di scrittura e scrittori. Scrittori… Non basta mettere qualche parola su un foglio bianco per definirsi tali, rifuggo da questo termine, sì scrivo da tempo ma posso al massimo definirmi un racconta storie…

Concludo questo reportage ringraziando Andrea Crosetti, nostro affezionato lettore, che ci ha donato il suo scatto, che fa da intro a questo articolo. È l’ennesima dimostrazione che il bradipo è l’animale del momento, riprodotto come matita, zainetto, pupazzo, portariviste, agende, quaderni, magliette e forse ancora molto altro. Dobbiamo esserne contenti, dobbiamo chiederne i diritti, dobbiamo cambiare animale di riferimento? Il prossimo anno andiamo al Salone anche noi? 


  Bradipo Reporter ritorna venerdì 24 giugno


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