La Peste

Quando si dice la sintonia… vi propongo un articolo – dopo quello di Giuseppe Rissone “Tempo Sospeso” – che tratta lo stesso argomento, con più parole, quello che potrebbe essere il mio commento al suo articolo.

Cari amici bradipolettori, quando si dice la sintonia. Come sapete per diverso tempo ho condiviso un’esperienza radiofonica con l’amico Giuseppe nella trasmissione “La strana coppia” su Radio Beckwith Evangelica. Questa trasmissione nasceva da un dialogo che introduceva un articolo, una riflessione, su un argomento che, fino a quando non andavamo in registrazione, a turno uno di noi non conosceva. Ma spesso ci trovavamo a parlare di un argomento comune, in sintonia appunto, ed erano le trasmissioni più partecipate.

Ora, grazie al mio essere bradipo, arrivo a proporre questo articolo subito dopo quello di Giuseppe e, per combinazione trattiamo dello stesso argomento. Allora decido di scrivere, con più parole, quello che potrebbe essere il mio commento al suo articolo.

Ebbene si, un giorno ai siamo svegliati e abbiamo scoperto che in una parte del mondo era scoppiata un’epidemia influenzale, paragonabile alla peste suina di qualche anno fa che, per combinazione, aveva il suo focolaio sempre in quella zona della Terra. Bisognava prendere immediatamente dei provvedimenti, magari non subito comprensibili, ma sicuramente necessari.

Blocco del traffico aereo diretto, richiesta di quarantena per tutti coloro che avevano soggiornato da quelle parti negli ultimi tempi, controllo a tappeto dei turisti provenienti dalla Cina, si, perché il pericolo aveva gli occhi a mandorla ed era facilmente individuabile. Ma ecco che i più furbi, i governatori delle regioni del nord Italia, che vogliono dire la loro: ma quale quarantena obbligatoria per tutti, solo per i cinesi, gli italiani, se lo vogliono, la possono fare facoltativamente. Chi è il governo che ci può imporre che cosa fare in casa nostra. Come diceva il maestro Cochi all’alunno Renato “Bene, bravi, 7+”.

Passano pochi giorni ed ecco che scopriamo che anche da noi ci si comincia ad ammalare, ma soprattutto scopriamo che l’untore, il così detto paziente zero non ha gli occhi a mandorla, ma che è “bianco, caucasico” e ancor più inquietante, italiano. Ora bisogna prendere altri provvedimenti, a questo punto necessari per contenere il contagio, ma anche per tutelare la salute pubblica. E qui i furboni di cui prima, una volta che i buoi sono scapati, cercano di tamponare chiudendo i recinti. Ma è tardi. E inizia la sagra delle boiate, intesa come le affermazioni più demenziali che si possano ascoltare.

Da “Il Fatto quotidiano”,a firma di Tommaso Rodano, del 1 marzo 2020 leggiamo: “Da noi i malati sono pochi perché ci laviamo, facciamo la doccia e non mangiamo i topi vivi. Non vuole essere una frase razzista, qualcuno si è offeso? Io che ho personalmente inaugurato il primo ristorante cinese nel trevigiano, che però usava prodotti locali e cucinava a vista… dimenticando che a novembre del 2018 su Facebook lo stesso governatore scriveva – in riferimento a una mostra su Belluno durante la Prima Guerra Mondiale sotto il titolo #Venetodaamare – a riguardo di una fotografia che ritraeva topi messi ad essiccare per essere poi mangiati, ringraziando queste bestie che erano riuscite a sfamare il popolo veneto.

E che dire dell’uomo mascherato, il collega lombardo che cerca di indossare una mascherina sanitaria con una grazie che te la raccomando, e che invita alla calma: niente panico, il nostro lavoro continua con realismo e concretezza.

E possiamo proseguire con altri personaggi come il consigliere regionale Niccolo Fraschini (senza accento sulla o) che scrive sempre su Facebook: Noi lombardi veniamo schifati da gente che periodicamente vive in mezzo all’immondizia (napoletani et similia), da gente che non ha il bidet (francesi) e da gente la cui capitale (Bucarest) ha le fogne popolate da bambini abbandonati. Da queste persone non accettiamo lezioni di igiene, tranquilli, alla fine di tutto questo, i ruoli torneranno ad invertirsi.

Si potrebbe continuare con le affermazioni del sindaco di Saronno (VA) che si è avventurato in una stima sul rischio di mortalità nel suo comune: la città di Saronno ha poco meno di 40mila abitanti e qualora, nel caso peggiore, venissero tutti contagiati, stando al 3% di decessi, avremmo 1200 morti…

La peste in confronto era una gita di salute. Ora questi paladini dell’italianità si sentono indignati, profondamente offesi, perché i nostri connazionali, pardon, i lombardo/veneti, vengono respinti ai confini da altri stati e anche da nostre regioni meridionali. VERGOGNA.

Dovevamo chiudere porti e aeroporti più di un mese fa, Conte sei inutile (Fabrizio Boron).

È tutta una scusa da parte francese per boicottare il prosecco (Silvia Sardone).

E si potrebbe continuare se purtroppo non ci trovassimo nuovamente di fronte ad un’altra peste che sta diffondendo il suo virus, molto più pericoloso di quello influenzale. E ne parlava già Giorgio Gaber nel 1974 – La peste – nel suo lavoro “Anche per oggi non si vola” che vi invito ad ascoltare.

Chiudo con un’ultima mia considerazione: l’articolo 117 della Costituzione Italiana afferma che, in caso di “profilassi internazionale” (punto q), tutta la legislazione è di competenza dello Stato, quindi iniziative personali da parte delle Regioni, Province o singoli Comuni, sono subordinate ai dettami degli organi statali competenti. Poi si possono discutere, modificare, migliorare.  Mi piacerebbe che certi politici prima di aprire bocca almeno la leggessero la Costituzione.

Intanto, vista l’emergenza, discutiamo se partite si o partite no, con o senza pubblico, con o senza spogliatoi e docce… ma per favore! Vi lascio anche con un altro video per sdrammatizzare un pochino la situazione. Alla prossima.

GIANFRANCO GONELLA

Foto: ilcentro.it – espansionetv.it

Il Mito Ostinato martedì 31 marzo

 

 

2 Comments

  1. Mauro Reply

    Il covid 19 al tempo dei social…. non riesco a trovare altre parole da aggiungere a quanto scritto da Gian, quello che mi da, da pensare non è l’ignoranza istituzionale o parlamentare, ormai li abbiamo preso già il vaccino, bensì quello che è successo nei social o al tam tam di whattsapp. C’è un altro fatto che mi fa riflettere, in Italia i posti letto per la rianimazione sono 5000, ma se il virus non si dovesse fermare in tempi brevi il 5001esimo dove lo mettiamo? Buona serata a tutti e come dicono a Napoli : io speriamo che me la cavo.

  2. Gian Reply

    Grazie Mauro per il tuo commento.Hai perfettamente ragione quando, mettendo il dito sulla piaga, fai una considerazione matematica.
    Se arriviamo a 5001 cosa succede? Personalmente spero di non arrivare a tale numero perché, guardando il bicchiere sempre mezzo pieno, mi auguro che nel frattempo, qualcuno, se non tutti, guarisca.
    Purtroppo invece, e questa emergenza lo ha ben evidenziato, è la macchina sanitaria che ha delle grosse lacune. Il motivo va ricercato analizzando il passato, più che il presente. Qualcuno dirà che sono prevenuto, ma è innegabile che il responsabile va ricercato nel recente ventennio. Per anni abbiamo ascoltato il ritornello, detto con accento lombardo e ribadito dal ministro dell’economia con la R moscia, che tutte le finanziarie (legge di bilancio) non mettevano mani nelle tasche degli italiani. Così abbiamo assistito ad una politica che, invece di investire nel futuro (ricerca, istruzione, ecc.) faceva cassa tagliando le spese. Ma questi tagli di spesa erano fatti sempre in maniera verticale, cioè un tanto a testa, senza criterio. Era indubbio che ci fossero degli sprechi, ma per poter mantenere tutti tranquilli, toglievamo in parti uguali a tutti e tutti erano contenti, a scapito degli italiani, ai quali si, direttamente non avevano messo le mani in tasca, ma che pagavano poi in servizi non più all’altezza.
    Adesso, almeno, questa epidemia ha fatto si che un primo passo verso la normalità sia stato fatto: 20mila assunzioni mirate nella sanità, più mezzi e risorse per la protezione civile, le regioni che, nella loro autonomia in campo sanitario, possono anche loro assumere nuovo personale.
    Lo so è difficile recuperare il terreno, ma diamo atto che da qualche parte bisognava pure cominciare. E, per una volta, almeno in questa, smettiamo di considerarci tutti CT della nazionale, lasciamo che chi ha l’incarico di gestire l’emergenza, lavori. Giudicheremo poi alla fine e, nel frattempo, cerchiamo di riguardarci, tutti.
    Poi, a proposito di chi non metteva le mani nelle tasche, per chi ancora ne fosse convinto, voglio ricordare che uno dei suoi primissimi interventi in tema di finanza, ha portato la tassazione sui Tfr dei dipendenti dal 19 al 23%, una perdita secca del 4% che non abbiamo visto fino a quando non siamo usciti dal mondo del lavoro…ma anche questa è un’altra storia.

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