L’Uomo Che Piantava Gli Alberi

Una riflessione inedita sulla responsabilità individuale nei confronti della natura e del mondo

Vi capita mai di pescare dagli scaffali di casa un libro a caso e di decidere, a distanza magari di anni dalla prima lettura, di rileggerlo? E’ un po’ come scoprirlo di nuovo, no? A me è capitato qualche giorno fa quando mi sono ritrovata tra le mani un piccolo libricino, “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono. Va da sé che, essendo molto ridotto il numero delle pagine, la lettura è stata assai breve, ma non per questo meno rilevante.

Durante un viaggio in Provenza, l’autore s’imbatte in Elzéard Bouffier e, affascinato da quest’uomo semplice e solitario, decide di narrarcene la storia. Sembra non sia nulla d’eccezionale, la storia di questo pastore, che, rimasto solo dopo la morte della moglie e dell’unico figlio, vive in un minuscolo paesino con il suo gregge di pecore e il suo fido cane. Elzéard Bouffier nella vita pianta alberi. Seleziona meticolosamente le ghiande da seminare, valuta con attenzione il terreno in cui interrarle e ripete questo semplice gesto decine, centinaia di volte. Non da tutte le ghiande nascerà una quercia, ma l’ostinata reiterazione del gesto della semina porterà, nel tempo, alla nascita di un bosco laddove prima c’era la desolazione del nulla. Dopo le querce, viene la volta dei faggi e le frazioni, abbandonate dalla popolazione, si ripopolano a poco a poco, nuove case vengono rimesse a nuovo e abitate e corsi d’acqua, un tempo prosciugati, tornano a scorrere impetuosi. Tutto grazie all’ostinazione e alla perseveranza di un singolo uomo, che agisce, giorno dopo giorno, senza cercare né lodi, né guadagno, privo di qualsiasi egoismo.

Pensavo che forse questo libro non mi è capitato in mano per caso. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, in giorni in cui viene chiesto ad ognuno di noi di fare la propria, piccola parte per il bene comune, la storia di Bouffier è esemplare. Ci ricorda che, per cambiare il mondo, spesso, anzi quasi sempre non servono gesti eclatanti. E’ sufficiente quel piccolo gesto che tutti noi possiamo fare ogni giorno, quasi senza rendercene conto e senza che questo comporti chissà quali sacrifici. Perché, se reclamiamo a gran voce un mondo migliore, dobbiamo esser consapevoli che questo dipende innanzitutto da noi e dalle scelte che compiamo quotidianamente, anche quelle in apparenza più insignificanti.

Un piccolo libro, che si legge in poco tempo, ma che lascia un segno duraturo e profondo nei cuori. Dal mio punto di vista, poi, le illustrazioni di Simona Mulazzani nell’edizione Salani sono un ulteriore valore aggiunto.

⇒ Foto: Sara Migliorini ≈ Prossimo Appuntamento: Venerdì 30 Aprile

4 Comments

  1. Katya Reply

    Grazie Sara, è sempre un piacere poterti leggere.
    Questo breve ma intenso racconto, mi ha sempre affascinata. Esiste anche un film di animazione tratto dal romanzo di Jean Giono, molto bello a mio avviso, tra l’altro vincitore del premio Oscar per il migliore cortometraggio d’animazione. Concordo pienamente con il tuo pensiero Sara , non servono atti clamorosi per cambiare le cose. Come diceva Mahatma Gandhi “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

  2. Sara Reply

    Cara Katya, non sapevo che fosse stato tratto un film di animazione da questo romanzo. Ti ringrazio per avermelo segnalato, credo proprio che andrò a cercarlo. Grazie infinite per le tue belle parole.

  3. Paolo Santangelo Reply

    Avevo letto anch’io questo libro e ricordo bene la sensazione di stupore nel vedere come un comportamento semplice potesse portare a cambiamenti straordinari

  4. Susanna Reply

    Grazie Sara, un piccolo libro che tutti i ragazzi del mondo dovrebbero leggere. In questo momento poi diventa davvero necessario, mentre ci troviamo da una parte con l’industria degli armementi che fa profitti sempre più cospicui e dall’altra con la vera urgenza di cambiamento nel senso della pace e della responsabilità ambientale. Speriamo.

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