In Memoria Dell’Armadio

Ciao Papa Bouba Diop, ci hai fatto emozionare

⇒ di Joshua Evangelista Marcatura A Uomo

Difficile essere ricordati se muori negli stetti giorni del più grande di sempre. Hai fatto la storia del calcio, anche se pochi, a queste latitudini, lo sanno. Ma oggi voglio ricordarti in questo spazio di libertà, con la speranza che almeno quattro o cinque lettori si prendano la briga di cercare la tua storia su Google e guardare QUEL momento su YouTube. Sì, esatto, proprio quel momento. Quello che ha sancito il prima e il dopo.

Andiamo con ordine. E’ il 2002, manca poco al mondiale di Giappone e Corea. Faccio una rivelazione a un compagno di scuola: voglio registrare in vhs tutte le partite della Coppa del mondo. Giustamente quello mi prende per pazzo, ma io gli dico che sono determinato a farlo. In realtà ben presto mi rendo conto di non avere i soldi per comprarne nemmeno una e arrivo al 31 maggio, giorno della prima partita, che ho già rinunciato all’idea. Però sento che sarà un mondiale speciale. Sappiamo tutti che sarà il mondiale della partita stregata dell’Italia contro la Corea del Sud (che ci piace dire che l’abbiamo persa a causa dell’arbitro Byron Moreno – terribile, per carità – perché non abbiamo il coraggio di ammettere che sbagliammo tutto lo sbagliabile), del super Ronaldo rasato col ciuffo (il Fenomeno), del portiere Kahn (un “robot” che non sbagliò niente tranne che la finale con Brasile).

Ma fu anche il primo mondiale del Senegal. Se tutti gli addetti ai lavori dicevano che sarebbe stato l’anno del Camerun, nessuno avrebbe investito un euro (la moneta unica era appena comparsa) sul Senegal. Eppure nessun amante del calcio può dimenticare, oggi, a 18 anni di distanza, quella squadra. Ventidue leoni che diedero tutto quello che avevano, esultanze così belle da vedere e rivedere, alcuni gol pregevolissimi e un ottavo di finale raggiunto in maniera assolutamente meritata. Guidati da Bruno Metsu, un francese convertito all’islam con la faccia da rocker e una grande sapienza tattica, i Lions de la Teranga fecero la storia ed emozionarono un paese intero. Provate ad andare a Dakar in questi giorni, ancora oggi tutti vi sapranno raccontare le loro gesta. 

La partita della nostra storia è l’esordio. Da un lato i nostri eroi, dall’altro la Francia di Zidane, Henry, Barthez e Trezeguet, che negli scorsi quattro anni avevano vinto Mondiale ed Europeo. Tutti, me compreso, ci aspettavamo una goleada. Che non avvenne perché i galletti erano boriosi e supponenti, mentre gli africani diedero l’anima. Guardatela quella partita: recuperi, contropiedi, disimpegni difensivi e poi, al trentesimo del primo tempo l’attaccante Diouf si invola sulla sinistra. La difesa della Francia è piazzata male, quindi Diouf alza la testa e vede che Papa Bouba Diop, 194 cm per quasi un quintale, ha seguito tutta l’azione ed è in mezzo all’area. Passaggio sui piedi, tiro goffo parato da Barthez con rinvio breve e tap-in vincente dello stesso Papa Bouba Diop. Aveva solo 24 anni e 12 presenze in nazionale ma stava facendo la storia. I colonizzati senegalesi, quasi tutti residenti in Francia, stavano battendo i colonizzatori. In quel mondiale Papa Bouba Diop farà altri 2 gol, contro l’Uruguay. Denominato dai tifosi “The Wardrobe”, l’armadio, dopo il mondiale fece una carriera dignitosa in Inghilterra senza però toccare i livelli del 2002. Si ritirò nel 2013. Ci ha lasciati il 29 novembre, a 42 anni, quattro giorni dopo di Maradona e dopo anni di lotta contro la SLA. 

Stavo chattando su Whatsapp con un mio amico senegalese che vive a Dakar e parlando del più e del meno gli ho detto che mi dispiaceva molto della morte di Papa. “E’ la vita”, mi ha risposto il mio amico con quella serenità tutta africana nel parlare di morte come parte di un cerchio e di un disegno più grande.

Mi è venuto in mente il giorno dopo quel Francia-Senegal. Con il mio Scarabeo ero andato dietro la stazione di Pescara, la mia città, dove a quei tempi i lavoratori senegalesi avevano fatto una sorta di gigantesco suq dove potevi trovare qualsiasi cosa, contraffatta e non. Tutti i venditori, festanti, mi avevano circondato per vendermi magliette del Senegal mentre canticchiavano i versi di una canzone di Youssou N’Dour che veniva diffusa da una radiolina. Era il loro momento, erano tutti così felici che alla fine mi feci abbindolare e comprai dei terribili occhiali da sole finti Rayban. “Costano 50 euro perché sono originali ma faccio 25 perché pure tu tifi Senegal”, mi disse il venditore. Li presi spendendo tutti i risparmi, felice e consapevole di essere fregato. La mia gioia era costata 25 euro, la mia ingenuità 50 mila lire. Erano tempi di transizione, i momenti felici andavano vissuti. Che te ne fai del mondiale in vhs quando puoi comprare gli occhiali della festa? “E’ la vita”.

⇒ Foto: gettyimages.it ≈ Prossimo Appuntamento: 31 dicembre

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