La Valgraveglia

La Valgraveglia, la terra dei miei nonni, che si insinua alle spalle della città di Lavagna, luogo di estrazione dell’ardesia. 

di Antonino Di Bella Gente Di Riviera

Torno a parlarvi della Rivera di Levante e più precisamente del Tigullio. Questa volta vi illustrerò una valle dell’entroterra e precisamente la Valgraveglia terra dei miei nonni materni. Codesto territorio si insinua alle spalle di Lavagna ed è stata la prima zona di estrazione dell’ardesia, pietra che da appunto il nome a questa cittadina. La Valgraveglia è unita da sempre al comune di Ne, piccola comunità di circa 2200 anime distribuite in decine di paesi o frazioni ma sempre sotto la giurisdizione dello stesso comune che ha nel Monte Zatta la sua vetta più alta con i suoi 1404 s.l.m. Secondo la leggenda fu un re longobardo, Garibaldo, a trovare rifugio tra i monti di questo territorio tanto che per centinaia di anni fu identificato come “Territorio di Garibaldo”, certamente diede i natali ai nonni di Giuseppe Garibaldi padre nobile d’Italia. Non potendosi fregiare delle citazioni di noti poeti e scrittori, come nel caso della Val d’Aveto con Hemingway, la Valgraveglia può comunque vantare l’affetto di tante persone, tra cui artisti, che hanno trovato in essa diversi motivi per visitarla e alcuni anche di sceglierla come luogo di residenza. Terra difficile da lavorare e spesso avara produttrice di reddito ha visto generazioni di coltivatori, mezzadri e cavatori consumarsi negli anni per rendere questo lembo della provincia genovese, confinante tramite il Passo del Biscia con lo Spezzino, un luogo dove continuare a vivere. Molti “foresti” ne hanno conosciuto l’esistenza attraverso i libri e i reportage televisivi dei registi e scrittori Guido Lombardi e Anna Lajolo dove sono stati tracciati i ricordi e le storie di contadini e minatori anche delle miniere di manganese (fino a pochi decenni fra le più importanti d’Europa) e nelle cave di pietra. Un altro scopritore della valle fu Hugo Plomteux ricercatore belga che raccolse i suoi studi nel libro “Cultura contadina in Liguria: Val Graveglia” dove raccontò le tradizioni, i riti e la difficile vita rurale degli abitanti. Diventò loro amico e conobbe i loro sacrifici. Ecco la caratteristica di questa popolazione: la costanza e il sacrificio di restare senza farsi tentare dalla vita, già, molto diversa di Chiavari e della Riviera. Decine di chiese che contengono all’interno veri capolavori, dipinti e sculture, ci parlano dell’arte religiosa e della devozione della gente semplice mentre il museo storico della miniera di Gambatesa col suo trenino che entra nelle viscere della terra ci dice del passato minerario e del suo presente turistico. Altre persone hanno conosciuto questi territori attraverso un’altra “arte”, quella culinaria, scoprendo le specialità gastronomiche che si possono gustare nelle trattorie, ristoranti e agriturismi siti nel vasto territorio. Alcune attività sono fortunatamente rimaste seppur nella difficile e drammatica emergenza del covid. In attesa che si ritorni alla normalità  credo che si debba premiare chi ancora investe e vive nel comune di Ne. Un augurio quindi agli abitanti perché la cultura si possa sviluppare, oltre alle iniziative della Pro Loco e delle altre associazioni del territorio, anche attraverso nuovi progetti e idee come un Premio dedicato agli scritti e poesie della cultura propria e particolare del territorio Valgraveglino. A coloro che leggono invece il mio invito a raggiungere e scoprire questa verde valle, tranquilli non rimarrete delusi! Vi arrivi pertanto il saluto da noi “Gente di Riviera”.

⇒ Foto: Antonino Di Bella

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