Da Mosè A Raatzinger

di Guido Bertolusso youtube.com

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Le traduzioni della Bibbia e gli evidenti errori di trascrizione, senza mai metterli in dubbio…

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Riprendo solo per un attimo il tema delle traduzioni perché mi è incredibile pensare che tanti evidenti errori di trascrizione della Bibbia di cui vi ho raccontato siano sopravvissuti a migliaia di revisioni, studi, nuove edizioni moderne, quasi che non si volesse mai mettere in dubbio la parola di chi nei secoli era stato definito ”padre della chiesa”, oppure più semplicemente perché a qualcuno faceva più comodo così!

Pensate che fino al 1700 circa nessuno mai dubitò, o ebbe il coraggio di dubitare che, come sosteneva la tradizione più ortodossa, la Bibbia fosse stata scritta da Mosè sotto dettatura diretta  di lui (si dice 1500 anni prima della comparsa di Gesù di Nazareth), durante i 40 giorni trascorsi sul monte Sinai: altro che 40 giorni gli sarebbero serviti per mettere il dettato di migliaia di pagine in bella copia, oltretutto allora si scriveva solo su scapole di asino, su pergamene di pelle di pecora o sull’interno della corteccia degli alberi, chiamata appunto “liber-bri” in latino, ma secondo dotti calcoli è stato stabilito che un giorno di Dio equivalesse al tempo di mille anni  degli uomini e così, a  insaputa sua e di chi lo aspettava, Mosè si assentò per soli  40 giorni, 40 anni o 40.000 anni, giusto il tempo per scrivere qualcosa…

E intanto sua moglie… ma questo fatto ve lo svelerò più avanti.

Il creatore biblico ebreo aveva molto tempo da perdere, ma Zoroastro ne aveva anche di più perché per luI tre giorni della sua divinità durano 9000 anni.

E qui ci sarebbe molto da dire perché Zarathustra, profeta orientale vissuto tra Iran e Afghanistan nell’Età del Bronzo, sostiene nei suoi insegnamenti orali, poi trascritti nel XIII secolo d.C. da un poeta persiano in quello che noi conosciamo come “Il libro di  Zarathustra”, di aver ricevuto a trent’anni, mentre si purificava facendo abluzioni nel fiume Amu Darya, la visita di un angelo del suo Athura Mazdà (il dio unico), la “rivelazione” dell’esistenza di una sola divinità che creò il mondo, di una prima coppia di abitanti Masya e Masyana, del divieto dei matrimoni misti con uno uno straniero, di un salvatore che sarebbe nato attraverso l’inseminazione non naturale di una vergine che si bagna, ignara, nelle acque del lago di Kansaoya, con il rafforzamento nel racconto neo testamentario di un dio che feconda Maria attraverso il suo spirito santo.

Coincidenze che ricordano altre storie di altre religioni…

Sembra un paradosso, ma a quanto pare esistono da sempre più monoteismi di quello unico e solo che noi conosciamo: un dio una patria!.

Alcuni secoli dopo qualcuno si appropriò del concetto sulla durata del tempo parafrasando un motto nato nelle trincee del Carso durante la 1^ Guerra mondiale che sosteneva: meglio un giorno da leone che cent’anni da pecora, ma la Storia gli ha dato torto anche se una sua frase a distanza di anni e con tutta la negatività possibile a essa attribuibile mi sembra ancora condivisibile: governare gli italiani non è impossibile, è inutile!.

Ma la chiese ci sono sempre riuscite meglio degli Stati.

Insomma, si dovette aspettare il filosofo ebreo olandese Baruch Spinosa che nel 1670, dopo le scoperte di Keplero, Copernico e Galilei, elaborò l’ipotesi documentaria della Bibbia dando fuoco alle polveri del futuro Illuminismo ed alla “teoria delle quattro fonti” a cui risalire per stabilire scientificamente gli autori reali  del Libro.

Baruch morì scomunicato con tanto di maledizione sancita addirittura dai suoi stessi correligionari, ma non solo per questo, perché aveva codificato la “religione naturale” in antitesi a quella “rivelata” a Mosè, in più non credeva nell’immortalità dell’anima.

Come per l’Inquisizione cattolica anche il Tribunale ebraico della Sinagoga prendeva d’aceto in questi casi:

Che sia maledetto di giorno e di notte, mentre dorme e quando veglia, quando entra e quando esce. Che l’Eterno non lo perdoni mai. Che l’Eterno accenda contro quest’uomo la sua collera e riversi su di lui tutti i mali menzionati nel libro della Legge; che il suo nome sia per sempre cancellato da questo mondo e che piaccia a Dio di separarlo da tutte le tribù di Israele affliggendolo con tutte le maledizioni contenute nella Legge. E quanto a voi che restate devoti all’Eterno, vostro Dio, che Egli vi conservi in vita. Sappiate che non dovete avere con Spinoza alcun rapporto né scritto né orale. Che non gli sia reso alcun servizio e che nessuno si avvicini a lui più di quattro gomiti. Che nessuno dimori sotto il suo stesso tetto e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti.

Alla faccia dei fedeli di un dio infinitamente buono e misericordioso…

Ma in fondo, la domanda principale che emerge da tutte queste storie è una sola: cosa fece chi tramandò rappresentò e scrisse la parola di un dio qualsivoglia: raccontò sempre e solo un dio maschio e di una donna creata per tenere compagnia all’uomo e procreare un salvatore senza mai sentire prima il suo parere!

Persino Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I, quando disse nel 1978: Dio è papà; più ancora è madre, mandò su tutte le furie la Curia romana e, prontamente, il suo successore sulla Cattedra di Pietro, il buon professore Joseph Raatzinger, non gli fece passare l’esame di teologia sostenendo inequivocabilmente che: Madre non è un titolo di Dio, non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio…, e basta!

Per poi contraddirsi nel 2001 sostenendo da papa durante un’intervista che: Dio è Dio. Non è né uomo né donna, ma è al di là dei generi, suscitando l’entusiasmo del popolo dei transgender religiosi…

Lo dice bene Giuliana Sgrena nel saggio “Dio odia le donne” quando afferma che i testi sacri dei monoteismi hanno sempre rafforzato l’idea che le donne siano inferiori agli uomini; o, come denuncia la storica francese Michelle Roux Perrot, le donne sono sempre state considerate: …una vagina per ricevere, un ventre per portare, due seni per allattare. Questi tre elementi segnano il suo destino: è fatta per l’uomo e per i figli.

D’altra parte Paolo di Tarso scriveva nella I Lettera a Timoteo: Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva, Tertulliano la considerava un essere inferiore e un “varco del demonio”, in un suo aforisma sant’Agostino la ritrae come un’animale né saldo né costante, maligna verso il marito, piena di cattiveria e via di tutte le iniquità; per san Tommaso era un “maschio mancato” e Maimonide, filosofo ebreo deXI secolo d.C. rileggendo Aristotele associa l’uomo alla forma e la donna alla materia che è buona solo quando è plasmata e dominata dalla forma: “l’imago Dei”, l’immagine di Dio, è il maschio-forma, mentre la donna-materia non ha cervello.

Ma Eva si dimostrò molto più intelligente e furba di come ce la descrivono e ve lo racconterò nella prossima puntata.


  Apostata Per Vocazione ritorna venerdì 6 maggio


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2 Comments

  1. Claudio Savergnini Reply

    Caro Guido, sin dall’esordio la tua rubrica ha fatto riferimento a numerosi testi e autori; il contenuto dei tuoi scritti è interessante, soprattutto se si ha il tempo e la voglia di andare ad approfondire alcuni argomenti, ma confesso che non mi è sempre facile trovare argomentazioni sufficientemente pertinenti da potertele esporre nei commenti… e, come spesso accade, finisco con lo scriverti qualcosa che possa avere almeno la parvenza di una battuta. Parodiando la “Premessa” del tuo primo articolo che hai pubblicato a ottobre potrei dire che: tutto ciò che scrivo è frutto della mia fantasia. E’ l’elaborazione in chiave ironica e dissacrante di ciò che leggo nella rubrica Apostata per Vocazione.
    Chiusa la captatio benevolentiae, passo subito alle mie considerazioni.
    Mi ha particolarmente colpito la citazione “meglio un giorno da leone che cento anni da pecora” perchè è l’unica cosa che mi fosse già nota tra tutte quelle che hai riportato. In realtà ce ne sarebbe una seconda, relativa al filosofo Spinoza che io scriverei con la zeta come penultima lettera, ma siccome già nel titolo questo articolo menziona gli errori di trascrizione forse la cosa è stata… involontariamente voluta?
    Alla nota frase su leone e pecora io mi sentirei di fare una sostanziale correzione e per comprenderne il perchè è bene che riporti sinteticamente sei righe di un articolo dal titolo:
    “Le donne nella Grande Guerra”
    ” (…) I bordelli militari furono istituiti fin dai primi mesi del conflitto ed erano molto diffusi nelle immediate retrovie del fronte e soprattutto nelle cittadine in cui i militari erano inviati a passare un breve periodo di licenza dalla “prima linea”. In particolare, a Vicenza c’erano ben 25 case di tolleranza e “casini militari”. In particolare, un bordello di Palmanova prometteva di soddisfare le richieste di 900 militari al giorno, mentre un altro di Asiago si vantava di avere, a rotazione, circa 600 prostitute.
    Le prostitute ricevevano in media 80 uomini al giorno, con punte anche di 120 prestazioni giornaliere. Davanti ai bordelli militari c’erano sempre lunghe file di soldati, in breve licenza dal fronte, in attesa del loro turno. La durata massima della prestazione sessuale era di 10 minuti. Il rapporto era quindi frettoloso ed i soldati dovevano togliere solo le giberne, per non danneggiare la pelle delle ragazze. ”
    Orbene, io credo che il famoso motto che si crede essere nato nelle trincee del Carso, abbia avuto origine piuttosto nelle retrovie; moltissimi militari avevano potuto constatare di persona quale vita grama conducessero le povere meretrici per la Patria; probabilmente qualche ufficiale con alle spalle studi classici avrà commentato che era meglio un giorno da lenone che cent’anni da etera… poi il passa parola avrà fatto il resto: tantissimi degli italiani al fronte erano contadini, gente che aveva visto nelle loro campagne certamente più pecore che etere; agricoltori che sui leoni, senza mai averne visto uno, avevano almeno un’infarinatura elementare mentre nulla conoscevano del lenocinio; non è difficile immaginare quindi che due parole in quella frase abbiano subito quelle variazioni di cui poi si è appropriata la retorica della guerra eroica.

    Se ti può interessare, il link all’articolo citato (che non parla solo delle prostitute) è: https://www.lincontro.news/le-donne-nella-grande-guerra/

  2. Gabriele Monacis Reply

    Caro Guido,
    i tuoi scritti eretici toccano temi molto attuali e celati dietro un velo di ipocrisia per distogliere l’attenzione di molti dalla battaglia per la difesa dei diritti civili che impediscono il dominio degli Stati confessionali. Altro che primavere arabe… Assistiamo da qualche anno ad un ritorno del dogma, del pensiero unico come àncora di presupposta ( anche senza pre…) difesa contro la corruzione dei costumi. La guerra in Ucraina viene letta quindi dal Patriarca della chiesa moscovita Kirill come una lotta contro i gay.
    Viene confuso il libero scambio commerciale con il libero amore senza freni. Dove andremo a finire? Dunque gli Stati laici sarebbero il crogiuolo di nefandezze inenarrabili. Aspetti della inciviltà già vissuti dall’umanità: Ecco a voi Sodoma e Gomorra serviti su un piatto di lenticchie. O erano ceci? O Ceceni tagliagole? Vabbè. Dimenticano i sovranisti e gli invasati integralisti religiosi, che la corruzione ha trovato facile albergo per secoli nei palazzi del clero, nelle corti di tutto il mondo popolato da uomini come loro. Con le loro aspirazioni, debolezze, atti eroici pochi e riprovevoli, molti. La nostra civiltà laica, i nostri concetti mazziniani di libera chiesa in libero Stato, la parità di genere, il divieto di disparità sociale, di diseguaglianza davanti alla legge, sanciti nell’art.3 della nostra Costituzione, sono pietre miliari, conquiste irrinunciabili. Dovranno ammazzarci tutti per far ritornare la civiltà indietro di quattrocento anni. Non abbassiamo la guardia.

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