Il Senso Di Comunità

Anche in Riviera la “fase 2” è vissuta con timore e con la speranza possa riportarci alla serenità… rimandate le scampagnate di pasquetta, 25 aprile e 1° maggio… come si vivevano nelle nostre zone queste giornate di festa…

Bentornati a Gente Di Rivera. I primi giorni della cosiddetta “fase 2” sono anche qui in riviera vissuti con timore nella speranza che la ritrovata libertà, seppur con precauzioni, possa riportarci alla serenità della quale abbiamo tutti bisogno. Rimandate al prossimo anno le scampagnate sui prati, questo mese vi parlerò di tanti anni fa sicuro che molti di voi anche se frequentanti luoghi diversi ritroveranno ricordi simili. Per quelli della mia generazione, nati appunto negli anni sessanta, maggio è sempre stato un mese “ponte” che traghettava la primavera verso la “bella stagione” cioè l’estate, bella stagione che non era solo quella meteorologica ma anche quella della vita.

Il mese di aprile ci aveva portato le feste pasquali e il lunedì dell’Angelo, inizio delle gite fuori porta, completava poi il mese la giornata del 25 aprile che nel ricordare la Liberazione ci dava la seconda scampagnata di festa sui prati. Col Primo Maggio si concludeva il trittico che portava con sé il tipico menu: fave salame e pecorino anche se la lista si allungava in base alla disponibilità familiare o del gruppo di amici. L’entroterra di Chiavari era teatro di veri raduni dove venivano allestiti i “fuochi”, piccoli accampamenti dove i nuclei di famiglie o amici organizzavano la giornata in vista della cottura della carne anzi da a carne in sa ciappa (cotta sulla pietra).

Sulle lastre di ardesia veniva passata una grande quantità di grasso animale per pulire la superficie e poi si iniziava a cuocere la carne e penso che in quei momenti si potesse capire il modo di dire “e c’è chi la vuole cruda e c’è chi la vuole cotta!” Poi come in una danza culinaria… che oggi farebbe inorridire i vegetariani si passava nei piatti la bistecca accompagnata da una ventata di pomodori ed insalata. Quest’ultima messa insieme solo per condire e per pulirsi la bocca mentre si attendevano salame, “i ripieni” (verdure come zucchini, cipolle e melanzane ecc.. svuotate e riempite di impasti) torte di riso poi torte dolci e altro ben di Dio. Dopo nel campo incominciava la “siesta” seguita dalla musica della fisarmonica per far ballare mentre i più giovani un pò distaccati ascoltavano altro tipo di musica col mangiadischi! Era una gara a chi faceva meglio e alla fine c’era pure la premiazione per i migliori Capifuoco e per chi era distinto nell’intrattenimento dei diversi gruppi.

Nello stesso giorno in altre zone di campagna o dell’immediato retroterra del Tigullio altri gruppi di persone passavano di casa in casa per “cantar maggio”. Testimone di una cultura contadina il “Cantar maggio” era già nel passato un’antica festa stagionale per celebrare l’arrivo della primavera con l’arrivo del quinto mese del calendario e che accoglieva festosamente la stagione simbolo del ritorno alla vita e della rinascita della natura. Ai cantanti e agli altri comprimari che si accompagnavano con strumenti e con balli, gli abitanti dei paesi e delle case visitate offrivano le primizie dell’orto e il vino di propria produzione. Cantando assieme nella speranza che avrebbe portato bene a tutti coloro che si univano ai festeggiamenti. Maggio però non è stato solo il mese delle feste campestri, ma per i credenti è anche il mese della Madonna. Complice il bel tempo era l’occasione per le comunità parrocchiali per andare in pellegrinaggio presso i santuari mariani. Dalla chiesetta millenaria di Ruta di Camogli ad esempio si partiva per raggiungere il santuario di Nostra Signora di Caravaggio. Altri da Sestri Levante raggiungevano il santuario della Madonna della Guardia di Velva. I chiavaresi e gli abitanti del Tigullio occidentale “salivano” al santuario della Madonna di Montallegro che è sopra Rapallo.

Sempre a maggio c’era poi un altro momento, più profano, che univa la costa e il suo entroterra all’Italia ed era il passaggio della “Carovana rosa”. Il Giro d’Italia infatti quasi sempre attraversava in questo mese la nostra riviera ed era una grande festa. Le scolaresche uscivano prima da scuola per assieparsi ai bordi della strada sperando di avere una bandierina o qualche omaggio dalle auto pubblicitarie che con su scritto i nomi degli sponsor preannunciavano l’arrivo dei “girini”. Allo stesso tempo tutti coloro che vivevano sul percorso attendevano l’arrivo delle moto con su il cameramen e le “moto staffetta” che aprivano la strada ai corridori. E poi ecco il gran momento del passaggio degli atleti, si sperava che ci fosse qualcuno “in fuga” per vederlo meglio e perché quel bel momento durasse di più, spesso invece c’era il “gruppone” e tutti cercavano di vedere “Lei”… la Maglia Rosa che era al centro protetta dai suoi gregari. L’emozione che dava a noi bambini è la stessa che ancora oggi provo quando li vedo passare sudati e stanchi dall’aver percorso chilometri di strada mentre sento le urla e il battimani di incoraggiamento del pubblico anche per gli ultimi tutti impegnati a finire con dignità e onore la corsa. Credo che queste siano state le vere emozioni, quelle che hanno accompagnato per decenni generazioni di bambini e di ragazzi con riti che sembravano non tramontare mai. Non è malinconia e nemmeno nostalgia per tempi che ci sembravano migliori forse solo perché eravamo piccoli. Sono cambiate le abitudini e i valori. All’epoca c’era infatti una maggiore coesione sociale e un senso di appartenenza che non si trova quasi più nella società attuale. Mi domando allora: quest’anno con le difficoltà e i lutti dovuti alla pandemia saremo capaci di ritrovare quel senso di comunità?

ANTONINO DI BELLA

Foto: Antonino Di Bella – Sandro Raso

Gente Di Riviera ritorna lunedì 8 giugno

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