Informazione

Si fa presto a dire… Informazione… troppo in fretta, troppo presto… verità acclarate, dogmi rivelati, quintessenza della realtà… le notizie dove sono? I telegiornali cosa sono diventati? Tanto tempo fa cos’era e come si faceva informazione?

Si fa presto a dire Informazione. Soprattutto, presto, troppo presto si liquida tutto quello che viene somministrato via televisione o giornali, in dosi massicce, gabellandolo per verità acclarata, dogma rivelato, quintessenza della realtà, mondiale, nazionale o locale che sia.

Si fa presto a dire anche comunicazione, che forse è evento ancora più importante dell’informazione. Informare dà già l’idea di modellare qualcosa, soprattutto le menti di chi viene “in-formato”, mentre comunicare presuppone un livello paritetico, di comunione tra chi parla e chi ascolta, con i ruoli che possono anche invertirsi, in un’altra situazione di “comunicazione”.

Capita, anche a chi ha deciso da tempo di non ascoltare più i telegiornali, di incappare in uno di essi, o di aprire un giornale alle pagine di politica, di fare zapping e fermarsi un secondo di troppo (anche se fosse uno solo, in assoluto, anche quello sarebbe di troppo) su una delle trasmissioni urlate da imbonitori della politica e della lite che infarciscono i palinsesti di reti televisive che, nate negli anni 80 con l’appellativo di “libere”, oggi sono le più legate e imbavagliate della storia dell’informazione.

In quei rari incidenti in cui si incappa in uno dei suddetti “notiziari”, la cosa che balza agli occhi è che di “notizie” non ce ne sono più. Anzi, per meglio dire, il cuore delle notizie, ossia i fatti avvenuti, scivolano inevitabilmente in secondo piano o, addirittura, vengono brillantemente e tacitamente negletti, sminuiti, ridotti se non addirittura cancellati, a favore dell’unico vero contenuto che tutti provano a sbandierare: l’opinione.

Siamo forse arrivati a quell’età in cui si comincia a dire “Ai miei tempi”. Lo so, non è bello per chi lo ascolta (figuriamoci per chi lo dice), ma “ai miei tempi”, i telegiornali, i giornali, i dibattiti erano diversi. Al centro c’era il fatto e se si interpellava qualcuno dei protagonisti, o dei colpevoli, era per metterli alle strette con i “fatti”.

Oggi, qualsiasi tg si ascolti, qualsiasi giornale si apra, a troneggiare e a tromboneggiare sono le opinioni. E le opinioni, proprio perché i fatti sono stati ridotti a mero pretesto (anch’esso opinabile e “opinionabile”), non hanno più il valore di “verità accaduta”.

Tutto è interpretabile a piacere, siamo al “Piove, governo ladro” o al “Piove, opposizione disfattista” reso ormai metro di giudizio di tutto, scevro da ogni legame con la realtà.

E in questo panorama di dis-in-formazione, di in-comunicazione, il ruolo centrale di colpevoli l’hanno, purtroppo, i giornalisti. Incapaci di opporsi alla marea di opinioni, di fake news, di ricatti (anche) e di servilismo gratuito (ma spesso ben retribuito) hanno rinunciato, mi si conceda la citazione da Marco Travaglio, al ruolo di cani da guardia del potere per diventare cani da compagnia se non, peggio, da riporto.

Al pubblico, ai lettori, agli spettatori non vengono più proposti i fatti, non rimane nulla, se non un valanga di opinioni da “tanto al mucchio”, tutte giustificate e santificate proprio perché private dell’unico fondamento utile per valutarle con obiettività: i fatti.

GRAZIANO CONSIGLIERI

Foto: libera.tv – mariostilli.blogspot

Si Fa Presto A Dire… ritorna giovedì 19 marzo

One Comment

  1. Gian Reply

    Sono uno di quelli che da tempo ha rinunciato alla visione di TG, approfondimenti e Talk politici, proprio per le motivazioni che descrivi bene nel tuo articolo.
    Ebbene si, mi trovo spesso a rimpiangere ” i miei tempi”. Spesso ho citato in articoli o in trasmissioni radio, la mancanza di uno spazio come era la vecchia “Tribuna politica” condotta da Jader Jacobelli: mi mancano i confronti a due tra i politici.
    Ma quelli che rimpiango di più sono quelli dove si voleva mettere a confronto un rappresentante della sinistra, quando ancora c’era, e un residuato del tragico ventennio adesso arruolato nelle file del MSI.
    E qui, tutte le volte, la stessa scenetta: il compagno che si alzava e se ne andava affermando che per la sua storia, non poteva sedersi accanto ad un fascista.
    E allora, il neofascista che apparentemente si indignava, ma poi, incalzato dalle domande del conduttore, non aveva argomenti, proposte e dimostrava la pochezza del personaggio e del suo partito.
    Ai miei tempi, c’era effettivamente più politica e meno opinioni.
    Già, ai miei tempi…

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