La Palla

di Giuseppe Rissone Giuseppe Rissone

La palla, non una qualsiasi, gialla a spicchi irregolari, contorni color neri, che ha la sua vita nell’acqua

Un rettangolo azzurro, un insieme d’uomini, quattordici per la precisione, si contendono una palla gialla, divisa in spicchi irregolari dai contorni color neri. La palla gocciola, si asciuga, se immersa s’incollano miriadi di goccioline, si libra nell’aria, rimbalza sull’acqua, il suo sordo rumore è come l’impatto contro un muro, come quando i bambini la lanciano contro di esso per gioco.

La palla rotea, fa esultare, inalberare i convenuti a bordo del rettangolo azzurro, che ruba il suo colore alla volta del cielo. Gli atleti, un po’ immersi, un po’ emersi, gocciolanti, subiscono, inermi, improvvise spinte dall’alto verso il basso, in una sorta d’abisso, che dura pochi secondi, per poi tornare immediatamente su, quasi incoscienti dell’accaduto.

La palla lascia le possenti mani dei giocatori, per farsi trasportare dal vento intriso di sale, centinaia d’occhi la seguono, attendono che termini la sua corsa nella rete, che se colpita solleva numerose perline d’acqua. Le perline si disperdono nell’aria, che proviene dalla collina, oppure incontra i granelli della spiaggia. La palla gonfia la rete, come la sogna un pescatore, al termine di una lunga notte, trascorsa al largo con la sua lampara. Qui non si vendono pesci, ma emozioni, che non riempiono lo stomaco, ma ugualmente rendono sazi i convenuti.

Dall’alto le calottine, indossate dalle due compagini, sembrano palle da biliardo, che anziché rotolare sul panno verde, rotolano su uno di colore azzurro. Una sorta di vigile urbano, completamente vestito di bianco, sventola due bandierine, una bianca, l’altra nera, fischia, come se volesse districare un enorme ingorgo, creatosi nel pieno centro della città. Altri “vigili”, stanno seduti dietro un tavolo, è nelle loro mani il lento scorrere dei centesimi, dei secondi, dei minuti di quel bagnato contendersi la palla.

Un suono di sirena, decreta la fine della tenzone, tra le esultanze dei vincitori e la rabbia, letta sui bagnati volti, degli sconfitti. Belle, oh, belle le bandiere che sventolano verso il mare, presagio d’imminenti burrasche.

Le Microstorie ritornano mercoledì 27 ottobre

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