Quello Che Possiamo

Niente parola virus… compresi tutti i nomi in cui è declinato… siamo in grado finalmente di guardare avanti… non c’è un futuro che ci attende, perché ce ne sono tanti…

Vorrei cominciare senza più nominare la parola virus, compresi tutti i nomi in cui è declinato, e naturalmente, contraddicendomi l’ho appena fatto; però da questo momento non lo farò più. Siamo in grado finalmente di guardare avanti e scuse non ce ne sono più. Non c’è un futuro che ci attende, perché in realtà ce ne sono tanti possibili, e non ci saranno più scuse per non scegliere quello che sentiamo nostro davvero. Le scelte sono dolorose perché implicano sempre anche delle rinunce. Non scegliere può a volte sembrare più saggio, aspettare tempo e magari qualcosa che accada e ci suggerisca una maggiore evidenza tra le ragioni pro e contro della scelta difficile. Ma il tempo è sempre meno.

E mentre passa diventiamo oggetto di scelte altrui, a volte inclusi, a volte esclusi, ma sempre per volontà inafferrabili che ci sovrastano. Siamo usciti da tre mesi di forzata soppressione della libertà di scelta, rasa al suolo dall’ineluttabile logica della necessità, in nome di una affermata evidenza scientifica. Abbiamo capito il valore della scelta individuale avendola persa. E l’abbiamo persa a causa di troppe scelte non fatte prima, quando abbiamo messo nel congelatore la nostra sensibilità, ma anche il nostro coraggio in attesa di tempi migliori. E’ ora di scongelare il tutto e vedere cosa è rimasto se qualcosa è rimasto, e neppure di questo sono sicuro. Abbiamo visto in che misura la dimensione globale può fagocitare quella individuale e quindi quest’ultima non ci deve bastare più. Avevamo lastricato il nostro cammino di piccole scelte pragmatiche di immediata e quotidiana necessità individuale, perché le questioni globali erano troppo grandi e incomprensibili per fare scelte. Così la dimensione globale è venuta a prenderci e ha deciso tutto per noi. Solo tre mesi, ma terribili. Non ci sono piaciuti davvero, se non ai pochissimi che avranno trovato il modo di trarne profitto.

Qualcuno troverà predicatorio, questo pezzo, l’ho messo in conto, ma è uscito così, senza farmi troppe domande. Mi aspetto che chi legge si chieda indispettito, magari senza metterlo nel commento, cosa mai io voglia dire in concreto, cosa dovremmo scegliere oggi, o domani, cosa escludere, insomma come dare un senso non astratto a queste mie parole. Non lo so, questo è il bello. Ognuno può cercare le sue risposte, se non le troverà, tutto è possibile, non avrà peggiorato per questo la sua condizione. Magari cominciare a interrogare i nostri gesti quotidiani e chiederci se vanno nella direzione di renderci sempre più succubi delle scelte altrui, oppure no, se sono rinunciabili a vantaggio di altri diversi e meno nocivi in una prospettiva che sia più lunga di quelle adottate fin’ora. Non ci riusciremo, e questo perché si tratta di usare una capacità che se mai abbiamo avuto è atrofizzata e va risvegliata in tempi che oltrepassano quello della nostra generazione. Forse saranno solo le generazioni future a beneficiare di questa capacità. Ma potranno beneficiarne solo se oggi con un atto di fede, e senza vedere un ritorno immediato di utilità, sapremo innescarlo. Sarebbe una bella eredità da lasciare, migliore di quella che sta prendendo forma. Se qualcuno vede una diversa speranza per il futuro leggerò avidamente le sue parole, perché ne ho bisogno e non devo persuadere nessuno delle mie. Se non avrà nessuna speranza lo dica, io stesso sono a corto di certezze e mi sentirò sempre vicino a lui. Non devo convincere nessuno di verità superiori; io stesso ho scritto di getto questo pezzo nel tentativo, forse ingenuo, di aggrapparmi ad un brandello di verità e speranza, se sia possibile scovarlo, tra le cose che ora ho scritto, come l’ago in un pagliaio.

UMBERTO SCOPA

Foto: Umberto Scopa

L’Ago Nel Pagliaio ritorna martedì 7 luglio

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